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Sgomberi Roma, occupanti stabile in via Carlo Felice: “No tensioni, siamo fiduciosi”

Sarà liberato presumibilmente tra la fine di ottobre e i primi di novembre

Pubblicato:26-09-2018 08:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:36
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ROMA – “Speriamo bene, noi non vogliamo tensioni”. Chiariscono la loro posizione gli occupanti dello stabile di viale Carlo Felice 69. Nell’androne della palazzina a due passi dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, si respirano speranza e tranquillità anche se tutti sanno che il conto alla rovescia per lo sgombero è partito. Lo stabile di proprietà di Bankitalia, primo nella lista stilata dal Campidoglio e Prefettura dopo la circolare del Viminale di inizio settembre, sarà liberato presumibilmente tra la fine di ottobre e i primi di novembre. Dopo la riunione di ieri tra Comune di Roma, Regione Lazio, I Municipio e proprietà dello stabile, la notizia del nuovo incontro, forse l’ultimo, fissato per il 19 ottobre ha fatto il giro delle case occupate in un attimo. Qui vivono in tutto 76 persone suddivisi in 32 nuclei familiari, tutti seguono le vicende che li riguardano da vicino. Dopo la riunione di ottobre, la palla passerà alla Prefettura che deciderà la data dell’intervento e la fine dell’occupazione dello stabile i cui problemi di staticità non permettono ulteriori slittamenti.

“Ci hanno censiti, abbiamo parlato con il Municipio e con gli assistenti sociali, noi non vogliamo casini”, spiega una donna eritrea che aspetta sua figlia di ritorno da scuola accanto al portone principale, sempre rigorosamente chiuso. L’intento di Prefettura e Campidoglio, ovvero uno sgombero ‘soft’, senza uso della forza, sembra trovare il favore degli occupanti. “Non vogliamo guai, vogliamo solo una casa e non vogliamo finire in mezzo alla strada. Abbiamo tutti fatto richiesta di una casa popolare e speriamo che tutto vada bene”, racconta un cittadino di origini turche che vive in via Carlo Felice dal 2004. L’uomo, sulla sessantina, mostra la tessera della mensa Caritas di via Dandolo. “Se mi buttano fuori da qua io non so dove andare, sono finito. Ma se hanno detto che una soluzione c’è, spero sia vero”.


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