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Foto di World Food Programme
ROMA – “Con due, o occasionalmente tre valichi di frontiera aperti, a luglio è potuta entrare a Gaza circa la metà dell’assistenza alimentare richiesta. Agosto dovrebbe concludersi con un risultato simile“. A lanciare l’allarme è il Programma alimentare mondiale (World Food Programme – Pam/Wfp), la più grande organizzazione umanitaria al mondo.
L’agenzia delle Nazioni Unite avverte che “a causa dell’intensificarsi del conflitto, le operazioni del Pam sono gravemente ostacolate”, chiarendo che “nonostante i livelli catastrofici di fame”, l’organizzazione “ha dovuto ridurre il contenuto dei pacchi alimentari a Gaza, poiché gli afflussi di aiuti così come le scorte sono diminuite”. In affanno quindi anche i centri per la distribuzione dei pacchi alimentari così come le cucine comunitarie.
Il Pam lancia un ulteriore monito sullo stato delle strade danneggiate dalla guerra: “Crateri e detriti delle granate rendono la guida lenta e impegnativa per i camionisti. Tra due mesi, quando sono previste piogge e inondazioni, la maggior parte delle strade diventerà inutilizzabile”. La buona notizia, continua il Pam, è che “dalla scorsa settimana per la prima volta le cucine comunitarie che supportiamo nel nord di Gaza stanno fornendo pasti caldi con verdure fresche (patate e cipolle)”. Secondo l’organismo Onu, “la maggior parte dei palestinesi di Gaza è ora sfollata e vive in tende o baracche di fortuna, spesso in aree soggette a inondazioni. A causa degli ordini di evacuazione, stanno anche cercando di trovare sicurezza in spazi sempre più piccoli, dove i servizi di base sono crollati e le condizioni rendono probabili le epidemie”.
La denuncia del World Food Programme avviene nel giorno in cui a Gaza si contano nelle ultime 24 ore una trentina di nuovi morti negli attacchi, e in particolare un altro raid contro una scuola-rifugio nel campo profughi di Nuseirat, nel nord della Striscia, che ospitava migliaia di persone. Non è chiaro il bilancio delle vittime.
Centinaia di persone inoltre – tra pazienti e famiglie sfollate che avevano trovato rifugio nella struttura – stanno lasciando l’ospedale di Al-Aqsa, nella località di Deir El-Balah, dopo l’ultimo ordine di evacuazione emanato dalle autorità israeliane. Si tratta dell’ultimo ospedale funzionante nel centro della Striscia.
Gli ultimi colloqui di pace in Egitto si sono risolti in un nulla di fatto, e così proseguono le operazioni di Israele nella Striscia nel tentativo di eliminare le cellule di Hamas. Gli ultimi scontri a Khan Younis, dove il movimento palestinese denuncia l’uccisione di cinque militari israeliani. Il gruppo ha inoltre riferito all’emittente Al-Jazeera che dietro all’attacco di Israele a Sidone – città nel Libano centro-meridionale, distante meno di cinquanta chilometri dalla capitale Beirut – in cui è stata incendiata una macchina, c’era l’intenzione di colpire un proprio membro. L’esponente del gruppo si sarebbe però salvato.
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