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Imprese, a Bologna “calo mai visto”: livelli pre Covid solo tra un anno

Secondo Il quadro che la Camera di commercio, l’economia bolognese nel 2020 potrebbe perdere 3,7 miliardi rispetto al valore aggiunto prodotto nel 2019

Pubblicato:26-08-2020 12:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:47

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BOLOGNA – “Un trimestre storico”, con flessioni mai registrate prima nell’economia bolognese tra calo dell’occupazione e allarme sui giovani. Un trimestre segnato per almeno metà delle settimane dalla chiusura completa di quasi tutte le attività. A questo punto, se le condizioni della pandemia rimarranno invariate un’impresa bolognese su due prevede di riprendere l’attività ai livelli pre-Covid solo a partire dalla seconda metà del 2021 (chi esporta e chi è digitale se la caverà meglio). È il quadro che la Camera di commercio di Bologna dipinge per le aziende del territorio nel periodo aprile-giugno, quello compreso tra il lockdown e le prime riaperture.

Ne parla alla Mercanzia il presidente Valerio Veronesi, illustrando slide e lanciando appelli in conferenza stampa. Nei mesi in questione le imprese manifatturiere bolognesi, in media, hanno registrato una produzione pari al -19%, un fatturato al -18%, vendite all’estero e ordini con un trend per entrambi del -16%. Le aziende metalmeccaniche fanno peggio (-20% produzione e -17% ordini) e lo stesso andamento riguarda quelle manifatturiere artigiane, con un -20% su produzione, fatturato e ordini così come un -17% per il fatturato oltre confine (-14% la domanda).





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Più che altro, nel secondo trimestre 2020 crollano le attività turistiche, che perdono oltre la metà del volume d’affari e vedono registrare “un impietoso” -54% di media, le strutture ricettive che perdono il 63% del volume d’affari, la ristorazione con -52%, le agenzie di viaggio con -69%.

In questo contesto, è lo scenario previsto per tutto quest’anno a restituire il peso della crisi: nel 2020, si legge nel report camerale che a livello regionale si fonda su dati Prometeia, l’economia bolognese potrebbe perdere 3,7 miliardi rispetto al valore aggiunto prodotto nel 2019, per una flessione che supera il 10%. Per le esportazioni è prevista una flessione vicina al -17%, per le importazioni superiore al -13%.

Venendo all’occupazione, fra agosto ed ottobre le imprese bolognesi dovrebbero cercare poco più di 18.000 figure professionali: 6.570 in meno rispetto allo stesso periodo 2019. Se l’anno scorso il 13% delle imprese aveva in programma nuovi contratti di lavoro, oggi la percentuale è quasi dimezzata.

Un dato rimane inalterato rispetto al 2019: per un posto su tre le imprese cercano espressamente dei giovani. E “il calo della domanda” è, per due imprese su tre, il motivo principale della frenata occupazionale.

Tornando ai numeri dei singoli settori nel secondo trimestre, il packaging segna un trend del -10% (ma con un +4,5% nelle esportazioni rispetto a metà 2019) mentre l’alimentare registra cali tra il -9% e il -10% per produzione, fatturato e ordinativi (-8% le esportazioni, -6% la domanda estera). E ancora: nessun dato positivo nelle costruzioni (-14% il volume d’affari), svolta in negativo per la cooperazione con la produzione che scende del -3%, oltre a -5,6% per il fatturato e -2,7% per gli ordini. I servizi perdono oltre un quarto del volume d’affari (-25,7% rispetto a giugno 2019) e va oltre il -13% la flessione delle vendite del commercio al dettaglio (si spazia dal -7% nel comparto alimentare al -22% per il non alimentare).

Situazione opposta nella grande distribuzione (+9,5%) e rallentamento vicino al -20% per il commercio all’ingrosso, che raggiunge il -22% nell’ingrosso dei prodotti non alimentari. Complessivamente, rispetto a gennaio 2020 le imprese giovanili sono 455 in meno: risultano ora 5.600 (il 70% nei servizi, una su quattro è femminile). E se un aspetto cruciale per la ripartenza è la liquidità, fra le aziende da uno a 9 dipendenti solo il 49% ha ottenuto i finanziamenti, mentre fra le imprese con più di 250 dipendenti si sale all’81%.

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