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FOTO | Anche la Bolivia brucia, la ong: “Nemmeno Morales tutela l’Amazzonia”

Victoria Cava (Sustainable Bolivia): "Inoltre chi abita la foresta ha perso la connessione con la Natura che avevano gli antenati nativi"

Pubblicato:26-08-2019 16:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:38

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ROMA – “L’unico modo per salvaguardare la Foresta amazzonica è, da un lato, far rispettare le leggi esistenti, implementando politiche più sostenibili, e dall’altro sensibilizzare le giovani generazioni. Noi lavoriamo con i bambini della riserva di Aquicuana, che in parte discendono dal popolo dei Tacana. In lingua Tacana vuol dire ‘Terra degli alberi giganti’. Il problema è che i ‘nipoti’ hanno perduto la cultura degli antenati, e quindi anche quel legame particolare con la natura, che spinge solitamente i nativi a rispettare l’ambiente. E il governo, da questo punto di vista, non fa abbastanza”. A parlare alla ‘Dire’ è Victoria Cava, direttore nazionale di Sustainable Bolivia, una ong che in Bolivia realizza progetti sociali che comprendono anche la sensibilizzazione su temi ambientali.




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Anche la porzione di Foresta Amazzonica boliviana è colpita in questi giorni da vasti incendi, ma il contesto qui è diverso rispetto a ciò che avviene in Brasile, dove, spiega Cava, “il presidente Bolsonaro è saldamente legato alle multinazionali dell’agribusiness e dell’allevamento. Anche in Bolivia ci sono tanti agricoltori e allevatori, ma qui esiste la pratica di dare fuoco ai propri territori per renderli più fertili, non per accaparrarsene di nuovi”, come invece accadrebbe nel Paese vicino.

“Quando gli ambientalisti chiedono al presidente Evo Morales come mai il governo consenta queste azioni- prosegue l’attivista-, lui risponde ‘è la loro terra, il loro lavoro’. Ma tecniche alternative più ecologiche ci sono, e ci preoccupa il fatto che il governo non sia interessato a investire”. Secondo il direttore della ong, nell’immediato si potrebbe “almeno posticipare i roghi. Agosto e settembre sono mesi aridi, e di solito si attende che i fuochi si spengano da soli. Si interviene solo quando minacciano i grandi centri abitati, o le località turistiche”. E un elemento che tuttavia accomuna Brasile e Bolivia è l’ostinazione con cui i rispettivi governi assicurano che la situazione sia sotto controllo, “Ma non è vero”, avverte Victoria Cava. Il Brasile ospita il 60 per cento del polmone verde del mondo, ma anche in Bolivia “l’Amazzonia è vastissima” prosegue l’esperta. Una situazione che spingerebbe le persone a credere che l’Amazzonia sia una risorsa infinita e insestinguibile: “Né le istituzioni né le persone comuni prestano grande attenzione alla sua tutela”, dice la responsabile. La legge in Bolivia consente l’acquisto di terreni all’interno della foresta pluviale, ma “non si esige che i proprietari rispettino le risorse al loro interno”, denuncia Cava.

E qui entra in gioco l’attività di Sustainable Bolivia nella riserva di Aquicuana, nel dipartimento settentrionale di Beni: “Grazie ai nostri volontari, in partenariato con l’organizzazione Fundacion Amazonia, realizziamo attività volte a proteggere l’area dall’espansione agricola e dall’allevamento intensivo, dalla deforestazione, dalle attività estrattive. Quindi sensibilizziamo le famiglie che vivono all’interno della Riserva, sull’importanza di seguire pratiche che preservino le risorse naturali. Si tratta di persone che vivono di agricoltura e pesca, quindi soffrono gli effetti diretti dell’inquinamento del lago San José o del disboscamento. Eppure a volte sono loro stessi a danneggiare l’ambiente in cui vivono”.

Beneficiari dei workshop sono soprattutto i bambini e i giovani: “La settimana scorsa abbiamo tenuto un incontro sulla raccolta differenziata. Abbiamo mostrato ai bambini il campetto di calcio dove di solito giocano, pieno dei rifiuti che hanno gettato. Abbiamo spiegato che la plastica non è biodegradabile: erano tutti molto attenti, è stato un successo”. Quanto agli incendi in corso, “la nostra è una piccola realtà, non possiamo fare molto. Ma facciamo rete con le altre per incoraggiare le persone a impegnarsi, e se ci sono iniziative, spargiamo la voce”. Ma la cosa più importante, “è che il governo ci ascolti. Va bene che conceda fondi per le nostre attività, quando li chiediamo, ma servono anche politiche di lungo periodo, più attente all’ambiente e alla sostenibilità delle nostre risorse“, conclude Victoria Cava.

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