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Libertà sindacali a militari e Polizia, novità in arrivo anche per Marina e Guardia costiera

"Bisognerebbe cominciare a pensare ai militari come cittadini e poi come militari", dice il senatore De Falco

Pubblicato:26-07-2022 20:16
Ultimo aggiornamento:26-07-2022 23:10

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ROMA – Con la firma del primo decreto attuativo della legge 46 del 28 aprile 2022, relativa alla libertà sindacale del personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia a ordinamento militare, si aprono nuovi scenari anche all’interno della Marina e Capitaneria di Porto. Se ne è discusso oggi, nel corso del convegno ‘Marinai e Guarda Coste: guardare al futuro sindacale ancorati alle esperienze del passato’, organizzato a Roma nel Convento di Santa Maria in piazza della Minerva su iniziativa del senatore e capitano del Corpo della capitaneria di Porto, Gregorio De Falco.

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Il cittadino militare è una persona. Bisognerebbe cominciare a pensare ai militari come cittadini e poi come militari che hanno gli stessi diritti di un cittadino comune normale, più qualche dovere in più– ha detto De Falco-. Creare un sindacato dei militari ha un significato di civiltà per riconoscere al cittadino militare i diritti di base. Qualunque macchina cittadina, anche quella militare, funziona meglio se tutti partecipano. È un sistema di democrazia”.



De Falco ha precisato di non essere completamente d’accordo con l’assetto della legge, “ma il principio è giusto e necessita ora di norme di attuazione“.

Secondo il senatore, la prima cosa da cui bisogna partire è la sicurezza del lavoratore e l’organizzazione del lavoro. “Ancora oggi le motovedette di soccorso hanno un solo equipaggio. La nostra attività si basa ancora molto sul sacrifico personale e poco sull’organizzazione. Dobbiamo evitare che i colleghi debbano rischiare inutilmente la vita“.

Il decreto riguarda la disciplina del versamento, alle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, delle trattenute mensili sulla retribuzione, operate dall’Amministrazione sulla base delle deleghe rilasciate dagli iscritti.

Per Maurizio Gasparri, senatore Di Forza Italia, l’importante è non moltiplicarsi. “Quando le sigle diventano 30 o 40, diventa molto difficile avere un dialogo. Quindi accettate con pazienza questa fase di sperimentazione ricordando che il comparto ha una sua specificità. Rinunciate al protagonismo e mettetevi insieme. Avere 3 o 4 sigle vi darà più forza”.

Anche secondo Giuseppe Tiani, segretario generale Siap, “la cosa più importante è non frammentarsi, stare insieme, 3-4 sigle basteranno. La legge nasce monca, ma noi guardiamo il bicchiere mezzo pieno: intanto c’è la legge. Il seme è stato piantato. È una battaglia storica vinta e sostenuta“. Dello stesso parere Antonio Naddeo, presidente di Aran, secondo il quale “evitare la frammentazione è fondamentale, altrimenti diventa difficile dare forza alle stesse organizzazioni sindacali e ascoltare le istanze che vengono portate avanti. L’attività sindacale è un’attività continua all’interno delle organizzazioni. Quindi deve esserci poi un continuo ascolto”.

Antonio Ciavarelli, segretario generale Sindacato Marinai e Guardia Costiera, ha parlato della necessità di avere “un sindacato autonomo, indipendente e libero. Siamo legati ai principi e ai valori della dignità umana, della giustizia. Per questo vogliamo riportare l’attenzione sul personale, ai suoi valori e alle sue necessità. Gli investimenti nei servizi sono importanti, ma riportiamo l’attenzione al personale: abbiamo la flotta ma il personale è ridotto all’osso. Il nostro motto è ‘mai ritirarsi e mai arrendersi’. E con questo approccio affronteremo anche la legge sulla rappresentanza sindacale. Siamo convinti di poter fare bene”.

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