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Humberto Alvarez: “Spiego la Colombia con i pupazzi di plastilina”

L'artista-influencer alla Dire: "Passare dalla violenza al dialogo"

Pubblicato:26-07-2022 17:02
Ultimo aggiornamento:26-07-2022 17:02
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ROMA – Prendono la forma di pupazzi di plastilina, nelle mani dell’artista Edgar Humberto Álvarez, le tante anime, storie e “verità” della Colombia di oggi: dagli ex guerriglieri fino ai poliziotti, uccisi a decine in questi giorni in un’offensiva del Clan del Golfo, fino alla nazionale femminile di calcio, che ha raggiunto la finale di Coppa America e si è qualificata a Mondiali e Olimpiadi con tanto di congratulazioni dalla vicepresidente della Repubblica Francia Marquez. Con l’agenzia Dire ne parla lo stesso Humberto Alvarez, animatore di una pagina social da centinaia di migliaia di follower e iscritti che si chiama “Se lo explico con plastilina”, letteralmente “te lo spiego con la plastilina”.

La rubrica racconta la Colombia attuale ma approfondisce anche vicende del passato. Per farlo si serve di figure modellate e di cortometraggi realizzati con la “claymotion”, appunto la tecnica cinematografica che serve a dare vita sullo schermo ai personaggi di plastilina. “Il titolo di questa iniziativa, giunta quasi al suo decimo anno di vita prende le mosse da un detto messicano, ‘te lo explico con manzanas’ (te lo spiego con le mele, ndr), che si usa in quelle situazioni in cui si deve dar conto di cose un po’ ovvie” spiega l’artista al telefono dalla sua Bogotà.

Il significato originario del motto era sarcastico. Io lo declino in due modi, uno ironico e un altro invece più letterale, pedagogico”. L’autore ricorda ancora le origini del progetto: “L’idea mi è venuta quando vivevo a Los Angeles e sentivo l’esigenza, più di quando mi trovavo in patria, di informarmi su quello che succedeva nel Paese”.


I temi che l’artista sceglie di raccontare sono i più diversi. In genere, spiega Humberto Alvarez, “decido di toccare le questioni che mi colpiscono di più a livello personale, dalla politica allo sport, fino alle persone desaparecidos, alle migrazioni e alla politica. Penso che l’eterogeneità dei contenuti sia una delle chiavi del successo dell’iniziativa”.

La moltitudine di argomenti e questioni tradotta in plastilina balza all’occhio scorrendo la pagina Facebook o Twitter di “Se lo explico con plastilina”: il profilo si apre con l’impresa de ‘las cafeteras’, le calciatrici che hanno battuto l’Argentina in semifinale di Coppa America, e arriva fino ai 15 esponenti delle forze dell’ordine uccisi dal gruppo di narcotrafficanti del Clan del Golfo nelle ultime due settimane nell’ambito di quello che è stato ribattezzato ‘Plan Pistola’, un’offensiva contro la polizia lanciata a maggio in risposta all’estradizione del loro leader Dairo Antonio Úsuga, noto come Otoniel.

C’è un filo conduttore che unisce però tutte il lavoro di Humberto Alvarez, che è anche illustratore, realizzatore di programmi per ragazzi per la televisione e attivista. “La mia poetica si centra sul dialogo, un elemento fondamentale in un Paese che ha vissuto una guerra civile, tanta violenza e pregiudizi”, dice, anche in riferimento al conflitto combattuto fra l’inizio degli anni ’60 del secolo scorso e il 2016, quando lo Stato e le Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc) hanno siglato un difficile accordo di pace.

Convertita in plastilina, anche la memoria della guerra diventa duttile e malleabile grazie al confronto e alla parola: “Io ho le mie idee ma parto dal presupposto che le versioni e le verità sono tante, a sinistra, a destra, e vanno messe in dialogo fra loro”, ragiona Humberto Alvarez. “Le storie che raccontiamo con la plastilina sono state uno strumento per mettere a sedere l’una accanto all’altra persone con idee molto diverse fra loro, ad esempio con l’iniziativa ‘Tomese un tinto con quien piensa distinto’ – letteralmente, prenditi un bicchiere di vino con chi la pensa diversamente -. È stata un’occasione che ci ha fatto vedere quanta curiosità c’è nel capire l’altro, nel provare a comprendere cosa significa essere un ex esponente delle Farc, un poliziotto, o magari un migrante venuto qui da un altro Paese”.

Tante, e per le ragioni più diverse, le persone che apprezzano il lavoro dell’artista colombiano. “Mi scrivono mamme che chiedono come poter far fare i compiti a casa ai loro bambini e mi chiamano ong e giornali da tutto il mondo per rappresentare con la plastilina vicende specifiche”, racconta Humberto Alvarez. L’artista ha una sua rubrica sulla rivista Cambio e ha imparato a conoscere anche i segreti del social. “Giocano un ruolo speciale” sottolinea. “Un conto è fare una mostra e ricevere degli apprezzamenti dal vivo, un conto è il grado di esposizione che si tocca con la rete; Le persone mi scrivono di continuo, è una continua lezione, una continua crescita”.

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