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Tunisia, il presidente destituisce il premier e sospende il parlamento “per salvare il Paese”

La decisione del presidente Kaïs Saïed è arrivata dopo una giornata di cortei e manifestazioni di protesta in più città del Paese

Pubblicato:26-07-2021 08:48
Ultimo aggiornamento:26-07-2021 14:57

kais saied tunisia
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ROMA – Misure necessarie per “salvare la Tunisia”: è stata presentata con queste parole dal capo dello Stato Kaïs Saïed la decisione, comunicata ieri sera al termine di una riunione con alti ufficiali dell’esercito e della polizia, di destituire il primo ministro Hichem Mechichi e di sospendere il parlamento. L’incontro si è tenuto nel palazzo presidenziale di Cartagine dopo una giornata di cortei e manifestazioni di protesta in più città del Paese. “Il popolo tunisino deve continuare la sua rivoluzione nel pieno rispetto della legge e noi applicheremo la legge” ha detto Saïed al termine della riunione. “Attraversiamo un momento molto delicato nella storia della Tunisia”.


Il presidente ha motivato la sospensione del parlamento, per un mese, con l’articolo 80 della Costituzione. Il ricorso a queste norme sarebbe permesso nel caso di pericolo imminente per il Paese. Saïed ha detto che nominerà un nuovo capo di governo nei prossimi giorni. La Tunisia sta attraversando una fase di crisi economica alimentata dalla pandemia di Covid-19. In peggioramento anche la situazione dei contagi, come confermato dalla destituzione pochi giorni fa del ministro della Sanità Faouzi Mehdi.

IL GIORNALISTA ALIRIZA: “IN GINOCCHIO PER IL COVID E IL FMI”

Prestiti internazionali ottenuti a caro prezzo, con inflazione a doppia cifra e tagli a sussidi popolari, come quelli per lo zucchero: questo, secondo Fadil Aliriza, direttore della testata Meshkal, il pregresso delle proteste di piazza e dei rivolgimenti politici in Tunisia. L’intervista con l’agenzia Dire, al telefono dalla redazione, notizie web in inglese e in arabo, un caleidoscopio come logo, segue di poche ore la destituzione del primo ministro Hichem Mechichi e la sospensione per un mese dei lavori del parlamento. “La decisione è stata fondata su un articolo della Costituzione abbastanza vago ma che il presidente, professore costituzionalista, conosce bene” osserva Aliriza. Che, rispetto ai profili giuridici dell’articolo, il numero 80, annota: “Il testo riconosce il ruolo della Corte costituzionale, che però non è stata mai insediata per via di anni di veti incrociati e di disaccordi tra i partiti sulle nomine dei giudici“. Oggi, secondo il direttore di Meshkal, manca così “un arbitro indipendente” capace di dirimere le controversie sulla legittimità dello stop al parlamento.



Sul piano politico, invece, l’intervento di Saïed è il punto di arrivo di una gestione inadeguata non solo della crisi economica ma anche della pandemia di Covid-19. “Sin dal 2013 i prestiti del Fondo monetario e della Banca mondiale hanno portato con sé politiche di austerità, svalutazioni del dinaro e inflazione a doppia cifra” sottolinea Aliriza. “L’ultimo colpo è stata la riduzione dei sussidi per lo zucchero, una misura adottata mentre la disoccupazione e le restrizioni legate al Covid-19 colpivano i settori sociali più vulnerabili”. Tagli della spesa pubblica e carovita si sono intrecciati alle inefficienze nella lotta contro il nuovo coronavirus. “Abbiamo avuto lockdown continui, mesi di coprifuoco, weekend senza trasporti pubblici e con circolazione delle automobili vietata” dice il direttore di Meshkal. “Il governo non ha però saputo affrontare la crisi del Covid, anche da un punto di vista della comunicazione, con una mancanza di chiarezza che ha aggravato il malcontento”.


In Tunisia nelle ultime settimane il tasso di mortalità in rapporto alla popolazione è stato tra i più elevati al mondo. I morti accertati sono stati oltre 18.600 e anche ieri il numero dei contagi giornalieri ha superato i 5mila. Anche per questi dati si è allargato il solco tra il governo, che il direttore di Meshkal definisce “tecnocratico”, e il partito di maggioranza in parlamento, la formazione di matrice islamista Ennahda. “Oggi – sottolinea Aliriza – sono anche i suoi deputati a criticare la scelta di Saïed”.

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