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La tregua tra Salvini e Di Maio ha bisogno di colpevoli… dopo Conte tocca a Tria?

L'editoriale di Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:26-07-2019 15:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:34

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ROMA – Ieri il premier Conte sbertucciato dal vicepremier Matteo Salvini («… le sue parole per me valgono meno di zero») oggi è il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, a finire nel mirino del leader della Lega. La sua colpa? Parla solo di 4 miliardi a disposizione per il taglio delle tasse, mentre la Lega ne vorrebbe almeno 12. La tregua siglata ieri a pranzo nella sede di Palazzo Chigi, assente il padrone di casa, tra Salvini e Di Maio, per il momento tiene. Ma ha bisogno di spostare l’attenzione su altri bersagli. Perché da una parte c’è il “Russiagate”, l’intrallazzo tra affaristi della Lega e russi su una partita di 3 milioni di tonnellate di gasolio e relativa ‘stecca’, che continua a tenere sulla graticola il leader Matteo Salvini; dall’altra il via libera alla Tav, che ha scatenato la rabbia del popolo dei ‘grillini’ che gridano al tradimento.

Non solo, domani ci sarà una manifestazione nazionale dei “No Tav” a ridosso del cantiere di Chiomonte che rischia di degenerare in scontri. Il ministro dell’Interno ha già inviato un chiaro messaggio, agli attivisti ed anche alle forze dell’ordine, che più o meno suona così: fate i bravi, se no ci sarà una dura reazione a suon di manganellate. Il M5S è in subbuglio, se domani ci sarà una risposta di massa – sono attese 100mila persone- sarà difficile per Di Maio contenere l’urto e la reazione a livello dei gruppi parlamentari. Soprattutto al Senato, dove la maggioranza sempre più a guida Lega si regge su pochissimi voti. Si parla di una decina di senatori del M5S che potrebbero strappare sul decreto sicurezza bis, bandiera di Salvini. Se non dovesse passare sarebbero guai e a quel punto il fantasma della crisi di governo si paleserebbe in carne ed ossa. Tra le voci che si rincorrono,anche quelle sulla strategia della Lega che punterebbe ad alzare sempre più il prezzo, per stressare il responsabile dei conti e tramutarlo nel colpevole della rottura. A quel punto la responsabilità della manovra si scaricherebbe su altri e la Lega potrebbe cominciare la sua campagna elettorale.

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