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Cannabis, associazioni del no: “Con la legalizzazione 1 milione di zombie”

Il fronte del no alla legalizzazione della cannabis si compatta

Pubblicato:26-07-2016 16:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:56

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assNOROMA – L’allarme sociale: “Liberalizzate le canne e avremo un milione di giovani zombie, incapaci di distinguere i contorni della realtà, con i tempi di reazione alterati, con la percezione distorta della realtà e degli affetti”. L’allarme terrorismo: “Abbiamo visto che anche i terroristi di queste ultime settimane erano sotto effetto di stupefacenti”. L’allarme degrado: “La droga sta tornando a Roma. In giro per la città vedi tutti consumare droga tranquillamente alla luce del giorno a qualsiasi ora e qualsiasi eta’”. Il fronte del no alla legalizzazione della cannabis si compatta: associazioni, parlamentari e ministri si schierano compatti alla Camera contro la proposta di legge che ieri è approdata in aula. Alessandro Meluzzi, psichiatra, ex parlamentare e portavoce della Comunità incontro fondata da don Pierino Gelmini, è drastico: con la cannabis a portata di mano i giovani diventerebbero “zombie”.

Poi, si chiede: “Con il disastro in cui versa l’Italia, con le minacce che incombono sull’Europa, il flagello dell’immigrazione incontrollata, l’assedio alla cultura cristiana, è possibile che la politica senta come grande emergenza la legalizzazione delle canne? Se un extraterrestre si affacciasse ora sulla Terra resterebbe inorridito. Credo che serva un rigurgito di saggezza contro questa deriva folle”. Ad ascoltarlo ci sono tanti parlamentari di centrodestra: Maurizio Gasparri, Carlo Giovanardi, Gabriele Toccafondi, Paola Binetti, Maurizio Lupi, Rocco Buttiglione, Eugenia Roccella, Alessandro Pagano, Renato Brunetta. Presenti anche i ministri della Salute Beatrice Lorenzin e quello degli Affari regionali con delega alla famiglia Enrico Costa.

Per Antonio Tinelli, coordinatore del comitato sociale di San Patrignano legalizzare la cannabis è un’idea “altamente pericolosa dal punto di vista etico, sociale, legale, medico e sanitario. Un pericolo enorme per l’Italia e per le future generazioni. Nell’ultimo anno- racconta- abbiamo accolto dieci persone con esclusiva dipendenza da hashish e marijuana. Ci chiamano retrogradi, conservatori, reazionisti ma le esperienze e i numeri in alcuni stati americani dopo la legalizzazione ci danno dongelminiragione. Qui parliamo di cinque ‘piantine’ da coltivare in casa: già il vezzeggiativo la dice lunga su come vogliano farla passare. Si tratta di piante che da mezzo metro possono arrivare a due metri, arbusti che possono portare fino a due chili di erba, 20mila euro sul mercato nero.


Con la legalizzazione si avrebbe un abbassamento dei costi e di conseguenza una esplosione dei consumi“. Giovanni Paolo Ramonda, presidente della comunità Papa Giovanni XXIII, osserva: “Abbiamo sperimentato che la cannabis crea dipendenza soprattutto quando viene utilizzata in giovane età e oggi i ragazzini di 11-12 anni fanno uso di droga. La cannabis è dannosa e la legalizzazione non funziona: laddove è stata legalizzata la prostituzione c’è stato un aumentato della domanda che non ha ridotto il mercato nero. Abbiamo visto che anche i terroristi di queste ultime settimane erano sotto effetti di stupefacenti”.

Antonio Boschini, della comunità di San Patrignano, parte dalla sua esperienza: “Il 99% di persone che abbiamo avuto e abbiamo oggi in trattamento hanno avuto il primo contatto con la cannabis. L’età media è invariata da molto tempo: 14 anni per le femmine e 15 per i maschi, questo è il punto di massima vulnerabilità. Purtroppo tra i giovani si sta diffondendo l’idea che la cannabis non sia dannosa, il primo danno di questo dibattito è già fatto”. Patrizio Lamonca, del Villaggio del fanciullo di Ravenna, aggiunge: “Siamo preoccupati che la legge sia arrivata in Parlamento. Ci pare schizofrenico che da una parte ci sia la legge sull’omicidio stradale e dall’altra si voglia legalizzare la cannabis”.

lorenzin

Il ministro Lorenzin denuncia la droga che incontra per le strade di Roma, ribadisce il no alla legge, e osserva: “Questo è un business fatto sulla pelle dei nostri ragazzi e il messaggio di normalizzazione dell’uso delle sostanze è la cosa più pericolosa di tutte. Da quando è finita l’emergenza eroina in Italia si è smesso di parlare di droga e invece, purtroppo, abbiamo un numero impressionante di giovanissimi che arrivano in ospedale in condizioni estreme a causa del consumo di sostanze stupefacenti. Spero che questa sia l’occasione per aprire un dibattito aperto e franco sull’uso e l’abuso di sostanze in Italia perchè è un tema anche sanitario”. Anche il ministro Costa è contrario: “Credo che non ci debbano essere forzature parlamentari, che ci debba essere un dibattito sereno. Penso però che in questa fase le priorità sono altre, soprattutto nell’ambito della produzione normativa che dobbiamo avere nel nostro Paese che non sia divisiva”.

di Antonio Bravetti, giornalista professionista

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