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Vaiolo delle scimmie, viceministro di Madrid: “Picco raggiunto, in 3-4 settimane contagi ‘zero'”

Antonio Zapatero risponde alle domande dell'agenzia Dire. La Spagna al momento è il Paese europeo con più contagi

Pubblicato:26-05-2022 16:02
Ultimo aggiornamento:26-05-2022 16:33

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ROMA – La Spagna al momento è il Paese europeo con più contagi da vaiolo delle scimmie. Ma esiste il rischio di una nuova epidemia? E quali sono le misure che le autorità sanitarie stanno mettendo in campo per cercare di contenere i casi? Si è risaliti esattamente al focolaio che ha dato origine alla diffusione? E poi: i contagi sono avvenuti attraverso una persona infetta o a causa di animali come roditori? Infine: si sta valutando l’ipotesi del vaccino per i contatti stretti? A queste e ad altre domande ha risposto Antonio Zapatero, viceministro della Sanità pubblica della Comunità di Madrid, in una intervista video esclusiva rilasciata alla Dire.

-In questi giorni il vaiolo delle scimmie si sta diffondendo in Europa. La Spagna, al momento, è il Paese con più contagi. Quanti sono attualmente?

“Al momento a Madrid abbiamo un totale di 51 casi e i pazienti sono tutti uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini. I contagiati, con i quali siamo quotidianamente in contatto, sono tutti in buono stato di salute e si trovano nelle loro case, nessuno è in ospedale. Adesso siamo in attesa dei risultati delle analisi su altre 43 persone, che sono casi sospetti”.


-Ritenete che il contagio sia avvenuto attraverso una persona infetta o a causa di animali come roditori?

“La via di trasmissione del virus qui a Madrid è stata per contatto stretto, o meglio attraverso rapporti sessuali tra uomini. Ne siamo certi”.

Avete individuato qual è esattamente il focolaio che ha dato origine alla diffusione?

“Abbiamo scoperto che i focolai hanno avuto origine in due contesti specifici: il primo è il gay pride di Maspalomas, alle Isole Canarie, che si è svolto durante la prima settimana di maggio; il secondo è una sauna per uomini a Madrid, dove si sono verificati molti casi. Non sappiamo al momento quale sia il ‘caso zero’, ma sappiamo che le persone che si sono infettate provengono da Regno Unito, Portogallo e Italia e che sono solite fare molti viaggi. Sappiamo inoltre che hanno partecipato a feste particolari in alcune abitazioni private. Per queste ragioni è difficile ricostruire esattamente tutti i loro spostamenti e i rapporti che hanno avuto tra loro”.

-State pensando ad alcune misure specifiche per cercare di contenere i contagi?

“La prima cosa importante da fare è conoscere esattamente il numero di persone che sono infette e sapere quanti contatti hanno avuto negli ultimi giorni. Ora sappiamo che ciascun caso positivo ha avuto 4 o 5 contatti nelle ultime due settimane. Quanto alle misure, il paziente deve rimanere in isolamento nel suo domicilio, senza avere ovviamente contatti con nessuno. Il lavoro che stiamo portando avanti, quindi, consiste nel tracciare i contatti e monitorare lo stato di salute dei pazienti”.

State valutando l’ipotesi del vaccino per i contatti stretti?

Sì, sappiamo che se vacciniamo la persona che ha avuto il contatto 4 o 5 giorni dopo, la possibilità che sviluppi la malattia è praticamente ‘zero’. Il vaccino è qualcosa di importante per le persone che hanno avuto un contatto con la persona infetta”.

-In Italia al momento il rischio è considerato basso. Anche in Spagna ritenete non ci sia il rischio di una nuova pandemia, come quella del Covid?

“No, non lo pensiamo, perché si tratta di due malattie molto diverse. Il Covid è molto trasmissibile per via aerea e, altra cosa importante, il 50% delle persone che hanno la capacità di trasmettere l’infezione non hanno sintomi. Il Monkeypox si trasmette invece per contatto stretto attraverso delle lesioni della pelle molto ben visibili. Quanto al vaiolo delle scimmie, riteniamo che se facciamo tutto bene possiamo controllare il virus, arrivando a contagi ‘zero’, nel giro di 3 o 4 settimane. Il numero dei casi è già in decrescita, mentre il picco c’è stato tra il 14 e il 15 maggio”.

In Italia la comunità omossessuale ha tenuto a precisare che il Monkeypox non è una malattia che riguarda solo i gay. C’è il pericolo che diventi uno stigma?

Non si tratta certamente di una malattia che riguarda solo gli omosessuali. Noi siamo in contatto con le principali organizzazioni gay di Madrid e stiamo parlando con loro perché è importante che siano informate su questa malattia e su come avviene la trasmissione. Questo soprattutto in vista di un’altra grande manifestazione che si terrà qui a Madrid nella prima settimana di luglio, la ‘Festa dell’orgoglio gay’, per la quale è previsto l’arrivo di circa un milione di persone”.

Non temete altri contagi in occasione di questa festa?

“Le persone ora sono più informate sulle modalità di trasmissione e sui rischi del Monkeypox, quindi confidiamo in quello”.

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