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Cybersicurezza, Mulè: “Legge sulle cryptovalute per evitare il ‘Far West'”

Il sottosegretario alla Difesa ha partecipato al convegno "Cybersecurity e Criptovalute, il commercialista nella Sfida con la Modernità"

Pubblicato:26-05-2022 14:49
Ultimo aggiornamento:26-05-2022 14:53
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NAPOLI – “Una legge sulle cryptovalute è necessaria per evitare che ci sia il ‘Far West’ in un settore che deve essere regolamentato e disciplinato per evitare che il crimine e operatori improvvisati possano prendere il sopravvento”. Lo ha detto Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa con delega alla Cybersecurity, che ha partecipato al convegno “Cybersecurity e Criptovalute, il commercialista nella Sfida con la Modernità” organizzato dall’Associazione Nazionale Commercialisti, presieduta da Marco Cuchel.

“L’adozione di una normativa specifica – ha proseguito il sottosegretario – deve essere compito di questo Parlamento proiettato nella prossima legislatura. Il supporto dei commercialisti per definirne i contenuti è strategico. Deve essere una legge che guarda al futuro, deve fondare sulla digitalizzazione della moneta dell’Euro e deve essere più amichevole possibile. Ma per fare questo bisogna agire in fretta e bene per non essere superati da una forma nuova di rivoluzione monetaria che è già in atto”.

Dal canto suo Cuchel ha evidenziato che “manca completamente la regolamentazione di questo settore totalmente innovativo e intangibile che sta prendendo sempre più piede. Tuttavia ci sono delle proposte di legge che giacciono in Parlamento e che tentano di regolamentarlo. Il ruolo del commercialista può essere fondamentale considerato che una di queste proposte di legge lo include tra i soggetti che potranno andare a certificare queste transazioni finanziarie. Ancora una volta – ha sostenuto il numero uno di Anc – in settori innovativi, quasi di nicchia, il commercialista può introdursi grazie alle competenze che ha acquisito nel tempo e che risiedono nel proprio bagaglio professionale come soggetto di garanzia di quello che avviene. Certamente quello che gradiremmo, oltre al riconoscimento formale, è anche un riconoscimento sostanziale da parte della politica e delle istituzioni rispetto a un ruolo che riteniamo determinante per il buon funzionamento del sistema Paese che invece fino a oggi ci ha visto esclusi da tantissimi tavoli”.

“Stiamo vivendo un momento di rivoluzione digitale tumultuosa e inarrestabile – ha sottolineato Antonio Laudati, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia – che sta cambiando la nostra vita e le professioni. Tutte le professioni stanno vivendo una grossa trasformazione, anche quella del commercialista sta cambiando molto, perché ci sono professionisti che si specializzano nelle consulenze per i crypto asset, si specializzano per l’acquisto e la gestione degli NFT, addirittura per gli investimenti nel metaverso. In questo periodo si sta discutendo della dichiarazione dei redditi e quindi della possibilità di inserire nel quadro RV gli investimenti in crypto asset, si sta discutendo degli smart contract, della costruzione sulla blockchain. Tutto sta cambiando velocemente – ha continuato Laudati – e cambia il ruolo del commercialista che da consulente diventa invece un garante della legalità attraverso i visti iniziali. Pensiamo, ad esempio, al superbonus che attribuisce ai commercialisti sempre più responsabilità nel mettere un visto preventivo di conformità legale per le attività che hanno rapporti con lo Stato”.

Anche Ranieri Razzante (professore all’Università di Bologna e consigliere per la Cybersecurity del sottosegretario alla Difesa), ha rimarcato la centralità della figura del commercialista: “presidio di legalità e certificazione, economista e giurista allo stesso tempo, per cui servirà necessariamente la sua professionalità per attestare il valore di un portafoglio in cryptovalute, il valore di ciò che va dichiarato secondo l’Agenzia delle Entrate per attestare una perizia di stima. Queste misurazioni non potranno che farle i commercialisti e i tecnici del settore. Ciò consentirà un maggior presidio sulle attività di controllo e sulla legalità. I commercialisti – ha affermato Razzante -, come gli altri liberi professionisti, sono obbligati dalla normativa antiriciclaggio ad eventuali segnalazioni di operazioni sospette e quindi il controllo sarà doppio. E laddove ci fosse qualcuno che dovesse decidere attraverso l’utilizzo di questi strumenti innovativi, che non vanno demonizzati, di trattare operazioni illecite il presidio dei commercialisti sarà doppio e si affiancherà a quello della legge”.

Secondo Elbano de Nuccio (presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) “quella dell’equo compenso è una norma sicuramente perfettibile sulla quale bisogna lavorare per poter migliorare alcuni aspetti che devono tutelare la figura dei commercialisti e dei consulenti in maniera incisiva. Bisogna procedere per priorità. Oggi la categoria ha bisogno di un parametro che sia opponibile all’interno di un mercato professionale sempre più liberalizzato e cannibalizzato. È importante cercare di modificare la norma – ha aggiunto de Nuccio – smussando quegli aspetti che la rendono, sotto alcuni punti di vista, non perfetta. Attraverso un corso di specializzazione professionale che identifichi le nostre competenze all’interno del mercato dobbiamo acquisire quelle competenze che riguardano tutto ciò che è legato alla transizione digitale e all’innovazione tecnologica”.

Su equo compenso e riforma della giustizia tributaria si è espresso anche Andrea De Bertoldi (segretario della Commissione Finanze al Senato della Repubblica) il quale auspica che “le forze politiche di maggioranza garantiscano di non voler affossare la legge Meloni, la legge che vuole tutelare attraverso l’equo compenso due milioni di professionisti italiani. Se così fosse Fratelli d’Italia è prontissima a fare quelle modifiche che ulteriormente darebbero un apporto ai professionisti. Abbiamo chiesto garanzie alle forze politiche di maggioranza che i loro capigruppo alla Camera si impegnino, nel caso di modifiche al Senato, ad approvare immediatamente la legge sull’equo compenso altrimenti avremo il rischio che la stessa resti impantanata negli uffici della Camera e si arriverebbe alla fine di questa legislatura privi di questa importante innovazione legislativa per i professionisti”.

Sulla giustizia tributaria precisa De Bertoldi “l’abbiamo in esame alla Commissione Finanza del Senato, cercheremo di modificare questa legge uscita dal Consiglio dei ministri piuttosto povera cosi da ridare dignità e coerenza al ruolo magistrati tributari. Ad oggi è previsto che solo i laureati in giurisprudenza, gli avvocati, possano partecipare al concorso per magistrati tributari. Noi chiederemo che venga allargata ai laureati in economia e commercio, ai commercialisti, la possibilità di svolgere il ruolo di magistrati tributari non tanto per difendere una categoria ma per difendere il buonsenso. Chi dovrà decidere su temi aziendali, finanziari, economici e tributari non può non essere laureato in economia e commercio o almeno uno dei componenti il collegio giudicante”.

All’incontro, moderato dalla giornalista Simona D’Alessio, sono intervenuti anche Luigi Pagliuca (presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili), Davide Zanichelli (Commissione Finanze della Camera dei Deputati), Maria Bruccoleri (avvocato cassazionista, docente presso l’Università di Palermo e Parul University) e Giulia Mauro (responsabile sottoscrizione Italia + Simple Agency).

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