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Cooperazione, Giovannini (ASviS): “Il Covid allontana gli obiettivi di sviluppo sostenibile”

Parla il co-fondatore e portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) Enrico Giovannini

Pubblicato:26-05-2020 14:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:23
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ROMA – Le prossime vittime del nuovo coronavirus potrebbero essere gli “Sdgs”, i Sustainable Development Goals, ovvero gli obiettivi di sviluppo sostenibile: lo denuncia il co-fondatore e portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) Enrico Giovannini, in un’intervista pubblicata dal web magazine Oltremare. “L’analisi condotta dall’ASviS mette in luce quanto sia possa essere duro il colpo inferto dalla pandemia sulla povertà (Obiettivo 1), sulla crescita e l’occupazione (8), su imprese e innovazione (9) e sulle disuguaglianze (10)”, spiega Giovannini.

“Per quanto riguarda la salute (3), l’incremento delle morti dovute al Covid-19 dovrebbe essere solo parzialmente compensato dalla diminuzione di morti sul lavoro e incidenti stradali, soprattutto alla luce dei recenti dati sui decessi complessivi nelle aree maggiormente colpite”.

Anche sulla sicurezza alimentare (Obiettivo 2) c’è preoccupazione. “Ancor prima della pandemia, 135 milioni di persone erano già alle prese con un’insicurezza alimentare acuta a causa di shock o crisi preesistenti”, spiega Dominique Burgeon, Direttore della divisione Emergenze e resilienza della Fao in un’intervista apparsa sul sito dell’Onu.


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Oggi chi sopravvive di agricoltura di sussistenza, se si ammala o è costretto da restrizioni ai movimenti o alle attività, rischia di non lavorare la propria terra, prendersi cura dei propri animali, andare a pescare o accedere ai mercati per vendere prodotti, acquistare cibo o ottenere semi e forniture. A causa delle scarse risorse potrebbero ritrovarsi costretti ad abbandonare i propri mezzi di sussistenza. Vendere i loro animali o il loro peschereccio per denaro. Quando ciò accade tornare ad essere di nuovo autosufficienti diventa estremamente difficile”. Con conseguenze ben immaginabili.

Sul lato sicurezza alimentare per gli esperti non è detto che necessariamente ci sarà una crisi dei prezzi dovuta alla scarsità potenziale di derrate (ancora un’incognita). “I prezzi sono addirittura scesi in questa fase, dovuto al rallentamento del mercato globale. Ma non è escluso che si possano verificarsi rialzi improvvisi”, spiega Valerio Bini, professore di Geografia dello Sviluppo dell’università Statale di Milano.

Secondo Maximo Torero Culluen, capo economista Fao “i paesi dovrebbero immediatamente rivedere le proprie politiche commerciali e tariffarie – e lavorare di concerto l’uno con l’altro per creare un ambiente favorevole per il commercio alimentare, senza creare distorsioni”. 

Sicuramente una vittima eminente tra gli Sdgs è il partenariato internazionale (obiettivo 17), per il quale anche prima della pandemia gli indicatori non brillavano. “Abbiamo visto come la risposta alla crisi sia stata data soprattutto a livello nazionale o subnazionale, con tensioni nate tra alcuni grandi player, il massacro dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e il ruolo inesistente dell’Europa”, continua Bini. Ognuno per la sua strada, tra colpi bassi a suon di stock di mascherine sottratte, reagenti e medicine negati e infine per il vaccino per cui è iniziata una corsa mondiale. Al momento gli sforzi di concentrarsi sulla costruzione di un’alleanza globale per il vaccino e l’immunizzazione universale, ribaditi anche dalla Farnesina, sembrano non aver dato ancora i frutti necessari. Perdurano nazionalismi e personalismi, in netto contrasto con l’obiettivo 17, mentre perde campo la cooperazione allo sviluppo.

“La nostra analisi mostra segnali preoccupanti per il futuro e la realizzazione dei programmi di cooperazione già finanziati, che potrebbero subire ritardi” continua Giovannini. “Per prevenire il rischio di nuove pandemie sarebbe importante aprire subito un dibattito sulle finalità della cooperazione italiana e sul volume degli stanziamenti in riferimento alla programmazione dei prossimi anni. La riflessione sulle nuove prospettive dovrebbe coinvolgere tutti i soggetti istituzionali, profit e non profit, tenendo anche presente le iniziative avviate dalla filantropia, dalle imprese e dal Terzo Settore per fronteggiare l’emergenza sanitaria e sociale”.

In pericolo anche gli indicatori ambientali. Per il fondatore dell’ASviS “migliorano gli indicatori legati all’uso dell’energia, perché il crollo della produzione riduce ovviamente le emissioni, come ci dimostrano le rilevazioni satellitari”. Un sollievo temporaneo. Le analisi degli ecologisti sono unanimi. In pochi mesi si tornerà ai livelli pre-Covid-19, con netti peggioramenti in aree come decarbonizzazione e tutela ambientale. Numerosi governi hanno fatto intendere un rilassamento delle leggi ambientali per favorire una supposta ripresa, un tema caro a sovranisti e populisti. Invece sarebbe più urgente che mai accelerare proprio sulla Convenzione sulla biodiversità (rimane confermato il summit di ottobre a Kunming) e l’Accordo di Parigi (negoziati attesi nella primavera 2021).

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