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Il sindaco di Prato: “Riaprire le scuole per giugno”. Rossi: “Lasciarle chiuse fallimento governo”

Dalla Toscana si levano voci contro la decisione di tenere le scuole chiuse: per il governatore Enrico Rossi è un fallimento del governo Conte

Pubblicato:26-05-2020 13:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:23

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FIRENZE – “Possiamo fare molto di più di un gesto simbolico come la riapertura delle scuole per un ultimo giorno. I bambini e i ragazzi devono tornare a scuola a giugno. È doveroso provare a trovare soluzioni per fare lezione con gli insegnanti, magari a piccoli gruppi, a giorni alterni o solo qualche ora”. Lo afferma in un post su Facebook il sindaco di Prato, Matteo Biffoni. “Ma il ministero- aggiunge- deve far tornare i ragazzi a scuola per le prossime settimane. Tra l’altro ricordo che per i bambini 3-6 anni la scuola dell’infanzia finisce il 30 giugno“.

Biffoni ricollega a tal proposito la questione al tema dei campi estivi. Il Comune conferma anche quest’anno l’organizzazione di Prato Ragazzi. Tuttavia, avverte il sindaco, “questo non è un anno qualsiasi. Ci aspettiamo risorse dal governo, purtroppo non è ancora dato sapere se e quanto, per permettere un abbassamento delle tariffe. E sempre il governo deve chiarire se anticipa il termine della scuola dell’infanzia, dato che i bambini di età 3-6 anni dal 15 giugno andrebbero ai campi estivi, mentre le loro lezioni terminano il 30. In sintesi, servono chiarezza e velocità“.

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ROSSI: SCUOLA CHE RESTA CHIUSA È FALLIMENTO TOTALE GOVERNO CONTE

“Sostenere questo governo come un governo di necessità e, per ora, senza alternative fino alle prossime elezioni non significa non vederne gli errori e le manchevolezze. Il fallimento totale è senza dubbio la scuola che resta chiusa“. Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.

“Tutto è stato aperto- ricorda- sulla base della spinta politica e della pressione delle categorie. Persino la formazione che è gestita dai privati riaprirà, fuorché la scuola, il luogo per eccellenza pubblico della istruzione e della educazione su basi egualitarie”. Forse, ipotizza il governatore della Toscana, “se la scuola fosse stata privata, il governo avrebbe ceduto agli interessi di categoria. Si sarebbe detto: l’economia deve ripartire, la salute va contemperata con il diritto al profitto. Ma siccome la scuola, grazie alla nostra Costituzione, non è privata, allora non interessa. Il tema si poteva affrontare prima coinvolgendo insegnanti e mondo della scuola, riconoscendone l’impegno e il sacrificio”.

Rossi boccia anche quella che definisce la “proposta-spot” di riaprire solo in concomitanza dell’ultimo giorno dell’anno scolastico. “Piuttosto- sostiene- si sarebbe potuto riprogrammare ed estendere il calendario scolastico nella sua parte finale. Non resta che dire povera scuola. Se non ci sarà la lotta degli insegnanti e dei genitori e dei ragazzi e se non ci sarà un partito, vorrei fosse il Pd, in grado di interpretarla e tradurla in politiche concrete”.

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