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FOTO | Maxi poster in piazza Maggiore a Bologna: “Libertà per Zaki”

Il suo volto sul palazzo; Merola-Ubertini: "Lo chiede una città intera"

Pubblicato:26-05-2020 09:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:23

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ROMA – In piazza Maggiore, a Bologna, si amplifica il messaggio che invoca la liberazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Alma Mater arrestato al Cairo agli inizi di febbraio. Allo striscione con scritto “Libertà per Patrick Zaki” affisso sul Comune, infatti, ora si affianca un maxi poster che copre tutta la facciata del Palazzo dei notai: riporta il volto stilizzato del ragazzo, circondato dal filo spinato, con le parole “Freedom for Patrick Zaky” e “Egypt”. Per l’installazione, spiega il Comune, è stato utilizzato lo spazio pubblicitario che protegge i lavori in corso sull’edificio e che in questo periodo è disponibile. “Il disegno è opera dell’artista Gianluca Costantini– rende noto Palazzo D’Accursio- e la realizzazione è stata curata a spese dell’azienda Tmc Pubblicità di Milano, concessionaria dello spazio, con il patrocinio non oneroso del Comune di Bologna”. La libertà per Zaki “è la richiesta di una città intera, dal Comune all’Ateneo oltre che di tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani”, affermano il sindaco Virginio Merola e il rettore Francesco Ubertini: “Grazie all’artista Costantini, che ha avuto questa idea, e all’agenzia Tmc per la sensibilità dimostrata”. Scrive su Facebook l’assessore ai Rapporti con l’Università, Matteo Lepore, pubblicando una foto del poster: “Tutta la nostra voce, tutta la nostra forza, per chiedere la liberazione di Zaki”, tuttora “ingiustamente detenuto in Egitto”. Per questo motivo “una parete gigantesca da oggi in piazza Maggiore è dedicata a questa battaglia per i diritti civili. Fate girare il nostro urlo per la libertà”, è l’appello di Lepore. Che aggiunge: “Grazie al sindaco Merola per la sensibilità e l’impegno in questa causa”.

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SINDACO-RETTORE BOLOGNA: “L’INTERA CITTÀ VUOLE ZAKI LIBERO”

“La libertà per Patrick Zaki è la richiesta di una città intera, dal Comune all’Ateneo oltre che di tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani- affermano il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, e il rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini– grazie all’artista Gianluca Costantini, che ha avuto questa idea, e all’agenzia TMC per la sensibilità dimostrata”. Il disegno sul cartellone, Costantini l’ha realizzata poco giorni dopo il suo arresto ed è da subito circolata moltissimo, anche perché scelta da Amnesty International -con cui l’artista porta avanti una stretta collaborazione- come immagine della campagna per chiedere la liberazione dello studente. “Lo scorso 6 maggio avevo condiviso un fotomontaggio sulla mia pagina Facebook che immaginava proprio quel disegno su quel grande spazio vuoto in Piazza Maggiore. Invitavo il Comune a realizzarlo veramente. Il sindaco ha accettato la mia proposta, ed eccoci qui. Io ancora non l’ho visto, lo vedrò solo giovedì, ma chi ha già avuto occasione di vederlo mi ha detto che è impressionante. Speriamo sia efficace. Per me è una soddisfazione particolare vedere lì il mio disegno: questo ragazzo è vivo, e dobbiamo tutti impegnarci. Credo sia un’azione molto potente, anche per lo stesso Comune che ha sposato questo progetto”.

Costantini ritrae spesso attivisti, minacciati, imprigionati o -purtroppo- uccisi per le loro idee. Il 2 febbraio 2016 ha ritratto Giulio Regeni, anno in cui è stato anche accusato di terrorismo dal governo turco per i suoi disegni. “La storia di Patrick mi ha subito colpito: conosco bene la situazione nelle carceri egiziane, è estremamente tragica e preoccupante. E poi Patrick è uno studente di Bologna, e io insegno all’Accademia delle Belle Arti. Le carceri egiziane sono implacabili, per questo è importante mantenere alta l’attenzione su di lui. Quello che possiamo sperare è che, a un certo punto, il governo del Cairo cominci a ritenerlo troppo scomodo e decida di liberarlo. Il governo di al-Sisi procede quotidianamente con arresti di questo tipo: alcuni rimangono nelle prigioni per anni, come molti degli arrestati di piazza Tahrir, altri vengono liberati dopo un periodo di prigionia perché troppo impegnativi da gestire a livello internazionale”. 

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