NEWS:

Visco: “La ripresa c’è, avanti con le riforme”

[caption id="attachment_9822" align="alignleft" width="300"] I. Visco[/caption] ROMA - "Il 2014

Pubblicato:26-05-2015 08:56
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:21

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp
I. Visco

I. Visco

ROMA – “Il 2014 è stato un anno di forti cambiamenti”, in Europa per “le decisioni di politica economica e monetaria, in Italia per l’accelerazione dello sforzo di riforma. E’ stato un anno di scelte impegnative i cui primi risultati, importanti ma fragili, vanno difesi con determinazione”. Cominciano così le ‘Considerazioni finali’ del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso dell’assemblea ordinaria dei partecipanti.

“La ripresa avviata nel nostro paese nel primo trimestre di quest’anno dovrebbe consolidarsi in quello in corso e nei prossimi”, sottolinea.

“L’aumento del Pil nel primo trimestre interrompe una lunga fase ciclica sfavorevole, proseguirebbe nel trimestre in corso e in quelli successivi”.


“Anche in Italia- continua- pur in un quadro più debole di quello dell’area, si è avviata la ripresa. All’accelerazione delle esportazioni si accompagna un recupero della domanda interna”.

Secondo il governatore “il ritorno a una crescita stabile, tale da offrire prospettive di lavoro, richiede che prosegua lo sforzo di innovazione necessario per adeguarsi alle nuove tecnologie e alla competizione globale”.

 

Sul Jobs act “una valutazione compiuta degli effetti è prematura”. Però “la forte espansione delle assunzioni a tempo indeterminato nei primi mesi del 2015, favorita anche dai consistenti sgravi fiscali in vigore da gennaio, è un segnale positivo”, spiega Visco.

“Suggerisce che con il consolidarsi della ripresa l’occupazione potrà crescere e orientarsi verso forme più stabili“, aggiunge.

“Le difficoltà delle autorità greche nella definizione e nell’attuazione delle necessarie riforme e l’incertezza sull’esito delle prolungate trattative con le istituzioni europee e con il Fondo monetario internazionale alimentano tensioni gravi, potenzialmente destabilizzanti”. E’ l’allarme lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue ‘Considerazioni finali’, all’assemblea annuale.

Visco ricorda anche che “il riacutizzarsi della crisi greca ha avuto ripercussioni finora limitate sui premi per il rischio sovrano nel resto dell’area, riflettendo le riforme avviate in molti paesi, i progressi conseguiti nella governance europea e negli strumenti a disposizione delle autorità per evitare fenomeni di contagio”.

 

“Lo sviluppo di un mercato secondario dei crediti deteriorati, oggi pressochè inesistente, contribuirebbe a riattivare appieno il finanziamento di famiglie e imprese”.

“Proponiamo da tempo iniziative in questa direzione, anche con il concorso del settore pubblico; stiamo collaborando con il governo a disegnarle, nel rispetto della disciplina europea sugli aiuti di Stato. E’ in corso sul tema una discussione con le autorità europee, che auspichiamo sia rapida e costruttiva”, continua.

Visco ricorda che “alla fine del 2014 la consistenza delle sofferenze è arrivata a sfiorare i 200 miliardi; il 10 per cento del complesso dei crediti; gli altri prestiti deteriorati ammontavano a 150 miliardi, il 7,7 per cento degli impieghi. Prima della crisi, nel 2008, l’incidenza delle partite deteriorate era, nel complesso, del 6 per cento”. A fronte di queste esposizioni, spiega l’inquilino di Palazzo Koch,”le banche accantonano risorse cospicue, effettuano svalutazioni che assorbono larga parte del risultato operativo e limitano l’autofinanziamento. Ne deriva un vincolo all’erogazione di nuovi prestiti”, conclude.

 

In Europa, “nel dibattito tra paesi, talvolta difficile e teso, si fa meglio ascoltare chi dimostra di far bene a casa propria, di onorare appieno i propri impegni”.

“Sia anche questo uno sprone a consolidare ed estendere i progressi compiuti, in Italia come nel comune cammino in Europa”, conclude.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it