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Onu: “Consumiamo 50 miliardi di tonnellate di sabbia e ghiaia ogni anno, ripensarne l’uso”

Il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente: "Non si tratta di una risorsa infinita, bisogna ripensarne estrazione e uso"

Pubblicato:26-04-2022 16:34
Ultimo aggiornamento:27-04-2022 10:15

sabbia
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ROMA – 50 miliardi di tonnellate: sufficienti per costruire un muro largo 27 metri e alto 27 metri attorno al pianeta Terra. Questo è il volume di sabbia e ghiaia che utilizziamo ogni anno, rendendole la seconda risorsa più utilizzata al mondo dopo l’acqua. “Data la nostra dipendenza, la sabbia deve essere riconosciuta come risorsa strategica e vanno ripensate la sua estrazione e il suo utilizzo“. Così il nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) ‘2022 Sand and Sustainability: 10 Strategic Recommendations to Avert a Crisis’.

Estrarre la sabbia in aree dove svolge un ruolo attivo, come fiumi, ecosistemi costieri o marini, infatti, “può causare erosione, salinizzazione delle falde acquifere, perdita di protezione contro le mareggiate e impatti sulla biodiversità, rappresentando una minaccia per i mezzi di sussistenza” delle comunità, “minacciando approvvigionamento idrico, produzione alimentare, pesca e industria del turismo”. Secondo il rapporto delle Nazioni unite, “la sabbia deve essere riconosciuta come risorsa strategica, non solo come risorsa un materiale per la costruzione, per i suoi molteplici ruoli nell’ambiente“.

Il rapporto raccomanda quindi come governi, industrie e consumatori “dovrebbero valutare la sabbia in un modo che ne riconosca il vero valore sociale e ambientale”. Ad esempio, “mantenere la sabbia sulle coste può essere la più conveniente strategia di adattamento ai cambiamenti climatici grazie al modo in cui protegge dalle mareggiate e gli impatti dell’innalzamento del livello del mare” e tali servizi naturali “dovrebbero essere presi in considerazione nel suo valore”.


“Le stime attuali indicano che stiamo utilizzando 40-50 miliardi di tonnellate di sabbia per anno, una media di 18 kg a persona al giorno“, segnala Pascal Peduzzi, direttore del Global Resource Information Database dell’Unep, “non è possibile estrarre, trasportare e utilizzare tale volume senza generare enormi impatti ambientali e sociali. I nostri consigli mirano a risolvere questa sfida”. Il rapporto, infatti, propone dieci raccomandazioni per un uso sostenibile di sabbia e ghiaia, che si traducono in 43 azioni.

“Quando si parla di sabbia molti pensano alle spiagge dove andare in vacanza, ma in realtà sabbia significa milioni di chilometri di strade, ponti, ferrovie, edifici, il vetro dei grattacieli e anche i microprocessori, quindi possiamo dire che la nostra società è letteralmente costruita sulla sabbia”, avverte Pascal Peduzzi, direttore del Grid di Ginevra dell’Unep e coordinatore del rapporto ‘Sand and Sustainability: 10 strategic recommendations to avert a crisis’.

Ad esempio, “con il raddoppio della popolazione africana previsto entro il 2050, 1,27 miliardi di persone in più, la popolazione rurale migrerà verso le città con la necessità di nuove infrastrutture a supporto dello sviluppo, come case, strade, dighe, ospedali, scuole”, prosegue Peduzzi, “la domanda di sabbia e ghiaia aumenterà. I governi e le agenzie per lo sviluppo devono essere pronte a fornire questo materiale da costruzione senza compromettere fiumi, spiagge, terreni agricoli, boschi o aree protette”.

In tutto ciò “l’estrazione attuale supera i tassi di rifornimento della sabbia naturale” e “la futura urbanizzazione e il massiccio sviluppo e manutenzione delle infrastrutture non faranno che intensificare ulteriormente la nostra domanda di sabbia, con un aumento dei prezzi di mercato e dell’impronta ecologica del settore edile”, è l’allarme che lancia il rapporto Unep.

Per raggiungere uno sviluppo sostenibile “dobbiamo cambiare drasticamente il modo in cui produciamo, costruiamo e consumiamo prodotti, infrastrutture e servizi. Le riserve di sabbia non sono infinite e dobbiamo usarle con saggezza“, avverte Peduzzi, “se riusciamo a capire come gestire il materiale solido più estratto nel mondo possiamo evitare una crisi e muoverci verso un’economia circolare”. Gli autori del rapporto segnalano infatti che “esistono soluzioni che consentono di muoversi verso un’economia circolare della sabbia, come ad esempio vietare il conferimento in discarica di rifiuti minerali e incoraggiare l’uso di sabbia riciclata nei contratti pubblici di appalto”. Roccia frantumata o materiali da costruzione e demolizione riciclati, così come la “sabbia minerale” derivata dai residui di miniera rappresentano “valide alternative alla sabbia che dovrebbero anche essere incentivate”.

La sabbia, che erroneamente consideriamo inesauribile, è direttamente o indirettamente collegata a tutti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals- SDG) delle Nazioni unite, avverte il rapporto ‘Sand and Sustainability: 10 strategic recommendations to avert a crisis’ pubblicato oggi dall’Unep, e “non possiamo raggiungere uno sviluppo sostenibile senza un approvvigionamento sostenibile del materiale edile“. Ad esempio “ci sono disparità sul modo in cui donne e uomini vengono colpiti dall’estrazione della sabbia”, infatti “le donne hanno bisogno di camminare molto di più per trovare acqua e legna a causa dell’estrazione della sabbia” nelle loro comunità.

Come ribadisce Pascal Peduzzi, direttore del Grid di Ginevra dell’Unep, “la sabbia è, in volume, il principale materiale solido utilizzato dall’uomo, nonostante ciò non ci sono, per la maggior parte dei Paesi, sistemi in atto per monitorarne l’uso, i luoghi di estrazione e la domanda per settori“. L’estrazione senza regole di sabbia e ghiaia è una pratica distruttiva e pericolosa. Se si estrae sabbia o ghiaia dai fiumi si varia l’equilibrio idrogeologico dei bacini e si causano le condizioni per alluvioni, visto che cambia la dinamica e la velocità dei coirsi d’acqua. Se si estrae sabbia dal mare viene sterilizzato l’ambiente marino, visto che viene aspirata da gigantesche draghe distruggendo tutte le forme di vita che lo abitano. Nello specifico, per quel che riguarda il mare “dovrebbe essere sviluppato uno standard internazionale su come avviene l’estrazione della sabbia dall’ambiente marino”, visto che “la maggior parte dei dragaggi marittimi avvengono attraverso gare pubbliche aperte a società internazionali”.

Nel frattempo, il rapporto raccomanda di “vietare l’estrazione di sabbia dalle spiagge vista la sua importanza per la resilienza costiera, l’ambiente e l’economia“. Oggi “ci troviamo in una posizione in cui i bisogni e le aspettative delle nostre società non possono essere soddisfatti e raggiunti senza una migliore governance delle riserve di sabbia”, dice Sheila Aggarwal-Khan, direttrice della Economy Division dell’Unep. “Se agiamo ora, è ancora possibile evitare una crisi della sabbia – prosegue – quindi incoraggio tutte le parti interessate, inclusi governi, industria e società civile perché colgano questa opportunità e avviino le necessarie trasformazioni nelle nostre istituzioni, imprese e società rispetto al modo in cui ci rapportiamo all’uso della sabbia”.

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