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Somalia, scontri tra militari ammutinati ed esercito regolare. L’opposizione: “Raid nelle nostre case”

Alla base della rivolta la decisione del presidente uscente Farmajo di firmare una legge per prorogare il proprio mandato scaduto l'8 febbraio

Pubblicato:26-04-2021 15:28
Ultimo aggiornamento:26-04-2021 15:28
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ROMA – Scontri a fuoco tra uomini delle forze armate che si sono ammutinati per protestare contro l’estensione del mandato del presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed detto Farmajo, e truppe regolari si sono verificati a Mogadiscio. Nelle stesse ore, dirigenti dell’opposizione hanno denunciato raid delle forze di sicurezza nelle loro case. A riferirlo sono media locali. Stando al portale online dell’emittente Radio Garowe, militari hanno disertato ieri in alcune basi nella regione di Medio Scebeli, nei dintorni della capitale, e dopo aver preso controllo di almeno due villaggi hanno fatto rotta verso Mogadiscio. Nella capitale gli ammutinati si sono scontrati con truppe fedeli al governo federale. Secondo alcune fonti di stampa, spari e colpi di mortaio sono stati sentiti anche nei pressi del palazzo presidenziale. Secondo il portale Caasimada Online, sostenitori dell’opposizione sarebbero scesi nelle strade della capitale nelle stesse ore per protestare contro il governo.

RAID CONTRO L’OPPOSIZIONE CHE CRITICA LA PROROGA DEL MANDATO DEL PRESIDENTE FARMAJO

Nel frattempo, riporta sempre Garowe, l’ex presidente Hassan Sheikh Mohamud e un altro dirigente dell’opposizione, Abdirahman Abdishakur Warsame, hanno detto che loro case sono state attaccate da forze filo-governative. Sotto accusa ci sarebbero soprattutto i corpi speciali Gorgor, addestrati in Somalia dall’esercito turco. In un comunicato il ministero dell’Interno ha affermato che l’esercito somalo ha “sventato” ed “eliminato” milizie che volevano “istillare paura e panico” tra i cittadini di Mogadiscio. Il mandato di Farmajo è scaduto l’8 febbraio. Nei giorni scorsi, il presidente ha firmato una legge che ne permette una proroga di due anni a fronte del mancato raggiungimento di un accordo sulle elezioni, che si sarebbero dovute tenere nel 2020. Il provvedimento è stato criticato sia dalle opposizioni che da diversi Paesi stranieri.


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