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VIDEO | Myanmar, il ministro Soe: “Il piano dell’Asean è deludente”

Proposta una road map che è stata definita d'intesa con il generale Min Aung Hlaing e ha tenuto fuori il Governo di unità nazionale

Pubblicato:26-04-2021 14:59
Ultimo aggiornamento:28-04-2021 12:04

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ROMA – “Apprezziamo che al vertice Asean i leader si siano interessati della situazione in Myanmar, ma la road map proposta è del tutto deludente perché è stata definita d’intesa con il generale Min Aung Hlaing (l’autore del colpo di stato dell’1 febbraio, ndr) e ha tenuto fuori noi, il Governo di unità nazionale.

In questo modo è stato escluso anche il popolo birmano che alle ultime elezioni ci ha votato, per tenere dentro una giunta illegale e responsabile di oltre 700 morti”. A parlare con l’agenzia Dire è Zaw Wai Soe, ministro della Salute e dell’Educazione del Governo di unità nazionale, l’esecutivo che è stato istituito qualche giorno fa dagli esponenti della Lega nazionale per la democrazia (Nld) confermati alle legislative di novembre.

Di questo governo in esilio fanno parte quelle figure che sono riuscite a sfuggire all’ondata di arresti all’indomani del golpe dei militari. In carcere è finito il presidente Win Myint insieme ad altri pesi massimi dell’Nld, tra cui la cancelliera di Stato e leader de facto del governo, la Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. “Stanno bene- conferma il ministro Zaw Wai Soe- ma non siamo in contatto diretto con loro, spesso apprendiamo le notizie dai giornali”.


Secondo il ministro, che è anche rettore dell’Università di Medicina di Yangon, proprio il fatto che nella road map non sia stata chiesta la scarcerazione di Suu Kyi e degli altri vanifica gli sforzi dell’Associazione degli Stati del sud-est asiatico (Asean): “Senza la nostra leader e senza la scarcerazione degli altri esponenti del partito, ma anche delle migliaia di cittadini arrestati in questi mesi di proteste, ogni tentativo di dialogo non ha senso”.

I Paesi dell’Asean a Giacarta si sono accordati per una road map in cinque punti, che prevede: la fine immediata delle violenze, il dialogo costruttivo tra tutte le parti, il via libera agli aiuti umanitari, la nomina di un inviato speciale dell’Asean che faciliti il dialogo e infine il via libera alla visita dell’inviato nel Paese. Al summit non è stato invitato però nessun esponente del governo in esilio né è stato fatto alcun riferimento alla necessità di rilasciare i prigionieri. “Se la giunta liberasse i nostri leader eletti- chiarisce Zaw Wai Soe- saremmo disposti a dialogare con il generale Min Aung Hlaing e la sua giunta. Ma l’Asean ha escluso questa possibilità, ignorando che abbiamo già definito una nostra road map: vogliamo democrazia, giustizia, autodeterminazione, libertà e soprattutto il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone”.

Il prossimo passo ora “è fare leva sugli alleati regionali, come Cina, Giappone e Corea del Sud”, coloro cioé “che hanno un interesse geopolitico” nella stabilità del Myanmar. L’importante per il ministro è “non dimenticare i morti” di questi ultimi mesi e per questo allora ben venga anche “il sostegno dell’Unione europea, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna o delle Nazioni Unite”.

A proposito di Onu, a margine del vertice di Giacarta, l’inviata speciale per il Myanmar Christine Schraner Burgener ha incontrato il generale Min Aung Hlaing, che ha rivendicato la legittimità della presa del potere. Stando ai media internazionali, l’inviata non ha voluto rilasciare commenti.

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