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Migranti, le ong chiedono un incontro a Draghi: “Basta tragedie in mare”

Appello congiunto per "discutere di iniziative concrete affinché salvare vite umane torni a essere una priorità"

Pubblicato:26-04-2021 13:15
Ultimo aggiornamento:26-04-2021 17:31
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ROMA – “Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio Mario Draghi un incontro urgente, per capire quali iniziative concrete intenda adottare il Governo, insieme all’Europa. Porteremo la voce di tutti coloro che si sono uniti a noi nel dire #BastaMortiInMare. Perché tragedie come quelle di giovedì scorso non devono accadere mai più”. Così in una nota le ong Alarm Phone, Emergency, Medici Senza Frontiere, Mediterranea, Open Arms, ResQ-People saving People, Sea Watch, SOS Mediterranee. “Gentile Presidente Mario Draghi – scrivono le ong – dopo l’ennesima tragedia occorsa nel Mediterraneo giovedì scorso, crediamo indispensabile chiederle un incontro urgente. Ogni volta che si ripete un naufragio speriamo che sia l’ultimo. Anche la tragedia di questi giorni poteva molto probabilmente essere evitata. Nelle oltre 24 ore trascorse tra la prima segnalazione di Alarm Phone e il consumarsi della tragedia, la Ocean Viking ha atteso un intervento delle autorità marittime che coordinasse le operazioni, ma nonostante le autorità italiane, libiche e maltesi fossero tenute costantemente informate, questo coordinamento non c’è stato, o almeno non ha coinvolto l’unica nave di soccorso presente in quel momento. Che questa mancanza sia stata fatale è sotto gli occhi di tutti: oltre cento persone hanno perso la vita“.

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“MORTE O SCOMPARSE PIÙ DI 20.000 PERSONE IN SETTE ANNI”

“Questa, presidente, è la realtà del Mediterraneo. Dal 2014, più di 20.000 uomini, donne e bambini sono morti o scomparsi nel Mediterraneo centrale, che conferma il suo triste primato di rotta migratoria più letale al mondo. Nessuno degli accordi e provvedimenti adottati dagli Stati, dopo la fine dell’operazione Mare Nostrum, è mai riuscito a far diminuire il tasso di mortalità. Da allora le ong hanno cercato di colmare il vuoto lasciato dagli Stati, ma in assenza di un coordinamento centralizzato, tempestivo e coerente di ricerca e soccorso, tragedie come quelle di giovedì scorso sono le conseguenze da portare collettivamente sulla coscienza – proseguono le associazioni – Per alcuni anni, l’intervento delle navi di soccorso civile è stato accolto con riconoscenza dalle autorità italiane ed europee, con le quali abbiamo collaborato in modo continuativo ed efficace per ridurre la mortalità nel Mediterraneo. Poi le cose sono cambiate: i governi hanno ritirato le loro navi e cessato di coordinare i soccorsi. Le persone, invece che essere soccorse e condotte in un porto sicuro, come vorrebbe la normativa marittima internazionale, hanno iniziato ad essere riportate dalle autorità libiche in Libia, dove sono vittime di detenzioni arbitrarie, violenze e abusi di ogni genere ampiamente documentati. Contestualmente, le ong sono diventate oggetto di una feroce campagna di delegittimizzazione e criminalizzazione“.


“SOCCORSO IN MARE È OBBLIGO GIURIDICO E MORALE”

Come ribadito dalla stessa Commissaria europea von der Leyen, si legge ancora nella nota delle ong, “il soccorso in mare non è un optional, bensì un preciso obbligo degli Stati, un obbligo giuridico, quindi, oltre che morale. Come ong siamo in mare a colmare un vuoto, ma saremmo pronte a farci da parte se l’Europa istituisse un efficace meccanismo istituzionale e coordinato di ricerca e soccorso che abbia come scopo primario quello di soccorrere persone in mare. Signor Presidente – è l’appello rivolto al premier Draghi -, le chiediamo un incontro in cui discutere quali iniziative concrete possano essere assunte dal suo governo, coinvolgendo l’Europa, per garantire interventi coordinati e tempestivi di soccorso, affinché salvare vite umane torni ad essere una priorità e inaccettabili tragedie come i naufragi di questi giorni non si ripetano mai più”.

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