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VIDEO | Coronavirus, Pancalli: “Molto ottimista per ripresa”

Anche la ‘grande famiglia paralimpica’ è in quarantena. Ecco come la sta vivendo e come pensa a ripartire nelle parole del presidente del Comitato italiano paralimpico

Pubblicato:26-04-2020 12:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:12

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ROMA – Lo “sbandamento” dopo il rinvio dei Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, poi “l’immediata ripresa dal punto di vista psicologico”. L’emergenza coronavirus ha colpito in modo particolare lo sport e il mondo paralimpico sta vivendo il lockdown “come tutto il resto del Paese, soprattutto da cittadini responsabili”. Restano a casa anche le persone con disabilità, compresi i campioni, “ma noi abbiamo retto più di altri: perché i nostri atleti sono abituati, hanno già vissuto periodi di quarantena per i loro traumi e incidenti, anche se ora attendiamo come tutti la possibilità di vedere una luce in fondo al tunnel”. Luca Pancalli racconta come la ‘grande famiglia paralimpica’ – il copyright è il suo, da sempre – sta affrontando l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19. L’isolamento, certo. Le difficoltà dei settori più fragili del movimento, ma anche le idee e le proposte per farsi trovare pronti e ripartire il 4 maggio.

“Stiamo lavorando”, assicura il presidente del Comitato italiano paralimpico in una intervista con l’agenzia Dire.


Il giorno X si avvicina. Ottimista per il ritorno alla normalità?

“Molto. Penso possa segnare il primo step di un percorso graduale verso l’atto finale, che oggi però non sappiamo quando sarà attuabile. Lo sport è un universo e non può essere affrontato con le stesse soluzioni per tutti, quindi alcuni settori dovranno attendere. Inoltre la riapertura penso possa essere influenzata su base regionale e per quello che ci riguarda anche dalle diverse patologie, basti pensare agli atleti con deficit immunitario. Riceveremo da tutte le nostre Federazioni una rilevazione degli indici di rischio nella gestione degli impianti e nell’esercizio delle attività.

Basteranno gel igienizzante e mascherine?

“Non sta a me dirlo. Noi individuiamo dei protocolli, che poi andranno validati. Una differenza con lo sport olimpico è che spesso abbiamo atleti non pienamente autonomi: faccio l’esempio di Bebe Vio, che ha bisogno di aiuto per utilizzare le protesi e il fioretto, oppure di chi ha disagio relazionale e ha necessità del contatto umano e fisico. In questi casi viene meno il distanziamento sociale e ciò potrebbe incidere sulla ripresa, ecco perché stiamo studiando dei protocolli di gestione degli allenamenti per garantire massima sicurezza a tutti”.

Il ministro Spadafora ha posto particolare attenzione alla funzione sociale dello sport.

“Devo ringraziare il ministro perché fin dall’inizio è stato molto attento nei nostri confronti. Non si può immaginare di approcciare la dimensione sportiva solo e unicamente con una attenzione al profilo economico, perché c’è una produzione inestimabile in termini di funzione sociale. Le difficoltà maggiori le abbiamo vissute soprattutto nel mondo del disagio intellettivo e relazionale: pensiamo ai ragazzi con autismo o sindrome di Asperger e immaginate cosa significa rimanere chiusi in casa senza poter più contare sul sostegno esterno e sullo sport, che rappresenta un momento di integrazione e inclusione, ma anche valvola di sfogo. Oltre che supporto e alleggerimento per le famiglie”.

Quali iniziative avete messo in campo come Cip?

“Naturalmente, anche attraverso le Federazioni, abbiamo fatto ciò che si poteva fare ma certamente meno di una goccia nell’oceano perché la situazione è molto complicata. Noi abbiamo messo a disposizione il Centro paralimpico delle Tre Fontane, a Roma, gratuitamente per tutta la prossima stagione. Lo abbiamo ritenuto un segnale importante perché bisogna aiutare l’associazionismo sportivo di base, che è quello che sta soffrendo maggioramente e soffrirà in futuro: temo che molte società avranno difficoltà nel riaprire.

Proposte particolari per sostenere lo sport paralimpico?

“Ho sollecitato l’introduzione di agevolazioni fiscali. Oggi si possono detrarre i costi dell’attività sportiva per i propri figli fino ai 18 anni, entro certi limiti naturalmente, ma io penso che per i disabili questa possibilità debba essere concessa anche agli adulti. Spadafora ha ascoltato, ed è già una cosa importante perché rappresento un mondo che troppo spesso è stato poco considerato e ha ricevuto troppe pacche sulle spalle. Dopodiché la politica fa le sue analisi e prende le decisioni”.

E’ ripartita la discussione sulla riattivazione del Fondo per gli ausili. Di cosa si tratta?

“Il Fondo era stato previsto dall’allora ministro per lo Sport, Luca Lotti, per agevolare l’attività sportiva dei giovani, che spesso trovano come primo ostacolo il costo dell’ausilio non erogato dal Servizio sanitario nazionale nel nomenclatore tariffario. Fu individuata una somma che però poi non riuscimmo mai a mettere in campo. Il ministro Spadafora ha ricercato e individuato queste risorse e finalmente si sta elaborando un percorso. Spero che alla ripresa si possa contare anche su questa grande e importante novità”.

Il coronavirus ha diviso, stavolta in modo diverso, Nord e Sud dell’Italia. Cosa rimarrà dopo l’emergenza?

“Spero che il Nord continui a essere un esempio virtuoso nel mio mondo e che nel Centrosud, laddove fatichiamo di più sotto il profilo dell’avviamento e della promozione, si possa recuperare. Facendo sistema si può fare tesoro dell’esperienza maturata in questa situazione per garantire al movimento paralimpico una ripresa positiva e la crescita degli ultimi 15 anni”.

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