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Bologna, boom di atleti nazionali. Ma è trucco per eludere norme anti-Covid

L'assessore allo sport del Comune si scaglia contro quelle federazioni che fanno il tesseramento nazionale di tutti gli atleti, per aggirare le restrizioni stabilite dal governo

Pubblicato:26-03-2021 19:13
Ultimo aggiornamento:26-03-2021 19:13

matteo lepore assessore sport bologna
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BOLOGNA – Dura reprimenda dell’assessore allo Sport del Comune di Bologna, Matteo Lepore, contro il “fiorire di atleti di livello nazionale” che evidentemente nasconde il tentativo di aggirare le restrizioni anti-Covid sulla pratica sportiva. L’assessore ha affrontato il tema rispondendo oggi in Question time ai quesiti posti da Dora Palumbo (misto), Francesca Scarano (Lega) e Francesco Sassone (Fdi).

Sullo sport e l’apertura dei circoli sia il precedente che l’attuale Governo hanno preso provvedimenti “molto discutibili”, afferma Lepore, perché c’è il divieto in zona rossa ma fatto salvo lo sport di interesse nazionale e il problema è per l’appunto il conseguente boom di atleti che vengono formalmente ‘promossi’ a tale livello: “Per carità io non metto in discussione che ad ogni età si possa svolgere sport, però credo che dobbiamo essere rigorosi. È una questione etica”. E invece “ci siamo ritrovati ad un certo punto le settimane scorse ad avere molte federazioni, anche molto importanti, conosciute e frequentate sul nostro territorio- afferma Lepore- che fanno il tesseramento nazionale di tutti gli atleti, dal minibasket ai pulcini fino appunto ai professionisti di serie A“. Ma per Lepore non è il caso di considerare atleti nazionali anche gli amici che vanno a giocare a calcetto o a paddle, così come “non credo che questo fiorire di campionati nazionali, con trofei per fare giocare le partite siano una cosa etica”. Al momento ci sono le scuole chiuse “e se noi chiediamo questi sacrifici ai nostri figli, mi chiedo come possiamo andare a giocare a tennis con gli amici la sera senza pensare che questa cosa in un qualche modo stoni”. È un fenomeno rilevante, avverte l’assessore, parlando di “decine di migliaia di persone che vanno di fatto a fare sport come se nulla fosse”.

Per questo a Bologna è in vigore un’ordinanza più stringente, che prevede valutazioni caso per caso: una scelta “che ci è stata copiata anche da altri Comuni di grande dimensione”, riferisce l’assessore, mentre i più piccoli si sono orientati diversamente “perché a volte hanno solo un impianto sportivo, una sola squadra di basket, una sola squadra di pallavolo, la gestione dei flussi degli assembramenti è totalmente diversa”. Lepore cita anche l’ordinanza regionale che, sulla base del Dpcm, “prevede che gli enti di promozione per i loro campionati non possono fare attività, mentre le federazioni sì. Questa è una distinzione che ad esempio io non sono riuscito a farmi spiegare”.


Si tratta insomma di evitare che per una “partitella” si possano aggirare le regole e “mi dispiace che alcune istituzioni dello sport abbiano permesso queste cose”, continua Lepore, riconoscendo però che a Bologna si sta registrando “una grande collaborazione da parte degli enti di promozione delle federazioni“, che aiutano il Comune a “filtrare” gli atleti che davvero competono a livello nazionale: l’assessore ringrazia in particolare le federazioni di basket, volley e tennis. “Ci siamo assunti la responsabilità di limitare questa distorsione”, ribadisce dunque Lepore, perché “in questa fase dobbiamo avere una gestione rigorosa della pandemia“. Una scelta compiuta “anche a costo di perdere un po’ di consenso”, sottolinea Lepore, visto che “mancano sei mesi alle elezioni”: appuntamento a cui lo stesso assessore intende presentarsi come candidato sindaco di Bologna per il centrosinistra.

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