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Artrosi ginocchio, San Carlo: “Con infiltrazioni ottimi risultati nello stadio precoce”

Intervista al dottor Mario Tartarone, Direttore UOC di Ortopedia del San Carlo di Nancy a Roma

Pubblicato:26-03-2021 13:36
Ultimo aggiornamento:26-03-2021 13:37

ginocchio gamba
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ROMA – A volte salire scale, passeggiare, alzarsi e sedersi può diventare una vera e propria impresa e la colpa è spesso dell’artrosi una malattia che colpisce anche l’articolazione del ginocchio. Il dolore è solo il primo campanello d’allarme a cui prestare attenzione al quale seguono rigidità e gonfiore. Andare subito dallo specialista è una buona strategia perché un intervento tardivo potrebbe solo far peggiorare il quadro della patologia. L’agenzia di stampa Dire ha analizzato il problema e le possibili strategie, soprattutto conservative da mettere in atto, con il dottor Mario Tartarone, Direttore UOC di Ortopedia del San Carlo di Nancy a Roma.

Oggi parliamo di ginocchio che spesso viene colpito da artrosi. Che cos’è e quali sono le cause? Vengono colpiti più le donne o gli uomini e se c’è una differenza di incidenza, perché?
“Bisogna distinguere tra due tipi di artrosi quella primaria che comunemente definiamo artrosi cioè la degenerazione delle nostre articolazioni che si consumano con il tempo per l’utilizzo che ne facciamo da quella artrosi secondaria dovuta a traumi o piuttosto ad interventi chirurgici che il paziente può aver subito in età giovanile. Tanto per fare un esempio aver tolto un menisco a 20 anni e trovarsi a 45 anni o 50 anni con degli esiti di danni artrosici. Per quanto riguarda l’incidenza fino all’età della menopausa non c’è una differenza di incidenza dopo la menopausa invece l’incidenza dell’artrosi al ginocchio è maggiore nel sesso femminile. Naturalmente questo è legato alle problematiche di tipo osteoporotico di cui le donne soffrono in età più avanzata perché viene a mancare la protezione ormonale a livello osseo per questo motivo si riscontra una diminuzione di massa ossea. Insomma con l’insorgere dell’osteoporosi tra i 50 e i 55 nelle donne si registra un peggioramento dell’artrosi”.

Quali sono i sintomi da tenere in considerazione? E quando recarsi dallo specialista senza perdere tempo?
“Il primo sintomo di artrosi al ginocchio è il dolore associato ad una rigidità. Cioè il paziente riferisce allo specialista delle difficoltà a svolgere le più banali azioni della vita quotidiana che diventano lenti e difficoltose. Il dolore e la rigidità sono la prima spia che si accende nel paziente. Con il peggioramento del quadro, il ginocchio si può gonfiare e questo è il sintomo di una fase avanzata. E’ bene ricorrere allo specialista precocemente perché prima il paziente è valutato e si interviene anche con trattamenti conservativi maggiori sono le possibilità di risolvere il problema”.


Ci sono trattamenti conservativi che possono risolvere il problema? E quali sono?
“Bisogna seguire una scala d’interventi. Si parte da quelli meno invasivo al più invasivo. Nelle fasi iniziali si può approcciare ad una terapia antinfiammatoria associata a ghiaccio posizionato localmente. Se il dolore persiste si deve pensare ad altri tipi di trattamenti come le infiltrazioni con l’acido ialuronico. Gli ultimi preparati sono ad alto peso molecolare e ciò vuol dire che si avvicinano alla composizione del liquido sinoviale intrarticolare. Questi trattamenti danno ottimi risultati nelle forme precoci dell’artrosi del ginocchio. Si può optare anche per il trattamento con gel piastrino e con i fattori di crescita che oggi sono molto usati. Tutto ciò sempre associato alla fisioterapia che anche in questa fase puo’ avere una sua indicazione ed essere di aiuto per il paziente per cercare di risolvere questi problemi o comunque ritardare ulteriori peggioramenti del quadro articolare”.

Quando bisogna intervenire chirurgicamente? La robotica supporta lo specialista in sala operatoria?
“Davanti al fallimento di tutti gli approcci conservativi che vanno prolungati per un periodo non inferiore e che va dai tre ai sei mesi a quel punto la via chirurgica può diventare l’unica strada da seguire. Per fortuna oggi le tecniche chirurgiche sono andate molto avanti. Abbiamo inoltre la possibilità di utilizzare le protesi mono-compartimentali che vanno a rivestire soltanto la parte danneggiata del ginocchio che può essere: interna, esterna o femoro rotulea dunque un trattamento a misura del ginocchio del paziente. Mentre in tutti quei casi più gravi la protesi totale ha una sua validità. Nel nostro centro da più di sei mesi usiamo di routine la tecnica robotica che ci assiste in sala operatoria ed è una forma di garanzia per noi chirurghi e per il paziente di una maggior precisione nel posizionamento delle componenti protesiche e di una migliore riuscita dell’intervento e durata nel tempo dell’impianto posizionato”.

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