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VIDEO | Fermare la plastica prima che arrivi in mare? Il Po ci riesce

In 4 mesi, tra luglio e novembre 2018. le barriere sistemate nel fiume Po hanno intercettato 3 quintali di rifiuti: è il progetto sperimentale “Il Po d’AMare”

Pubblicato:26-03-2019 12:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:16

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BOLOGNA – Fermare la plastica prima che arrivi ad inquinare il mare. Come? Ad esempio, anche intercettandola lungo il Po grazie a speciali barriere galleggianti. C’è chi ci ha provato e ha avuto ragione: sono state riempite otto di quelle che si chiamano ‘big bags’ pieni di rifiuti ‘pescati’ sul Grande fiume e circa 92 chili di plastica è stata avviata a riciclo. Il tutto nell’arco di circa quattro mesi, tra luglio e novembre 2018. Si tratta del progetto sperimentale “Il Po d’AMare”, predisposto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dai Consorzi Corepla e Castalia, in collaborazione con l’Autorità di bacino per il Po, e patrocinato dal Comune di Ferrara e da Aipo. I rifiuti portati dal più grande fiume italiano sono stati così intercettati prima di arrivare al mare Adriatico e avviati al riciclo dando un contributo al piano di azione nazionale per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti marini, anticipando le nuove direttive sulla circular economy che prevedono impegni precisi anche per la diminuzione dell’immondizia in mare.

In 100 giorni raccolti 3 quintali di rifiuti

Per arginare il cosiddetto ‘marine litter’, infatti, è importante agire anche ‘a monte’ e cioè in primo luogo sui fiumi: intercettare i rifiuti nei corsi d’acqua, infatti, è più facile ed economico, facilita il riciclo, previene l’inquinamento marino e la formazione di microplastiche. I rifiuti marini, del resto, provengono per circa l’80% dalla terraferma e raggiungono il mare prevalentemente attraverso i fiumi e gli scarichi urbani, mentre per il 20% derivano da attività di pesca e navigazione. Ebbene, sul Po, dal 18 luglio al 16 novembre scorso, per quasi 100 giorni, sono stati raccolti circa tre quintali di rifiuti, stipati appunto in otto ‘big bags’, di cui 92,6 chilogrammi, il 40%, di plastica.

La battuta di pesca anti-rifiuti sul Po ha mostrato che la frazione non plastica è costituita, per la maggior parte, da scarti vegetali e sono stati intercettati anche contenitori in vetro. La quota più rilevante in termini di peso del rifiuto plastico intercettato è rappresentata da PE proveniente da fusti di oltre 25 litri, imballaggi utilizzati in ambito agricolo o industriale.



Barriere per intercettare i rifiuti

I rifiuti galleggianti portati dalla corrente sono andati a ‘sbattere’ contro barriere in polietilene galleggianti che non interferiscono con la flora e la fauna del fiume, progettate da Castalia e posizionate a Pontelagoscuro (nel Comune di Ferrara) a 40 chilometri dalla foce.

Il ‘pescato’ è stato avviato al riciclo con il supporto di Corepla: la plastica è andata al centro di selezione che ha separato e avviato a riciclo le diverse frazioni polimeriche. Il granulo di plastica ottenuto dal riciclo è stato poi inviato ad un’azienda inglese per la realizzazione di una casetta rifugio. E tutto questo questo proseguirà nel 2019.

Intanto si è ‘toccato con mano’ che il sistema funziona: ha intercettato tutti i rifiuti galleggianti che hanno attraversato le barriere. In secondo luogo, si è visto che la plastica fermata prima che arrivasse al mare era in buone condizioni, non degradata, ed è stato possibile riciclarla e re-immetterla nel ciclo produttivo risparmiando nuova materia prima. Infine, i quantitativi raccolti, anche se ottenuti da un unico punto di raccolta, sono limitati grazie a un buon sistema di gestione dei rifiuti in particolare plastici, a terra.


Costa: “Un esperimento da ripetere, bravi”

Commenta dunque Sergio Costa, ministro dell’Ambiente: “Credo molto nell’importanza di sperimentazioni come questa, alla luce soprattutto della loro possibile replicabilità. Complimenti, avete affrontato il problema a monte, prima che la plastica raggiunga il mare”.

Costa ricorda che è in dirittura d’arrivo in Consiglio dei ministri la legge Salvamare, che prevede la collaborazione dei pescatori per il recupero della plastica in mare, “ma posso assicurarvi che stiamo già lavorando affinché sia possibile raccogliere la plastica anche nelle acque dolci. È un problema che mi sta enormemente a cuore, tutti insieme riusciremo a liberare dalla plastica il mare”.

Il segretario generale dell’Autorità di bacino per il Meuccio Berselli, aggiunge che si tratta di qualcosa di “non scontato” e l’impegno che l’Autorità “dedica e dedicherà alla lotta agli inquinanti è massimo; in particolare favorendo il progetto ‘Po d’AMare’ desidera sensibilizzare e coinvolgere le comunità e i portatori di interesse sul valore stesso dell’acqua e sulla maggiore attenzione che andrebbe dedicata da tutti per preservarne utilità e qualità”.

L’idea è di avviare altre sperimentazioni mirate in altri punti del Po. Intanto, dice, Antonello Ciotti (presidente Corepla), si è dimostrato che “una corretta gestione dei rifiuti a terra porta ad avere corsi d’acqua con una sensibile minor presenza di rifiuti, in plastica in particolare”. Poi fare la raccolta differenziata “è un potente antidoto all’inquinamento di fiumi e mari”.

Anche Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile loda “un progetto importante che è riuscito a dimostrare che è possibile intercettare i rifiuti prima che raggiungano il mare” e spera lo si replichi in altri fiumi, oltre ad auspicare un riferimento normativo “chiaro e esplicito alla classificazione dei rifiuti presenti nei corsi d’acqua (oltre che nei laghi e nel mare) in modo da superare qualunque possibile incertezza interpretativa”. Lorenzo Barone, direttore generale di Castalia confida che l’esperimento sul Po venga valorizzato altrove dalle Istituzioni.

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