ROMA – “Non sfugge a nessuno di noi l’impegnativo compito che spetta a chi è stato chiamato ad amministrare questa antica e gloriosa Città. Ci siamo impegnati fin dal primo momento e continuiamo con costanza, per affermare i principi di giustizia e la salvaguardia della dignità di tutti, nel rispetto delle diversità culturali e religiose. Nessuno deve rimanere indietro. Siamo certi che ella non si stancherà mai di pregare e operare per il bene di questa comunità che l’ama profondamente. Santità, nel ringraziarla per la sua instancabile e costante opera pastorale, Le assicuro che la ascolteremo nella consapevolezza della responsabilità che deriva dal ruolo istituzionale che abbiamo l’onore e l’onere di ricoprire”. Così il sindaco di Roma, Virginia Raggi, nel corso del suo intervento in aula Giulio Cesare in occasione della visita di Papa Francesco in Campidoglio.
Papa Francesco è arrivato in Campidoglio sotto una pioggia battente accompagnato dal cardinale vicario Angelo De Donatis, e accolto dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, e dallo squillo delle trombe dei fedeli di Vitorchiano. I due sono saliti insieme sulla scalinata dell’ingresso Sisto IV di Palazzo Senatorio, e dopo aver posato in favore dei fotografi si sono diretti all’interno per l’inizio della visita: il primo incontro è stato in sala dell’Orologio con il figlio della sindaca, il piccolo Matteo, e il marito Andrea.
“La ‘Città eterna’ è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti”. Così Papa Francesco in occasione del discorso ufficiale pronunciato in aula Giulio Cesare, durante la sua prima visita ufficiale in Campidoglio. “Il Campidoglio, insieme alla Cupola michelangiolesca e al Colosseo, che da qui si possono vedere- ha aggiunto il Papa- ne sono in un certo senso gli emblemi e la sintesi. Infatti l’insieme di queste vestigia ci dice che Roma possiede una vocazione universale, portatrice di una missione e di un ideale adatto a valicare i monti e i mari e ad essere narrato a tutti, vicini e lontani, a qualsiasi popolo appartengano, qualsiasi lingua parlino e qualunque sia il colore della loro pelle”.
“Roma, lungo i suoi quasi 2.800 anni di storia, ha saputo accogliere e integrare diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo, appartenenti alle più varie categorie sociali ed economiche, senza annullarne le legittime differenze, senza umiliare o schiacciare le rispettive peculiari caratteristiche e identità. Piuttosto ha prestato a ciascuna di esse quel terreno fertile, quell’humus adatto a far emergere il meglio di ognuna e a dar forma, nel reciproco dialogo, a nuove identità”. Così Papa Francesco in occasione del discorso ufficiale pronunciato in aula Giulio Cesare, durante la sua prima visita ufficiale in Campidoglio.
“Questa città- ha aggiunto- ha accolto studenti e pellegrini, turisti, profughi e migranti provenienti da ogni regione d’Italia e da tanti Paesi del mondo. È diventata polo d’attrazione e cerniera. Cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo, tra la civiltà latina e quella germanica, tra le prerogative e le potestà riservate ai poteri civili e quelle proprie del potere spirituale. Si può anzi affermare che, grazie alla forza delle parole evangeliche, si è qui inaugurata quella provvida distinzione, nel rispetto reciproco e collaborativo per il bene di tutti, tra l’autorità civile e quella religiosa, che meglio si conforma alla dignità della persona umana e le offre spazi di libertà e di partecipazione”.
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