Arruolamento, il soldato del futuro: ingegnere nerd o filosofo?

L'identità delle Forze armate italiane per giovani che sognano le stelle (e le stellette)

Pubblicato:26-02-2025 14:10
Ultimo aggiornamento:26-02-2025 14:10

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ROMA – ‘Mantenere un equilibrio tra innovazione tecnologica ed etica operativa, garantendo che l’utilizzo delle nuove tecnologie, frutto anche delle discipline Stem, rimanga sempre sotto il controllo umano soprattutto quando è in gioco l’uso della forza. Perché, come ho avuto modo di affermare in diverse occasioni, nonostante il progresso tecnologico stia trasformando radicalmente i conflitti, il fattore uomo è e resterà sempre cruciale e determinante’. Parole ‘da umanista’, ma a dirle è il capo delle Forze armate italiane, il generale Luciano Portolano.

LA FORMAZIONE “MADE IN ITALY”

Non ci si riferisce tanto a contenuti e competenze, ma più verosimilmente a un ‘metodo italiano di formazione’ che può rassicurare chi teme una guerra del futuro tutta spersonalizzata e in mano a tecnologie senza controllo. Una guerra in cui l’IA potrebbe diventare titolare di decisioni. E l’etica a chi spetta, se non all’essere umano? Il capo di Stato maggiore della Difesa ha parlato di questi concetti in occasione della II edizione della “Settimana nazionale delle discipline Stem” che si è svolta a Firenze all’inizio di febbraio. Chi pensa che il soldato del futuro sarà solo un ingegnere un po’ nerd, un esperto del cyber e piloterà aerei con un joystick davanti a un pc o valuterà procedure interpellando l’IA si sbaglia. Le operazioni militari hanno le persone al centro, e così deve rimanere. E il coraggio nelle vene, verrebbe da aggiungere. Questo è il punto che arriva chiaro.

“L’UOMO AL CENTRO”

Oggi ‘garantire la sicurezza di un Paese significa padroneggiare le tecnologie più avanzate, formare soldati, marinai, avieri, carabinieri e personale civile preparati e aperti all’innovazione e al cambiamento, e costruire reti di collaborazione a livello nazionale e internazionale. Voglio sottolineare la necessità che il soldato di oggi continui a guardare anche a terra, non dimenticando le tecniche, tattiche e procedure acquisite grazie alle lezioni apprese nelle varie esperienze operative. Sono un forte sostenitore dell’uomo al centro del processo decisionale’, ha detto Portolano nella stessa occasione. Niente scenari solo alla Matrix per i giovani aspiranti. ‘La preparazione fisica e all’uso delle armi, la conoscenza della dottrina ai vari livelli, continueranno a rappresentare le basi della formazione e dell’addestramento del militare. Competenze vitali, queste, cui dovranno essere associate quelle di nuova introduzione, utili a governare la conoscenza e l’impiego degli strumenti di nuova generazione’.

VERSO UNA “DIFESA CIBERNETICA”

A maggio scorso, quando era segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti, il Generale Luciano Portolano, in audizione alla Camera dei deputati, aveva tracciato con nettezza la strada di cambiamenti comunque radicali nell’orizzonte bellico e industriale, senza disconoscerne la portata di novità anche in ambito industriale. Novità in cui il ‘gap’ accumulato dall’Italia è importante ed è uno svantaggio da colmare. Un tema sui cui spesso torna anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, appellandosi a unità d’intenti tra industria e Forze armate.
In audizione Portolano aveva parlato dei nuovi orizzonti della difesa cibernetica e dello spazio cyber che molto stanno plasmando e cambiando, come, ad esempio, il nuovo modo di intendere e formarsi al conflitto. ‘Una priorità per la sicurezza nazionale, una priorità che va affrontata assicurando uno sforzo congiunto tra tutti gli attori coinvolti, sia in campo militare sia in campo civile. Questo perché lo spazio cibernetico- aveva chiarito in quella sede- agisce incurante dei perimetri di competenza, fondendo in un unico ambiente virtuale la sfera militare con quella civile, sia pubblica che privata. Il cyberspace è oggi riconosciuto come quinto dominio (nel moderno campo di battaglia) delle operazioni. Aver attribuito all’ambiente cibernetico la denominazione di dominio- aveva spiegato- vuol dire aver assunto coscienza che l’architettura del campo di battaglia è mutata e che non è più possibile produrre effetti necessari agendo solo nella dimensione fisica, conosciuta come l’ambiente terrestre, aereo, marittimo e spaziale, senza avere la capacità di operare efficacemente anche in quello che è l’ambiente virtuale.
Per questa ragione, negli ultimi anni la consapevolezza di doversi confrontare con un ambiente operativo sempre più articolato e complesso ha favorito un cambio di prospettiva, con un orientamento maggiormente consapevole della necessità di ragionare in termini di operazioni multi-dominio, quelle che gli anglosassoni chiamano le multidomain o, meglio, le all-domain operations, che ampliano il concetto di joint operations (operazioni interforze), un approccio fondamentale e necessario per raggiungere la piena sincronizzazione di tutte le componenti operative, andando ben oltre, come dicevo, il concetto di interforze già impiegato da anni’.

LE OPPORTUNITÁ DI FORMAZIONE SUL CYBER SPAZIO

E i soldati che abbiamo sono pronti per il cyber? Sul sito del ministero della Difesa ad un apposito link https://www.difesa.it/smd/concorsi-ufficiali-forze-armate-cyber-e-spazio/formazione-specialistica/38230.html si esplicitano le possibilità di formazione: il corso di “Introduzione alle attività spaziali” presso la Scuola di Aerocooperazione di Guidonia, “Space 100” erogato dagli istruttori dello US Space Command; e ancora moduli applicativi in modalità on-the-job training, presso il Cigc Sicral di Vigna di Valle (Servizio controllo satelliti e Servizio gestione Satcom), il Cits di Pratica di Mare (Osservazione della Terra) e il C-Ssa di Poggio Renatico (Space Situational Awareness), cicli di visite presso gli Organi centrali della Difesa e presso gli Enti civili del settore (Asi, Telespazio, etc); moduli di inglese tecnico presso il Cenforaven di Loreto, in considerazione della forte connotazione internazionale del settore. Lungo lo sviluppo di carriera- si esplicita inoltre- ulteriori opportunità di formazione specialistica sia di livello intermedio sia avanzato (in ambito nazionale e internazionale), inclusi master universitari di 2° livello nel settore spazio presso le principali università italiane (La Sapienza, Tor Vergata, Luiss, ecc.)’.

LE COMPETENZE NECESSARIE PER UNA GUERRA MULTI-DOMINIO

Competenze nuove da integrare, ma che non devono andare a sovvertire il tratto etico-umano della professione militare. ‘L’esigenza- aveva annunciato Portolano nell’audizione del 2024- è di disporre un’unica forza militare realmente integrata e interconnessa in tutti i domini, capace di orchestrare l’intero spettro di capacità, per conseguire gli effetti strategici desiderati nella dimensione fisica, nella dimensione virtuale e nella dimensione cognitiva, ampliando e accelerando il cambio di prospettiva da interforze a multi-dominio, sia proprio legato alla progressiva digitalizzazione dello strumento militare e alla conseguente evoluzione del cyberspace. Infatti, il nuovo dominio cyber non si aggiunge agli altri, ma si sovrappone ad essi. La cyber defence non è un prodotto, ma è un processo in continua e costante evoluzione. Questo richiede formazione continua, agilità organizzativa, implementazione di rigorosi standard di sicurezza informatica e, soprattutto, il necessario vantaggio tecnologico che si ottiene attraverso una forte propensione all’innovazione. Alcuni dei progetti di ricerca (sulla cyber defence), sono già passati nella fase di sviluppo e saranno integrati nelle prossime piattaforme e nei futuri posti di comando delle Forze armate.

MINACCE CYBER E GUERRA ELETTRONICA

Umanista o cyber? Sembrerebbe che le due strade non si escludano a vicenda. ‘Quando si pensa alla minaccia cyber- aveva detto Portolano- l’immagine che ci viene in mente è quella di un hacker che perpetra un attacco utilizzando la rete come vettore. In realtà, un elemento che evidenzia la complessità delle operazioni militari è rappresentato dalla necessità di operare costantemente all’interno dello spettro elettromagnetico, il quale fa da sfondo all’intero ambiente operativo. Infatti, quasi tutti i dispositivi utilizzati da piattaforme e sistemi d’arma, dal comando e controllo alle comunicazioni, ai dispositivi di navigazione e localizzazione, funzionano attraverso lo spettro elettromagnetico. Questo comporta la necessità di considerare due componenti della minaccia, quella cyber e quella di guerra elettronica, la cui unione dà vita a quelle che oggi vengono denominate Cema, ossia le Cyber ElectroMagnetic Activities’.

DAI LICEI MILITARI, ALLE ACCADEMIE FINO ALLA CASD

La sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti, che ha delega proprio alla formazione, al tema delle discipline Stem e delle nuove tecnologie, tiene molto soprattutto per i giovani, dai licei militari in su. Vanno preparati adeguatamente alle nuove esigenze della guerra multidominio. “La gestione della complessità come declinazione ed impiego delle nuove tecnologie e degli strumenti scientifici’ è stato il focus della presentazione di innovativi progetti Stem curati dai Licei militari- ha detto Rauti- ma anche dalle Accademie e dagli altri enti formativi delle Forze armate fino alla Scuola superiore universitaria (Casd) ovvero tutta la piramide formativa della Difesa e in occasione del convegno a Firenze sono stati presentati una trentina di progetti censiti e dieci quelli presentati dalle sperimentazioni effettuate in alta quota, alle tecnologie 3D; dall’intelligenza artificiale, alla didattica immersiva con realta’ virtuale; dalle nano tecnologie alle applicazioni ad uso didattico nel dominio cyber’.

NON SOLO CYBER: NELLE SCUOLE MILITARI È L’ORA DEI CLASSICI E DELLA FILOSOFIA

È stato però il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, a parlare esplicitamente (quasi una nota fuori dal coro?) di studio dei classici e di introdurre l’insegnamento della filosofia nelle accademie militari. Anche questa sembra una rivoluzione, forse anche di più del cyber. Ovunque suonerebbe cosi, ma non in Italia. ‘Ho preteso la filosofia nelle scuole militari. Ci aiuta a farci le domande giuste per gli scenari complessi’, aveva dichiarato a novembre in occasione del primo Forum nazionale della formazione Interforze al Casd voluto dalla sottosegretaria Isabella Rauti.
Se sia una controtendenza o un’identità tutta italiana è il nodo da sciogliere. Ai giovani che sognano le stelle (e le stellette), ‘l’ardua sentenza’.

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