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Coronavirus, la lettera del preside agli studenti: “No al delirio collettivo, imparate da Manzoni e Boccaccio”

L'appello alla razionalità di Domenico Squillace del liceo 'Volta' di Milano: "Lasciate le mascherine ai malati"

Pubblicato:26-02-2020 09:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:03
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di Martina Mazzeo

MILANO  – In questo clima di frenesia da coronavirus, un dirigente scolastico si è preso del tempo per scrivere ai suoi studenti e invitarli alla calma, con “un buon libro”, ad esempio il Manzoni o il Boccaccio. Il preside in questione è Domenico Squillace del ‘Volta’ di Milano, proprio quel liceo che, scrive Squillace, “non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni” sono i nomi delle vie intorno alla scuola e perciò, leggendo ‘I Promessi Sposi’, scrive ancora Squillace, sembrerà che le parole del Manzoni “più che da un romanzo siano sbucate fuori da un giornale di oggi”. Pur astenendosi dal commentare l’opportunità dei provvedimenti presi, la lettera è un invito alla riflessione: siate lucidi e razionali, dice in sintesi, non perdete l’umanità, non vedete l’altro come un nemico, non fate razzia isterica di cibo, e soprattutto non sprecate il vostro tempo, leggete, passeggiate. Date retta al Manzoni e al Boccaccio che raccontano le epidemie di peste a Milano e Firenze, loro vi indicheranno la strada maestra.

LA LETTERA

“Cari ragazzi, niente di nuovo sotto il sole, mi verrebbe da dire, eppure la scuola chiusa mi impone di parlare. Quello che voglio però dirvi è di mantenere il sangue freddo, di non lasciarvi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Approfittate di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro, non c’è alcun motivo – se state bene – di restare chiusi in casa. Non c’è alcun motivo per prendere d’assalto i supermercati e le farmacie, le mascherine lasciatele a chi è malato, servono solo a loro. La velocità con cui una malattia può spostarsi da un capo all’altro del mondo è figlia del nostro tempo, non esistono muri che le possano fermare, secoli fa si spostavano ugualmente, solo un po’ più lentamente”, prosegue il dirigente scolastico. E qui il messaggio: “Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale, dei rapporti umani, l’imbarbarimento del vivere civile. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo dalla nostra parte la medicina moderna, non è poco credetemi, i suoi progressi, le sue certezze, usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero. Vi aspetto presto a scuola“.


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