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Coronavirus, scontro tra la Regione Marche e il governo sulla chiusura delle scuole

Conte ha annunciato che impugnerà la chiusura nelle Marche dove non ci sono casi. Ceriscioli: "Lo hanno deciso di tecnici, mica io. La scelta non è politica"

Pubblicato:26-02-2020 07:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:03
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ANCONA – È scontro tra il governo e il presidente delle Marche Luca Ceriscioli, che ieri ha annunciato la chiusure delle scuole nella regione per una settimana (fino al 4 marzo), nonostante non ci sia al momento alcun caso segnalato di coronavirus all’interno del territorio delle Marche. Attraverso il ministro Boccia, nella tarda serata di ieri il premier Giuseppe Conte ha fatto sapere che impugnerà l’ordinanza delle Marche. A questo, però, il governatore risponde: “Non è una decisione che ho preso svegliandomi così, alla mattina. Abbiamo riunito tavoli tecnici e ce lo hanno consigliato i sanitari per contenere la diffusione del virus”. E ancora, ricordando alcuni paesi molto vicini al confine con l’Emila-Romagna (come Gabicce, Travullia, Pesaro), dice: “Il paradosso sarebbe stato lasciare aperte le scuole al confine e chiudere quelle di Bologna“.

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CERISCIOLI: “GOVERNO IMPUGNERÀ NOSTRA ORDINANZA, CONTINUEREMO A LAVORARE”

“Il ministro Boccia mi ha annunciato il provvedimento del Governo che avrebbe impugnato il mio atto”. Lo ha detto ieri sera il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, durante il collegamento telefonico con Sky Tg 24 per commentare l’ordinanza regionale con cui oggi ha decretato la chiusura delle scuole nelle Marche, in seguito all’emergenza Coronavirus. Un provvedimento che secondo il governatore verrà impugnato dall’Esecutivo.


Noi lavoreremo per continuare ad informare i cittadini per essere attenti e scrupolosi nella gestione dei servizi sanitari e nel monitorare ogni situazione a rischio- continua Ceriscioli-. Continueremo a lavorare come abbiamo fatto in questi giorni. Il percorso di contrapposizione con il Governo, che a mio avviso si contrappone a una linea già data per altre Regioni, avrà le sue sedi”.

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CERISCIOLI: CHIUSURA SCUOLE, SCELTA TECNICA NON POLITICA

“Il percorso, gli strumenti e le attività da svolgere per limitare e contenere il Coronavirus nascono da un tavolo tecnico a cui partecipa il personale sanitario. Non è che il presidente della Regione si sveglia la mattina e scrive gli strumenti ed i provvedimenti che stanno dentro l’ordinanza. Sono passati attraverso il Gores (Gruppo operativo regionale per le emergenze sanitarie) che si attiva ad ogni emergenza sanitaria e ho seguito esattamente le indicazioni che mi hanno dato”. Lo ha detto ieri sera il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ai microfoni di Sky Tg 24 commentando la decisione di emettere un’ordinanza con cui dispone la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e vieta le manifestazioni pubbliche fino al 4 marzo.

“I tecnici ravvisano che nella situazione in cui ci siamo trovati, suffragati anche dal comportamento di altre Regioni, una serie di comportamenti metterebbero in sicurezza la popolazione rispetto alla diffusione del virus- continua Ceriscioli-. Scelte suffragate dai tecnici e non di natura politica. Tra una settimana nuovamente insieme al Gores faremo le valutazioni del caso seguendo le evoluzioni della situazione”

Il Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, hanno fatto appello ad una linea unitaria delle Regioni nella gestione dell’emergenza. “Faccio un esempio: il caso di Cattolica- continua Ceriscioli-. Quel paziente ha fatto un percorso molto articolato. Io ho le scuole che confinano con quelle di Cattolica, penso a Gabicce, Pesaro e Tavullia. Il paradosso sarebbe stato lasciare aperte le scuole al confine e chiudere quelle di Bologna. Era il tentativo di questa mattina quello di trovare un filo comune che desse omogeneità ai comportamenti ma credo sia naufragato. La mancanza di omogeneità è anche il frutto di un coordinamento nazionale non riuscito“.

Ceriscioli conclude sostenendo che nelle Marche vengono adottate le stesse misure che hanno applicato “altre regioni come la Liguria e il Friuli Venezia Giulia che hanno preso gli stessi provvedimenti quando non avevano ancora casi positivi al Coronavirus nel proprio territorio”, aggiungendo anche che una volta che il Coronavirus “è arrivato alle porte della nostra regione abbiamo deciso di alzare il livello di guardia”.

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