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ROMA – “Il pericolo non arriva dai migrati, anche loro sono vittime di pregiudizi, violenze, atti vandalici e sfottò continui. La cultura dell’odio non fa parte del centro storico di Napoli e qualsiasi atto di violenza o episodio di razzismo va respinto. Il mio locale è aperto a tutte le cultura e a tutti i colori della pelle”. Per Gino Sorbillo la pizza può essere uno strumento di inclusione e per questo stamattina ha aperto le porte della sua pizzeria a un gruppo di migranti del progetto Sprar di Caserta che, attraverso un piano per l’inclusione sociale bilaterale, promuovono tirocini formativi e corsi anche per insegnare ai rifugiati l’arte della pizza napoletana.
Sorbillo ha invitato i migranti a visitare il suo storico locale in via Tribunali prima di offrire a tutti loro una pizza margherita. “Gino – spiegano i referenti del progetto Sprar di Caserta – sta lanciando un importante messaggio umano e solidale che raggiunge tutto il mondo. Alla violenza e all’odio, allo sfruttamento della criminalità organizzata di cui sono vittime migliaia di lavoratori, al razzismo sempre più sdoganato, rispondiamo con unità e a testa alta”.
Sorbillo si è detto disponibile “a condividere” la propria arte “con questi ragazzi che mi hanno dimostrato di avere un grande cuore. Da chi ci mette anima, sentimento e forza di volontà, non può che venir fuori una pizza straordinaria”, ha spiegato il pizzaiolo rivolgendosi ai 3 migranti che svolgono il tirocinio formativo in una pizzeria di Caserta.
“Siamo molto emozionati di quest’esperienza”, hanno detto i tre giovani apprendisti pizzaioli, anche loro beneficiari del progetto Sprar e inseriti in un percorso di inserimento lavorativo. “Sono strumenti fondamentali – assicurano i mediatori culturali dello Sprar – per il riscatto e la crescita dell’individuo e del territorio. Gino Sorbillo lo rimarca spesso, questa pizza contro il razzismo unisce i cuori e abbatte le frontiere”.
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