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Carceri. Migliore: “Paese civile solo se saprà affrontare tema pena”

NAPOLI - "Siamo stati condannati come Paese dalla Corte Europea

Pubblicato:26-02-2016 16:40
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:03

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2016022602113000212NAPOLI – “Siamo stati condannati come Paese dalla Corte Europea per i trattamenti che erano determinati in particolar modo dal sovraffollamento. Da quando c’e’ stata questa condanna, cioe’ dalla sentenza Torreggiani, ad oggi c’e’ stata una diminuzione costante e strutturale con un’inversione di rapporto tra le persone detenute in carcere e quelle in esecuzione penale esterna. Cio’ e’ stato realizzato grazie ad un’iniziativa legislativa fatta da questo governo, fatta dal ministro Orlando e dal ministero della Giustizia, che ha realizzato un percorso che si avvale, oggi, anche, dell’apporto straordinario degli Stati Generali dell”esecuzione della pena, che e’ stato un lungo e approfondito lavoro su come migliorare la condizione delle carceri e delle esecuzione della pena”. Risponde cosi’ ai giornalisti Gennaro Migliore, sottosegretario di Stato alla Giustizia, al convegno napoletano “Attualita’ di Igino Cappelli -Dagli ”Avanzi della giustizia” agli Stati Generali” in svolgimento a Napoli presso la sede del Consiglio Regionale.

“Ci troviamo dinanzi ad una situazione che riguarda in concreto la civilta’ del nostro Paese”, spiega Migliore. “Se il nostro Paese – continua il sottosegretario – puo’ dirsi civile sara’ solo e soltanto se capace di affrontare il tema della pena secondo i dettami della nostra Costituzione, cioe’ reinserimento e riparazione e l’idea che non ci debba essere solo una pena afflittiva ma che ci debbano essere, come dice la nostra Costituzione, delle pene“.

“Stiamo lavorando – prosegue Migliore – su una popolazione di persone che deve scontare la propria pena, circa 80mila persone, ad una inversione di rapporto tra quelle che sono in carcere e quelle che hanno misure alternative. Le misure alternative non sono i detenuti a piede libero, io ci tengo a dirlo, perche’ il concetto sul quale stiamo lavorando e’ quello esattamente riavere al centro la vittima, i suoi diritti,la possibilita’ che possa essere riparata in un percorso di reinserimento e anche una maggiore sicurezza per i cittadini“.


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