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Salvini, Letta e Conte tra incudine e martello: Draghi al Quirinale o al Governo?

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:26-01-2022 19:03
Ultimo aggiornamento:26-01-2022 19:04

mario draghi
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ROMA – Terza fumata nera per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Come previsto, anche oggi i 1.009 grandi elettori sono andati in ordine sparso ma alla fine dallo scrutinio alcune indicazioni sono emerse: la prima, i 125 voti andati a Sergio Mattarella, presidente uscente; i 114 voti a Guido Crosetto di Fratelli d’Italia più del doppio dei grandi elettori di Giorgia Meloni; i 52 voti a Pierferdinando Casini.

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Mattarella lo hanno votato soprattutto i ‘grillini’, che da sempre sperano nel suo bis lasciando Mario Draghi buono a Palazzo Chigi. A Crosetto, oltre ai suoi, sono arrivati voti da altri grandi elettori del centrodestra, quelli che spingono per votare un proprio candidato, e la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, andrebbe bene. Il già presidente della Camera Casini oggi è entrato nel Quirinale game nella doppia veste: come possibile soluzione di mediazione per il Quirinale con Draghi che resterebbe a Chigi; come premier del nuovo Governo se alla fine Draghi fosse eletto nuovo Capo dello Stato.


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Anche oggi sarà giornata di incontri e di scontri. Solo i Fratelli di Giorgia Meloni marciano compatti e le stanno tentando tutte per far saltare la maggioranza di Governo. Il nodo, infatti, è il recinto indicato a suo tempo proprio dal premier Draghi: non è possibile che il nuovo presidente venga eletto da una maggioranza diversa da quella che sostiene l’esecutivo. Su questa linea il segretario del Pd Enrico Letta oggi ha forzato la mano avvisando Salvini, ma di sponda anche quella parte (grande) del suo partito che non vuol mandare Draghi al Colle. “Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di Governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto”, ha twittato il leader dem dopo aver incontrato a lungo Matteo Renzi, che poi si è detto anche lui d’accordo nel far di tutto per bloccare l’eventuale candidatura di Casellati.

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“Inutile girarci attorno – spiega una fonte Dem di area governativa -, il pallino è nelle mani di Salvini: se lui domani forza su Casellati significa che ha deciso di far saltare il Governo e di andare a elezioni; se ‘sposa’ Draghi, allora tutto il Pd lo seguirà sperando che anche Conte e le mille anime del M5S alla fine reggano”. Oggi è spuntato Casini… “Salvini potrebbe ripiegare su lui, ma bisognerebbe vedere poi Draghi se accetterà di continuare a guidare il Governo”.

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In attesa della decisione di Salvini, da segnalare la spaccatura dentro il Pd: “Solo Letta vuole Draghi al Quirinale – spiega una fonte qualificata Dem – la gran parte del Pd no, per ragioni nobili e meno nobili: mandare Draghi al Quirinale significa crisi di Governo e non si sa mai come può andare a finire; Draghi non è Ciampi, che a suo tempo decise di far parte di governi targati politicamente, fece una chiara scelta di campo politica. Draghi nessuno sa come la pensa, su qualsiasi argomento che non sia l’euro, significherebbe mettere la politica in stallo per sette anni. Certo, poi ci sono interessi personali: con un nuovo Governo è chiaro che Letta ne approfitterebbe, come ha fatto con i capigruppo in Parlamento, per cambiare i ministri in carica e metterci magari tre donne”.

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Per quanto riguarda il M5S anche qui la partita è pure interna: con Conte che non vuole Draghi al Quirinale e Di Maio sì: “Fino a ieri Conte era in difficoltà rispetto a Di Maio ma oggi Grillo è intervenuto in suo favore dicendo che condivide la sua linea, con Draghi inchiodato a Palazzo Chigi“, osserva una fonte pentastellata.

Grande è la confusione e nel marasma delle voci che si rincorrono alla fine c’è anche chi vede la ‘cristallizzazione’ della situazione con un Mattarella bis: “Vero che il presidente uscente ha detto più volte no – spiega ancora la fonte Dem – ma se dovesse esserci un fronte più ampio di quello che lo ha eletto a suo tempo, con Forza Italia e altri pezzi del centrodestra, a quel punto un rifiuto sarebbe difficile”. E chissà che alla fine non sia proprio il Cavalier Berlusconi a sparigliare tutte le carte, proponendo lui il bis di Mattarella.

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