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Aggressione antisemita, l’avvocata: “Ancora più grave a ridosso del giorno della Memoria”

Laura Cossar, avvocata specializzata in diritto di famiglia: "Se il ddl Zan non fosse stato affossato sarebbe stato un importante segnale culturale"

Pubblicato:26-01-2022 18:30
Ultimo aggiornamento:26-01-2022 18:30

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ROMA – “È particolarmente grave che questa aggressione con l’aggravante della discriminazione razziale sia avvenuta a ridosso della giornata della memoria. Per ora però mancano alcuni elementi di valutazione. Non è chiaro, ad esempio, se ci sia stata o meno una denuncia da parte della vittima e della sua famiglia, cosa che mi auguro sia fatta entro tre mesi dall’accaduto, ovvero entro i termini di legge; la sindaca di Campiglia Marittima, Alberta Ticciati, per ora ha assunto una posizione di ferma condanna. Le ragazze o i ragazzi responsabili coinvolti nei fatti risulterebbero minorenni, e del resto la responsabilità penale insorge dopo i 14 anni, e pare che queste due ragazzine, che si presume abbiano compiuto l’aggressione, abbiano 15 anni, ma intorno a loro sembra vi siano altri coetanei che hanno concorso, come spesso accade in dinamiche del genere: c’è un entourage di coetanei che non pare sia intervenuto per fermare l’aggressione con discriminazione razziale ai danni del dodicenne di Campiglia Marittima, nel parco di Venturina Terme, in provincia di Livorno, domenica scorsa”. È Laura Cossar, avvocata specializzata in diritto di famiglia e dell’Ordine degli avvocati di Milano, a commentare con l’agenzia di stampa Dire, l’aggressione nei confronti del ragazzo, insultato, preso a calci e sputi perché ebreo. “Da una parte c’è il tema del fare la denuncia, ma anche l’impatto che questa denuncia avrà- spiega Cossar- È vero che il tribunale di Milano, quando si tratta di minori, apre comunque un fascicolo perché c’è qualcosa da correggere su questi comportamenti, cercando di agganciare i minori che hanno commesso il fatto proprio per evitare che si ripetano questi comportamenti. Mi auguro, quindi, che il Tribunale di Firenze, competente territorialmente, apra il fascicolo”.

Quello che si apre, per le ragazze o il gruppo di ragazzi che hanno commesso l’aggressione, non è solo una questione di responsabilità penale, pure importante, ma un percorso di rieducazione, come sottolinea l’avvocata: “Se hanno oltre 14 anni il fascicolo viene aperto e scatta la responsabilità penale, il procedimento minorile è esso stesso la pena, serve a far comprendere l’entità dei fatti commessi; non è importante dare ai minori una pena da scontare, almeno per fatti come questi, è più importante invece che con il percorso processuale il ragazzo o i ragazzi si ravvedano”. Di solito, spiega Cossar, “intervengono i servizi sociali da subito durante tutto il percorso, non in chiave punitiva ma costruttiva, con la finalità di far rimettere un po’ in carreggiata, e tra questi la messa alla prova, le persone che hanno commesso il reato. C’è poi un grandissimo lavoro tra vittima e carnefice da fare: il confronto, in primo luogo, che può aiutare la vittima, la quale è di norma un po’ estromessa dal procedimento civile. Il confronto è una modalità di riparazione, considerata d’ufficio per i minori a differenza di quella per gli adulti, dove ci si concentra troppo sui diritti dei colpevoli ma poco su quelli delle vittime”, evidenzia l’avvocata. Sullo sfondo c’è il tema educativo: “Da una parte gli eccessi e le spinte nazionalistiche che anche la politica alimenta, con i ragazzi che assorbono dagli adulti un comportamento di non inclusività, se non, spesso, di violenza anche se solo verbale“.

Qualora i minori che hanno commesso i fatti abbiano più di 14 anni, si rientrerebbe in quale reato, specificatamente? “L’articolo 604bis del codice penale, ovvero il reato che punisce chi commette atti di discriminazioni per motivi razziali ed etnici“, risponde Cossar. Ma al di là delle considerazioni giuridiche, ci sarà un’indagine anche sociale: bisognerà verificare se queste ragazze siano seguite dalle proprie famiglie e se queste siano presenti. Poi bisognerà capire se le ragazze aderiranno al processo rieducativo; non è scontato”, sottolinea l’avvocata, che ha già seguito altri casi di minori che hanno commesso reati anche di danneggiamento. “La pena detentiva, qualora abbiano più di 14 anni, è prevista ed è tuttavia calibrata rispetto alle personalità delle ragazze: la prima considerazione da cui si parte è il fatto che le autrici dell’aggressione e le loro famiglie non abbiano presentate le loro scuse al ragazzo. Non è accettabile che non vi sia stata ancora una lettera di scuse. Dal processo minorile si può uscire con il perdono giudiziale, dato dal tribunale, quindi questo passaggio è importante”. Attorno a questa vicenda c’è stato tanto clamore: “La società si aspetta delle risposte, siamo in un momento in cui si discrimina per tutto- fa notare Cossar- Il progetto che i servizi sociali costruiscono per il minore che ha commesso un reato coinvolge molti soggetti. È un progetto che viene costruito ad personam, quindi per l’aggressione con discriminazione si individuerebbero delle misure specifiche. Per questa ragione la società tutta, a vario titolo, è coinvolta e si sente tale, nel processo rieducativo”, spiega Laura Cossar, che aggiunge una postilla di segno politico: “È un peccato che il ddl Zan sia stato abbandonato e dimenticato in Parlamento, se fosse stato legge sarebbe stato un importante segnale culturale più che giuridico; il fatto sarebbe stato considerato allo stesso modo, dal punto di vista giuridico, ma ci avrebbe messo nelle condizioni di affrontarlo meglio”. 


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