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Touadi: “Nei giovani africani cresce la voglia d’Italia”

Pubblicato:26-01-2021 14:00
Ultimo aggiornamento:26-01-2021 14:39

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ROMA – “C’è un desiderio inevaso d’Italia” sospira Jean-Léonard Touadi, parlando di giovani e di studenti delle “Afriche”. Termine declinato al plurale a riconoscere complessità e ricchezze, allontanando stereotipi e semplificazioni. Uno degli impegni del Programma diaspore, ciclo di webinar organizzato dall’Università Luiss Guido Carli con al centro condivisione delle conoscenze e crescita di una cittadinanza globale.

Sessantadue anni, politologo e scrittore, già deputato e consulente del ministero degli Esteri italiano, poi al lavoro con la Fao, Touadi ricopre ora l’incarico di presidente del Centro relazioni con l’Africa presso la Società geografica italiana. Originario della Repubblica del Congo, nell’intervista con l’agenzia Dire parla di diaspore, radici e identità molteplici. “Parto da lontano” premette citando Leopold Sedar Senghor, primo presidente del Senegal indipendente, letterato e poeta della “negritudine”: “Immaginava il Mediterraneo come un luogo di incontro tra civiltà che potesse ospitare il ‘rendez-vous de l’universel’, l’appuntamento con l’universale, tra le culture greca e romana, araba e berbera e nera africana”.
   
La ricerca di identità di Senghor non era chiusura verso l’altro. “Si trattava di ritrovare la propria negritudine, intesa come autenticità e come radici, per poi avere qualcosa da portare all’appuntamento universale” riprende Touadi. “Il Mediterraneo era quel luogo dove tutto questo poteva avvenire perché da sempre crogiuolo di culture diverse; e l’Italia di questo spazio era ed è il cuore”.
   
Ma che rapporto può esserci tra quella riflessione e nuove iniziative come il Programma diaspore, al via oggi? “Nel pensiero africano c’è sempre stata l’apertura al Mediterraneo e dunque all’Italia” risponde Touadi, animatore del primo incontro della Luiss. Lo sguardo è rivolto alle nuove generazioni e a un percorso che le indipendenze del secolo scorso avevano solo avviato. “C’è un crescente rigetto delle ex colonie da parte della gioventù africana, ormai insofferente verso rapporti esclusivi, a cominciare da quello con la Francia” sottolinea Touadi. Convinto che oltre colonialismo e postcolonialismo si rafforzi la voglia, superando “legami del passato ormai anacronistici”, di scegliere liberamente i propri interlocutori: “I giovani sono più aperti a una molteplicità di interlocuzioni in Europa e allora ecco l’Italia, da sempre punto di riferimento nel Mediterraneo”.
   

Il dialogo che attraversa i confini promette di essere uno dei fili rossi del Programma diaspore. Lo conferma la partecipazione oggi di dirigenti africani, rappresentanti di associazioni ed esponenti di spicco del sistema italiano della cooperazione allo sviluppo. “Il testo della legge di riforma del 2014 contiene un dato politico importante” sottolinea Touadi: “Le diaspore sono menzionate come soggetto strategico della cooperazione”.
   
Secondo il presidente del Centro relazioni con l’Africa, impegnarsi in azioni concrete è fondamentale e dalla Luiss arriva un segnale. “Le diaspore possono essere un mediatore culturale di lusso tra l’Italia e l’Africa” dice Touadi: “Sono allo stesso tempo uno smistatore di criticità e un catalizzatore di opportunità, culturali, economiche e commerciali, da sviluppare sulla base di un rapporto di parità”.

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