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Valeria Bruni Tedeschi racconta Anni 80 tra teatro, grandi maestri e AIDS

Presentato in Concorso all'ultimo Festival di Cannes, il film arriva l'1 dicembre al cinema con Lucky Red

Pubblicato:25-11-2022 17:08
Ultimo aggiornamento:25-11-2022 17:08

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ROMA – Commedia e tragedia. Un film che appare come un poetico, dolce, senza filtri e autentico rullino dei ricordi, con una irresistibile estetica degli ‘Eighties’, “ma non volevo filmare le imitazioni dei miei ricordi, me stessa oppure le persone che ho amato nella mia giovinezza. Ma volevo filmare i giovani del film per guardare le loro anime, per mostrare la loro verità”. Così Valeria Bruni Tedeschi all’anteprima romana di ‘Forever Young – Les Amandiers’, presentato in Concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes e dall’1 dicembre al cinema in 120 copie, distribuito da Lucky Red. L’attrice e regista, questa volta solo dietro la macchina da presa, per raccontare i suoi Anni 80, quando è stata ammessa a Les Amandiers, una prestigiosa scuola di teatro a Nanterre. Bruni Tedeschi conquista con un ritratto dei giovani, che ardono di passione viscerale per la recitazione. La protagonista è Stella, interpretata da una strepitosa Nadia Tereszkiewicz. Con lei ci sono Etienne (Sofiane Bennacer, compagno della regista accusato di presunte violenze sessuali), Adèle (Clara Bretheau), Victor (Vassili Schneider) e Franck (Noham Edje). Loro sono gli ammessi alla scuola fondata da Patrice Chéreau (Louis Garrel, ex compagno della regista e papà della loro figlia Celine) e Pierre Romans (Micha Lescot). I due maestri mettono in scena ‘Platonov’ di Čechov, lo stesso spettacolo in cui ha recitato Bruni Tedeschi nel 1983. “Abbiamo avuto una grande difficoltà a decidere cosa e come raccontare una scuola molto particolare. Un altro ostacolo è stato il personaggio di Chereau perché io ne ero intimidita, quindi abbiamo cercato di essere intelligenti come lui che però era un genio”, ha raccontato la regista, che ha scritto il film insieme a Noémie Lvosky e Agnès De Sacy. Garrel è riuscito a interpretare Chereau “in un modo tutto suo, era un suo mito e sognava di lavorare con lui. Io, invece, ho voluto mostrare anche la droga. Questo lo ritengo irresponsabile perché doveva essere di esempio per i giovani. Poi – ha proseguito – ho voluto mostrare le sue esplosioni di collera che per i registi è normale. Per questo aspetto mi è venuto in mente Strehler. La collera, ma sotto controllo, fa anche bene agli attori perché li scuote ed è un modo cosciente per arrivare a un risultato”.

Fare film “per me è un pretesto per stare con le persone che amo. Se giro con mia figlia poi lei deve stare con me per tante settimane. Per esempio vorrei fare film solo con mia madre, per tenerla sempre in vita. Con Louis (Garrel, ndr) siamo separati ma se faccio un film è obbligato a vedermi”, ha raccontato con ironia Bruni Tedeschi, che sta girando in Sicilia la serie diretta da Valeria Golino e tratta dall’omonimo romanzo ‘L’arte della gioia’ di Goliarda Sapienza. A rendere imperdibile ‘Forever Young’ non è solo i momenti – universali – di vita vissuti dalla regista. Ma anche il ritratto, a ritmo di ‘Forever Young’ degli Alphaville, della Storia: nel film si racconta dell’Aids e di Chernobyl.


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