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VIDEO | Violenza ostetrica, il ginecologo: “Il parto cesareo è una scelta che può essere accolta”

Quello del parto cesareo è un tema molto discusso: a volte preferito dall'ospedale per evuitare complicanze, a volte richiesto dalle donne per essere più serene. Ma chi decide?

Pubblicato:25-11-2022 13:42
Ultimo aggiornamento:25-11-2022 16:08

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ROMA – Trattamenti sanitari non necessari, ‘violenze verbali’ che tante donne riferiscono e altri atti svalutanti sono azioni che possono segnare negativamente il momento del parto e condizionare anche a lungo termine la vita della donna. In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre ogni 25 novembre, l’agenzia di stampa Dire accende i riflettori sul tema della ‘violenza ostetrica’ e per questo ha intervistato il dottor Giuseppe Sorrenti, responsabile dell’Uoc di Ginecologia dell’ospedale San Carlo di Nancy di Roma.

LA MAMMA PUÒ SCEGLIERE COME PARTORIRE O È SEMPRE IL GINECOLOGO CHE DECIDE?

“La paziente può confrontarsi con il suo ginecologo- spiega alla Dire il dottor Sorrenti- circa la sua volontà di optare per un parto piuttosto che l’altro, ma va detto che si tratta innanzitutto di un evento spontaneo. La scelta può essere compiuta tra quello naturale e cesareo poiché il parto indotto in realtà è una decisione che prende esclusivamente lo specialista nel momento in cui si creano delle condizioni che non permettono l’insorgenza delle contrazioni in maniera spontanea. È chiaro come, pur volendo rispettare la paziente, il medico deve porre alcuni ‘paletti’ al fine di garantire, al momento del parto, la salute di mamma e bebè. Se la paziente, in particolare, dovesse manifestare la volontà di sottoporsi a parto cesareo credo che questa scelta possa essere accolta ma va sempre discussa con il suo medico curante”.

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MAMMA E BAMBINO SONO DAVVERO AL CENTRO DELLE CURE?

“Alle mie pazienti dico sempre che il parto è un evento fisiologico- prosegue l’esperto- ovviamente bisogna essere in grado di riconoscere la patologia nel caso in cui il parto da evento fisiologico diventi patologico. Ci deve essere una corretta valutazione della situazione durante tutti i 9 mesi della gravidanza per individuare eventualmente se il quadro clinico cambia e da fisiologico vira al patologico. È vero che esistono delle Linee Guida ben definite dal nostro ministero della Salute in tema di gestione della gravidanza fisiologica ma, ribadisco, si può e si deve interloquire correttamente con il proprio ginecologo. Il messaggio però che voglio far passare è che dobbiamo mettere in atto tutte le armi che abbiamo per poter individuare eventualmente l’insorgenza della patologia e non trovarci impreparati al momento del parto”.

GINECOLOGO DI TURNO E OSTETRICA: QUALE RAPPORTO CON QUESTE FIGURE?

“Questo è il punto. In un parto fisiologico- sottolinea Sorrenti- più che il ginecologo entra in campo la figura dell’ostetrica non solo durante il parto, ma in tutta la gravidanza. Il ginecologo infatti è maggiormente coinvolto se si appura una problematica. Credo che l’evoluzione principale negli ultimi anni e all’interno dei nostri ospedali è infatti la possibilità di avere un rapporto ‘one to one’ con l’ostetrica. È un valore aggiunto perché consente di potersi rapportare sempre con la stessa persona sia durante il travaglio che il parto e credo che rappresenti il ‘gold standard’ da perseguire sempre. Solo così i percorsi nascita possono definirsi ‘umani’ e a misura di donna. Non dimentichiamoci che il parto deve donare felicità. Bisogna in ogni caso tenere presente che il parto spontaneo è un evento che può evolvere e complicarsi di minuto in minuto. Per questo è importante tenersi pronti nella gestione delle emergenze-urgenze ostetriche e la cardiotocografia in corso di travaglio di parto è una procedura che dovrebbe essere eseguita sempre per ottenere il benessere sia della mamma che del nascituro”.

COME FARE PER RENDERE IL PARTO UN ESPERIENZA UNICA

“Il primo messaggio che voglio inviare- aggiunge il responsabile dell’Uoc di Ginecologia del San Carlo di Nancy- è quello di coinvolgere i partner che sono peraltro sempre più presenti nelle sale parto per rendersi conto di quella che è l’evoluzione del parto e, a volte, partecipare anche in maniera attiva. Penso ad esempio alla loro attiva partecipazione al momento della sezione del cordone ombelicale che viene proposta al genitore per partecipare attivamente al parto. È altrettanto importante poi lavorare sulla corretta educazione delle nostre pazienti che devono sapere che noi ginecologi siamo degli ‘amici’ e non dei ‘nemici’ e qualsiasi decisione presa al momento del parto ha come obiettivo l’esclusivo benessere della mamma e del bambino. Abbiamo anche detto però che le pazienti devono sapere bene a cosa andranno incontro, perciò le invito a prendere parte ai corsi pre parto per confrontarsi con tutte le ostetriche della struttura da loro scelta per partorire e ‘discutere’ anche con le altre figure che entrano in gioco al momento del parto come il ginecologo e l’anestesista. Solo così la donna potrà vivere con serenità e consapevolezza uno dei momenti più importanti della sua vita”.

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