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Truffa a Bologna: la banda dei bancomat rubava le buste con i nuovi pin

In 90 colpi avevano truffato anche il parroco ed un noto musicista. Percepivano il reddito di cittadinanza ma viaggiavano in Ferrari

Pubblicato:25-11-2020 11:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:38

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BOLOGNA – Un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla truffa, al possesso e alla fabbricazione di documenti di identificazione falsi, in particolare carte di credito e bancomat. Si era dedicata a un’attività in particolare: il recupero delle buste che la banca inviava ai propri clienti per attivare le carte. Grazie ad una ‘manina‘ nella filiera postale, i dati arrivavano ad una ‘telefonista’ incaricata di raggirare i clienti.

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REDDITO DI CITTADINANZA CON LE AUTO DI LUSSO

Tra i componenti della banda, poi, due percepivano il reddito di cittadinanza, e lo stesso facevano i loro congiunti, anche se amavano le auto di lusso a noleggio: questa mattina è stata ‘recuperata’ anche una Ferrari. Hanno scoperto tutto i Carabinieri di Bologna della stazione San Ruffillo, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Rossana Oggioni, oltre a misure patrimoniali, scoprendo che tra marzo 2019 e aprile 2020 l’organizzazione in questione era riuscita a portare a segno 90 ‘colpi’ per un totale di 400.000 euro, in diverse regioni: Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Campania e Lazio.

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TRUFFATI IL PARROCO E UN NOTO MUSICISTA

Nella trappola dei malviventi erano finiti anche il parroco di un Comune del bolognese e un musicista di un noto gruppo musicale italiano. È l’essenza dell’operazione ‘Banco matto’, portata avanti dai Carabinieri con il coordinamento del sostituto procuratore Manuela Cavallo. Con le indagini si parte a marzo 2019, quando un anziano bolognese denuncia prelievi nel suo conto corrente, ‘alleggerito’ di 6.500 euro. In particolare, la vittima riferisce che, la sera precedente al prelievo, una donna, qualificandosi per una dipendente della sua banca, gli telefona per informarlo che si sono verificati dei problemi di spedizione della nuova tessera bancomat che l’anziano aspetta. Attraverso varie scuse, la donna spinge il signore a digitare sulla tastiera del telefonino il codice Pin della carta, che la banca aveva comunicato a parte qualche giorno prima con un messaggio Sms. Posto che si può attivare una nuova carta da uno sportello qualsiasi dell’istituto di credito in questione, purché situato nella provincia di residenza, nel disegno criminale è entrato in scena in questa fase il ‘corriere di provincia‘, ossia un componente della banda che, venuto in possesso del bancomat e del codice Pin carpito dalla telefonista, si reca appunto nella provincia di residenza della vittima per prosciugarle il conto e svanire nel nulla.

RUBATI 400MILA EURO IN 90 COLPI

Tutti i 90 colpi della banda sono stati realizzati in questo modo. I militari, così, hanno scoperto che le buste di posta spedite dalla banca ai suoi clienti venivano sottratte da ‘soggetti ignoti’ nei compartimenti postali di Bologna, Padova e Peschiera Borromeo, nonché trasmesse alla solita telefonista. Questa, dopo aver carpito i codici, li consegnava ai vari corrieri, incaricati di avviare la procedura di “alleggerimento bancario” ai danni dei correntisti colpiti dal clan. Un 54enne e suo cognato 39enne, considerati rispettivamente il capo della banda e il suo braccio destro, controllavano tutta l’attività vivendo nel lusso, seduti a tavoli di ristoranti stellati che raggiungevano a bordo di ‘super car’ prese a noleggio. Inoltre, la banda usava telefonini di vecchia generazione, intestati a utenti inesistenti grazie alla registrazione tramite documenti falsi.

L’attività si è conclusa con l’arresto di cinque campani, tra i 38 e i 54 anni, e il deferimento a piede libero di altre sei persone nonché l’emissione di sequestro preventivo per equivalente a carico di otto indagati, pari appunto ai proventi dei delitti contestati: 400.000 euro. Tra gli indagati c’erano dunque anche due fruitori del reddito di cittadinanza, mentre pure altre tre persone tra i conviventi degli stessi indagati risultano percepire il beneficio (tra i 474 e i 1.050 euro).

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