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Beppe Grillo ci prova ma il M5S ribolle… mentre Salvini si prende Roma

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di Stampa Dire, per DireOggi | Edizione del 25 novembre 2019

Pubblicato:25-11-2019 16:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:39

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ROMA – Chiamato da più parti, alla fine Beppe Grillo ha deciso di dare una mano per far ripartire il M5S. Dilaniato dalle discussioni tra ‘correnti’, che hanno nel Capo politico, Luigi Di Maio, il principale bersaglio, il Movimento sta vivendo il momento forse più difficile. Per il momento c’è una tregua. Il Garante supremo ha detto la sua e non ha sconfessato Di Maio, precisando che d’ora in avanti sarà più presente.

Politicamente suona come un commissariamento, un messaggio rivolto ai tanti oppositori che si vanno sempre più organizzando. Quanto durerà la pace armata? Non molto, dicono alcuni. Da parte sua Di Maio, con Casaleggio e Grillo (che ha un filo diretto anche con Roberto Fico, presidente della Camera, ndr) nelle prossime ore sceglierà i ‘magnifici sei’, quelli che dovranno mettere a punto la nuova stagione di rinascita politica.

Ma non basterà solo una nuova struttura organizzativa. Il M5S dovrà decidere, ragionare e scegliere che cosa fare con il Pd, suo alleato di Governo. A partire dalle regionali in Calabria ed Emilia-Romagna: il Movimento si metterà a disposizione per vedere come vincere contro la destra a guida Lega o penalizzerà il candidato degli alleati di Governo?


Il Pd non può restare a guardare. Da parte Dem si ragiona sulla riforma della legge elettorale, a partire dal proporzionale ma non escludendo anche il maggioritario (significativa l’apertura alla proposta lanciata da Giorgetti della Lega) in chiave anti M5S e forze avversarie come Italia Viva.

Il leader della Lega, per il momento, continua a battere le vie emiliane in cerca di consensi. Se riuscirà a strappare la Regione al Pd forse riuscirà a mettere in crisi anche il Governo Conte. Ma a Salvini non basta. Il 28 novembre sbarcherà in gran spolvero a Roma, con tutto lo stato maggiore leghista, per aprire la campagna elettorale per la conquista della Capitale. In gran anticipo rispetto alla data delle elezioni per mettere i suoi alleati di fronte al fatto compiuto: il prossimo sindaco di Roma sarà sì romano, ma della Lega.

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