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Clima, l’allarme dell’Onu: “Nuovo record di gas serra, eventi climatici saranno sempre più estremi”

La concentrazione di gas serra continua ad aumentare: "Livello paragonabile a quello di 3-5 milioni di anni fa"

Pubblicato:25-11-2019 13:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:39

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ROMA – Il livello dei gas serra nell’atmosfera ha raggiunto un nuovo record, con la CO2 che ha toccato le 407.8 parti per milione (ppm) a fronte delle 405.5 ppm del 2017.

“Questa continua tendenza di lungo termine significa che le generazioni future dovranno affrontare impatti sempre più gravi dei cambiamenti climatici, tra cui temperature in aumento, condizioni meteorologiche più estreme, stress idrico, innalzamento del livello del mare e perturbazioni degli ecosistemi marini e terrestri”, avverte la World metereological organization (Wmo), l’agenzia delle Nazioni unite che si occupa di meteo, clima e risorse idriche.


“Non vi è alcun segno di rallentamento, per non parlare di un calo, nella concentrazione di gas serra nell’atmosfera nonostante tutti gli impegni previsti dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”, avverte il segretario generale della Wmo Petteri Taalas. “Dobbiamo tradurre gli impegni in azioni e aumentare il livello di ambizione per il bene del futuro benessere dell’umanità”, sottolinea.

“Vale la pena ricordare che l’ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione comparabile di CO2 è stata 3-5 milioni di anni fa- prosegue Taalas- Allora, la temperatura era più calda di 2-3 gradi, il livello del mare era di 10-20 metri più alto di adesso”.

Dal 1990, prosegue l’agenzia Onu, c’è stato un aumento del 43% della forzante radiattivo totale – l’effetto riscaldante sul clima – da parte dei gas serra di lunga durata. La CO2 ne rappresenta circa l’80%.

Anche le concentrazioni di metano e ossidi di azoto sono aumentate in misura maggiore rispetto allo scorso decennio, secondo le osservazioni della rete Global Atmosphere Watch che comprende stazioni nell’Artico remoto, aree montane e isole tropicali.

“I dati del Bollettino dei gas serra della Wmo e dell’Emissions Gap Report dell’UNEP ci indicano una chiara direzione: in questo periodo critico, il mondo deve fornire azioni concrete e intensificate sulle emissioni”, dice Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP).

“Siamo di fronte a una scelta netta- prosegue Andersen- mettere in moto le trasformazioni radicali di cui abbiamo bisogno ora o affrontare le conseguenze di un pianeta radicalmente modificato dai cambiamenti climatici”.

CONTINUA L’AUMENTO DI CO2, METANO AL +259% DEI LIVELLI PRE-INDUSTRIALI

L’anidride carbonica è il principale gas serra di lunga durata nell’atmosfera correlato alle attività umane. La sua concentrazione aveva già raggiunto nuovi massimi nel 2018 toccando 407,8 ppm, ovvero il 147% del livello preindustriale nel 1750.

L’aumento di CO2 dal 2017 al 2018 è stato superiore al tasso di crescita medio nell’ultimo decennio. Il tasso di crescita della CO2 è risultato in media per tre decenni consecutivi (1985-1995, 1995-2005 e 2005-2015) in aumento da 1,42 ppm/anno a 1,86 ppm/anno e a 2,06 ppm/anno con i più alti tassi di crescita annuali osservati durante gli eventi di El Nino.

Il metano (CH4) è il secondo gas serra di lunga durata più importante e contribuisce per circa il 17% al forzante radiativo. Circa il 40% del metano viene emesso nell’atmosfera da fonti naturali (come Zone umide e termiti) e circa il 60% proviene da attività umane come l’allevamento di bestiame, l’agricoltura del riso, lo sfruttamento di combustibili fossili, le discariche e la combustione di biomassa.

Il metano atmosferico ha raggiunto un nuovo massimo di circa 1869 parti per miliardo (parts per billion, ppb) nel 2018 ed è ora al 259% del livello preindustriale.

Per il metano l’aumento dal 2017 al 2018 è stato superiore sia a quello osservato dal 2016 al 2017 sia alla media dell’ultimo decennio.

Il biossido d’azoto (N2O) viene emesso nell’atmosfera da fonti naturali (circa il 60%) e antropogeniche (circa il 40%), inclusi oceani, suolo, combustione di biomassa, utilizzo di fertilizzanti e vari processi industriali.

La sua concentrazione atmosferica nel 2018 era di 331,1 ppb, il 123% dei livelli preindustriali. L’aumento dal 2017 al 2018 è stato anche superiore a quello osservato dal 2016 al 2017 e al tasso di crescita medio negli ultimi 10 anni.

Il biossido d’azoto svolge anche un ruolo importante nella distruzione dello strato di ozono stratosferico che ci protegge dai dannosi raggi ultravioletti del sole. Rappresenta circa il 6% della forzante radiativa dei gas serra a lunga durata.

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