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TRIESTE – “Lavoro da 5 anni, sempre come insegnante precaria nelle scuole medie e superiori, con un reddito di circa mille euro al mese, per un part-time di 18 ore settimanali (50%). Quando mi è arrivato lo stipendio di ottobre, 1 euro netto, sono rimasta senza parole. Al patronato, dove ho fatto il 730, mi avevano detto che c’era un conguaglio, ma mi aspettavo che fosse rateizzato, come negli anni precedenti”.
Così Anna (nome di fantasia, identità nota alla ‘Dire’), supplente a tempo determinato dell’Isontino, mamma divorziata, commenta la vicenda che la vede protagonista insieme all’Agenzia delle Entrate di un episodio incredibile per chiunque lavori: rimanere di fatto senza stipendio dopo aver fatto la propria parte per un mese.
“In realtà- dice la donna- io non sono neppure sicura che con questa ‘batosta’ abbia pareggiato i conti con l’Agenzia delle Entrate, o se avrò sorprese anche a novembre: devo ancora avere delle informazioni concrete. Comunque io ce la farò– assicura Anna-, ho un po’ di risparmi da parte, non pago un mutuo elevato, ad agosto mi è arrivata la Naspi di luglio, e a settembre quella di agosto e il Tfr dell’anno precedente: per fortuna, perché altrimenti sarebbe proprio il nulla. Quello che mi preoccupa è come fanno i miei colleghi alla prima assunzione che hanno solo lo stipendio, perché il mio caso non è l’unico. Come fanno a pagare l’affitto? Tra l’altro, lo stipendio di settembre è arrivato in ritardo, ai primi di ottobre”.
Sebbene di fatto guadagni 13mila euro all’anno con imposte e contributi trattenuti alla fonte sui 10 stipendi, Anna spiega di avere anche 2-3 mesi di Naspi, la casa di proprietà e l’assegno di mantenimento dell’ex marito.
“Tutto questo fa reddito, e il conguaglio penso sia dovuto a ciò, ma non capisco perché devo pagare la differenza tutta in una volta” commenta. E aggiunge: “Ora, lascio perdere, non voglio fare polemiche né infastidire la dirigente. Voglio solo chiarire con l’Agenzia delle Entrate per evitare che si ripeta. Il sindacalista della Uil mi ha già detto che è stato contattato dall’Agenzia, che si sta interessando del mio caso”.
Sulla precarietà della professione scolastica, l’insegnante assicura che non è per niente facile. “Il mio contratto è per 18 ore, forse si aggiungerà un altro contratto che mi permetterà per qualche mese di mettere insieme un full-time, che con i miei anni di servizio significa 1.500-1.600 euro mensili- spiega Anna-, ma con il rischio di dover insegnare in istituti diversi. Ho fatto gli ultimi concorsi per diventare di ruolo, ma non avuto un punteggio sufficiente, quindi continuo a insegnare da settembre a giugno”, commenta rassegnata.
Rassegnata, ma non sconfitta: “Nonostante siamo dipendenti dello Stato, tartassati da tasse, obblighi, regolamenti, dichiarazioni su dichiarazioni, con stipendi tra i più bassi in Europa e con tutte le responsabilità, nonostante tutto questo, per me è il più bel lavoro al mondo”, assicura Anna.
“Comunque sono molto contenta di insegnare- prosegue la prof-, perché mi piace tantissimo essere a contatto con gli allievi, poter comunicare con loro, trasmettere insegnamenti, ma anche ricevere da loro: ogni giorno imparo qualcosa, e sono molto grata ai miei allievi. E’ una vocazione la mia- sottolinea-, e penso che dovrebbe essere così per tutti. Purtroppo non si vive solo di vocazione: ci sono tanti colleghi che stanno pensano di lasciare”, conclude Anna
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