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Sgarbi rischia il processo, chiuse le indagini: è spuntato anche un dipinto rubato al castello di Buriasco

Chiuse le indagini per Vittorio Sgarbi, accusato di riciclaggio e contraffazione. Ed è spuntata una vicenda nuova, legata ad un dipinto trovato in possesso del critico (e ritoccato) che risulta esser quello rubato il 14 febbraio 2013 nel castello di Buriasco, nel torinese

Pubblicato:25-10-2024 12:29
Ultimo aggiornamento:25-10-2024 12:29
Autore:

vittorio sgarbi antitrust
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ROMA – La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata ha formalmente chiuso le indagini nei confronti di Vittorio Sgarbi, indagato per riciclaggio di beni culturali, contraffazione di opere d’arte e autoriciclaggio di beni culturali. L’attività investigativa condotta dal Reparto Operativo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, sotto il coordinamento della Procura, trae origine da alcune dichiarazioni rese dall’ex restauratore bresciano della famiglia Cavallini-Sgarbi, inizialmente raccolte nell’ambito di un altro fascicolo processuale e poi confluite nel presente procedimento, che hanno determinato l’apertura di un nuovo versante d’indagine riguardante l’opera raffigurante ‘La cattura di San Pietro‘, attribuita al pittore senese Rutilio Manetti, ricevuta e restaurata dal libero professionista tra il 2015 e il 2016 su incarico di Vittorio Sgarbi.

IL FURTO DEL FEBBRAIO 2013 AL CASTELLO DI BURIASCO

Dai preliminari accertamenti i Carabinieri Tpc ipotizzavano che il dipinto potesse corrispondere a quello censito nella Banca Dati delle opere d’arte illecitamente sottratte, in uso al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, quale provento del furto commesso da ignoti il 14 febbraio 2013 presso un castello di Buriasco (in provincia di Torino) in danno di privato cittadino.
Determinante risultava l’esito della perquisizione eseguita a carico del critico d’arte, nel corso della quale veniva rinvenuta l’opera del Manetti ed anche la copia in 3D della medesima opera, procedendo anche al sequestro della cornice, del telaio e dei frammenti di tela lasciati dagli autori del furto presso il castello di Buriasco, elementi successivamente sottoposti all’attenzione del consulente tecnico.

Come confermato dalla relazione tecnica redatta dall’esperto, nominato tra il personale specializzato dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma (Icr), l’opera restaurata, confrontata con i frammenti di dipinto, le immagini acquisite agli atti processuali e censite nella Banca Dati Tpc, risultava essere proprio quella asportata a Buriasco, sebbene il dipinto presentasse l’aggiunta nel tratto pittorico di una torcia nella parte in alto a sinistra della tela.


PER GLI INQUIRENTI SGARBI ORDINÒ IL RITOCCO

Le investigazioni hanno permesso, quindi, di acclarare che l’operazione di ‘maquillage’ era stata commissionata direttamente da Vittorio Sgarbi al pittore Pasquale Frongia, contraddicendo la versione fornita pubblicamente dal critico d’arte sulla provenienza del dipinto, ovvero il casuale rinvenimento dell’opera all’interno di “Villa Maidalchina” di Viterbo, acquistata dai suoi familiari nel 2000.
I risultati degli accertamenti tecnico-scientifici hanno evidenziato, infatti, che il dipinto in argomento coincide, per materiali, tecnica esecutiva e morfologia del degrado, con i frammenti consegnati dal denunciante del furto. Lo stesso consulente tecnico riscontrava, inoltre, la correlazione dello schema di assemblaggio delle pezze di tela su cui è stato realizzato il dipinto con i frammenti presenti sulla cornice, la perfetta sovrapponibilità dei bordi della tela con quelli ancora presenti sul telaio, ed anche la corrispondenza del frammento staccatosi all’atto del furto nel castello di Buriasco con il disegno del dipinto.
Per quanto concerne le eventuali modifiche o aggiunte apportate all’impianto pittorico originario, l’esperto dell’ICR accertava che nella parte superiore sinistra del dipinto erano stati realizzati nuovi elementi pittorici utilizzando pigmenti di produzione industriale, ossia la fiaccola accesa, il chiarore intorno ad essa e le stesure che definiscono il contorno della colonna.
Il quadro investigativo è stato completato grazie alle attività tecniche e alle dichiarazioni rese dal pittore Pasquale Frongia nel corso del relativo interrogatorio, durante il quale lo stesso ammetteva di aver realizzato sul dipinto la torcia su incarico di Vittorio Sgarbi.

L’attività d’indagine ha permesso, inoltre, di accertare che presso la mostra ‘I Pittori della luce, da Caravaggio a Paolini‘, curata dallo stesso Sgarbi e allestita a Lucca presso l’ex Cavallerizza da dicembre 2021 a ottobre 2022, al posto dell’opera originale era stata esposta, su commissione del citato critico d’arte, la copia in 3D realizzata dal laboratorio di stampa G-Lab di Correggio (RE). Questa circostanza veniva confermata dagli accertamenti tecnici eseguiti dal Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso da questo ufficio è già stato notificato all’indagato e ai suoi difensori di fiducia.

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