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Alla Festa del Cinema ‘La Chimera’, fiaba nera di Rohrwacher sui tombaroli

Con Isabella Rossellini, Josh O'Connor e Alba Rohrwacher. Nelle sale dal 23 novembre

Pubblicato:25-10-2023 15:44
Ultimo aggiornamento:25-10-2023 15:44
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ROMA – “È un film incantato sul disincanto, sull’avvento del materialismo. Il momento in cui abbiamo deciso che non c’era più niente di sacro”, neanche le tombe dei nostri avi. Con queste parole Alice Rohrwacher ha presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma il suo ultimo film, “La Chimera”, accolto calorosamente da pubblico e giornalisti in conferenza stampa. Dopo l’esordio in concorso al Festival di Cannes la pellicola arriva alla kermesse capitolina nella sezione Best Of 2023, prima di uscire nelle sale il prossimo 23 novembre.

DI COSA PARLA ‘LA CHIMERA’

Il film, ambientato negli Anni 80, dipinge un mondo arcaico e rurale, i cui protagonisti sono dei tombaroli alla ricerca della “propria chimera”. Un folkoristico gruppo di amici avidi di denaro, profanatori di tombe etrusche e rivenditori di oggetti antichi a ricettatori locali. A guidarli Arthur (Josh O’Connor, il principe Carlo di “The Crown”), un giovane archeologo britannico, che ha un dono. Come un rabdomante, sente dove, scavando, si può trovare qualcosa di perduto e di inestimabile valore. “La sua chimera” non è però un oggetto, ma un amore perduto, Beniamina, la donna che ha perso molti anni prima.

LA FIABA NERA DI ALICE ROHRWACHER

Nel film ritroviamo lo sguardo volto al passato e il carattere fiabesco, che identificano il cinema della regista di Fiesole. Fiaba, che nulla a che vedere con ‘il vissero felici e contenti’ delle storie per bambini, ma molto invece “con l’incanto del reale, della cosa vera che all’improvviso si squarcia su un’altra dimensione. Come una mela che sanguina- ha spiegato Rohrwacher che firma anche la sceneggiatura de ‘La Chimera’-. Si rifà alla dimensione dei cantastorie. Nel realizzarlo temevo di essere fagocitata dal ‘viaggio dell’eroe’. Ma non esiste solo un viaggio individuale, ce n’è anche uno collettivo. Siamo davanti al film, non dentro, stiamo assistendo. E quindi ho chiamato dei cantastorie, che raccontano la morale della storia”.


Dimensione collettiva che viene ricercata attraverso uno sguardo volto al passato.Cerco una radice comune, una cosa di cui tutti possiamo avere fiducia anche se non l’abbiamo vissuta e che ci possa riconciliare”, ha proseguito la regista.

LA CHIMERA CHIUDE ‘LA ‘TRILOGIA DEL PASSATO’

Il film chiude idealmente ‘la trilogia del passato’ (iniziata con ‘Le meraviglie’ e proseguita con ‘Lazzaro Felice’). Un passato che non significa nostalgia, ma ricerca della memoria. “Questo film evoca la memoria della mancanza: c’è a chi manca qualcosa di molto materiale, i soldi (i tombaroli), a chi manca un amore (Arthur), a chi manca una figlia,(Flora, la madre di Beniamina, interpreta da Isabella Rossellini ndr). Forse questa mancanza ci accomuna più di ciò che pensiamo. I tre film appartengono allo stesso territorio, un’area molto vasta, il centro Italia, luogo simbolico della ricerca di una radice comune: della possibilità di essere una famiglia ne “Le meraviglie”, di essere buoni in “Lazzaro Felice” e di riconoscere le proprie mancanze in quest’ultimo film””.

Il passato si inserisce nella pellicola anche attraverso l’aspetto visivo, “è un film sull’archeologia, ma anche sulla parte più oscura, sui predatori dell’archeologia. Quindi ho inserito anche l’archeologia del cinema, sia tramite i supporti, dal 35 mm al 16, che con i riferimenti al cinema delle origini, che amo molto, come quello di Buster Keaton (attraverso una sequenza velocizzata ndr). Ma c’è anche una citazione dai film di Bud Spencer e Terence Hill. Credo che la libertà sia qualcosa che risplenda. Io “attingo alle fonti che hanno nutrito la mia memoria”.

ROSSELLINI: “LA CHIMERA HA PIÙ LIVELLI, PARLA DELL’ALDILÀ’

La Chimera’ è una storia dentro una storia. “In un primo livello ci sono i tombaroli- ha spiegato Isabella Rossellini-, ma c’è un altro livello più poetico e profondo, ha a che fare con “l’aldilà”. E il mio personaggio è a metà. Credo ci sia un riferimento a Demetra, e poi c’è questo amore per la figlia che è sottoterra”.

ALICE ROHRWALER: “INTERPRETO UN’ENTITÀ IMMATERIALE, L’AVDITÀ”

Nella pellicola troviamo anche Alba Rohrwacher, nei panni di una ricettatrice di opere d’arte, un “personaggio che attinge dal codice delle favole, rappresenta l’avidità è un’entità immateriale, come dirà il cantastorie, rappresenta la fame di ricchezza che affligge l’umanità”, ha dichiarato l’attrice in conferenza stampa.

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