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Stadio Lazio, ecco la soluzione per il Flaminio: strutture sospese per adeguare l’impianto

Parla la responsabile della direzione Sport del Campidoglio, l'architetto Esposito: "Coperture esterne a struttura originaria, progetto possibile"

Pubblicato:25-10-2022 18:17
Ultimo aggiornamento:25-10-2022 18:17

Stadio Flaminio
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Nel giorno in cui il Comune di Roma lancia l’ultimatum alla Lazio sullo stadio Flaminio, si apre uno spiraglio per la fattibilità di una struttura che possa andare bene alla società biancoceleste e che rispetti i vincoli presenti. Nel corso della commissione capitolina Sport, presieduta da Nando Bonessio, hanno preso la parola due architetti che, tra le altre cose, hanno fatto il punto sull’aspetto più controverso e centrale della vicenda, ovvero la copertura dell’impianto e il suo adeguamento dagli attuali 25-28 mila posti ai circa 40mila necessari. Il tutto nel rispetto dei vincoli gravanti sulla struttura progettata da Pier Luigi e Antonio Nervi tra il 1957 e il 1958. La prima ad aprire a questa ipotesi è Cinzia Esposito, architetto e direttore ad interim della Direzione Sport del Comune di Roma: l’ammodernamento “si può fare, però il progetto dovrò essere molto tecnico e sperimentale, che solo una città unica al mondo come Roma può portare. A Londra gli stadi sono anelli montati su aree vuote e si possono realizzare come si vuole. Roma non può viaggiare con questa mentalità, ci sono secoli di storia. Lo Stadio Flaminio è un bene importantissimo, di cui bisogna conservarne gli aspetti strutturali e storici che ne determinano l’importanza. È possibile avvicinare o poggiare delle strutture sospese con cui coprire e adeguare l’impianto senza invaderlo nelle sue murature, senza opprimerlo a livello visivo“. Sicuramente, osserva la dirigente del Campidoglio, “è una soluzione molto costosa, che nasce da progettazioni studiate da professionisti di levatura che hanno all’interno del loro bagaglio progettuale questa mentalità moderna ma con alla base la fermezza della conservazione“. Un progetto del genere, conclude Esposito, “è costosissimo e richiede un investimento finanziario importante.

ARCHITETTO SCHIAVONE: STUDIO PRE-FATTIBILITÀ È GIÀ PRONTO E NELLE MANI DEL CAMPIDOGLIO

Il secondo a prendere la parola è stato Mauro Schiavone, architetto che ha collaborato con il Coni e che ha partecipato nel 2012 alla realizzazione di uno studio di pre-fattibilità, realizzato dall’azienda capitolina Risorse per Roma e poi finito in un’indagine strutturale della Sapienza portata a termine nel 2018. Attorno al 2012, ha ricordato Schiavone, “il Comune di Roma investì 2,5 milioni di euro per riammodernare lo stadio Flaminio. Un milione è stato speso per demolire una palestra e riammodernare la sala stampa. Dopo la rinuncia della Federazione Rugby” per utilizzarlo come sede delle partite del Sei Nazioni, “questi soldi per fortuna sono stati fermati e sono stati spostati in qualche altro capitolo di bilancio”. Nello specifico, ha spiegato l’architetto, “il Flaminio è dotato di una piscina e di quattro palestre, ora diventate tre, e ha una serie di ambienti e impianti favorevolissimi affinché questo stadio diventi di livello europeo ossia in grado di funzionare 365 giorni l’anno al servizio del quartiere, oltre che per l’evento calcistico di riferimento. La copertura di parte della tribune e di alcuni spazi dello stadio era una delle possibilità che avevamo sentito anche con la famiglia Nervi e insieme all’ingegnere Saverio Mandetta, all’epoca esperto strutturalista e di sicurezza del Coni. È una cosa possibile purché non si vada a intaccare la natura strutturale dell’architetto Nervi con una composizione esterna che sì è costosa, ma basta ricordare quanto costa fare uno stadio coperto per 40mila posti e ci si rende costo che il costo della copertura è inferiore rispetto a un nuovo stadio con quelle caratteristiche. Si può passare dagli attuali 25-28mila posti a 40mila con le nuove tecnologie di distribuzione dei gradoni mantenendo la capacità idrica dello stadio” perché Nervi pensò allo “smaltimento delle acque piovane attraverso dei canali di distribuzione che coincidono in alcuni punti con i gradoni dello stadio”.

BONESSIO: SE LA LAZIO LASCIA IDEA PENSARE A VELODROMO O IMPIANTO ATLETICA INDOOR

Al termine della commissione, il presidente Nando Bonessio ha condiviso la deadline imposta dall’assessore allo Sport Alessandro Onorato alla Lazio (“presenti il progetto entro la fine dell’anno”) e ha ipotizzato, nel caso in cui non si concretizzi lo stadio per la società biancoceleste, la realizzazone di un velodromo coperto (“C’è n’è uno solo in Italia”), o di un impianto di atletica leggera indoor che potrebbe diventare punto di riferimento del settore in vista degli Europei del 2024. A quel punto puntando anche su risorse nazionali stanziate dal Governo.


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