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Il tribunale di Parma vieta le riprese del processo a imprenditore pioniere della cannabis light

Ordine dei giornalisti e Associazione della stampa insorgono: "Così è bavaglio a cronaca"

Pubblicato:25-10-2022 16:21
Ultimo aggiornamento:25-10-2022 16:21

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Parma – Bavaglio ai giornalisti da parte del Tribunale di Parma. Lo denunciano l’Ordine e l’Associazione della stampa dell’Emilia-Romagna (Aser), che avevano già preso una posizione netta sulla protesta dei cronisti di Reggio Emilia per l’applicazione -giudicata troppo rigida- del decreto sulla presunzione di innocenza. Nella città ducale il casus belli è invece innescato dal giudice Guerino Francesco Gatto, che ha deciso di vietare ogni ripresa audiovisiva del processo che vede imputato Luca Marola, con la prossima udienza fissata il 3 novembre.

La posizione del giudice: “Non c’è interesse sociale particolarmente rilevante”

Il giudice, alla richiesta di autorizzazione di tre giornalisti della cooperativa “Fase3”, ha risposto che “non sussiste un interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento e tale da giustificare le invocate riprese“. Insomma, commentano Aser e Odg, “il giudice ha deciso che quanto riguarda Marola non deve essere conosciuto e che è meglio oscurare quanto avverrà nel suo tribunale”.

L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della Stampa Emilia-Romagna: “Vicenda nota che incide su dibattito nazionale su commercio cannabis light”

Rispondendo nel merito, però, Ordine e sindacato fanno osservare che “la vicenda di Luca Marola è conosciuta in tutta Italia (il giudice la considera invece sconosciuta): è l’imprenditore che ha fondato “EasyJoint”, azienda pioniera nel settore della cannabis light, ora accusato di detenzione e spaccio di stupefacenti“. Il processo a suo carico “si inserisce quindi nel dibattito nazionale sul commercio di cannabis light, con tutti i risvolti di cronaca che si sono avuti sulle attività che alcune Procure hanno messo in atto nei confrontidi questo settore”. Di conseguenza, “raccontare la sua vicenda processuale non significa schierarsi pro o contro, non significa raccontare, come sostiene il giudice, qualcosa che non interessa a nessuno. Ma anzi vuole dire informare i cittadini che avranno la possibilità di farsi una propria opinione”. Dietro al diniego di pubblicità del procedimento, “non vorremmo ci fossero altre motivazioni legate al clamore che il processo nei confronti di Marola potrebbe avere”, aggiungono l’Asssostampa e l’Ordine dei giornalisti.


L’Ordine e il sindacato dei giornalisti: “Con decreto Cartabia tendenza a oscurare l’informazione”

Che concludono: “Purtroppo, e lo diciamo con rammarico, sull’onda anche del decreto Cartabia, la magistratura si sente sempre più nel diritto di decidere cosa va raccontato ai cittadini e cosa no, molto spesso preferendo oscurare l’informazione”. Ma “è ora di dire basta. Ecco perché chiediamo un intervento deciso contro quanto stabilito a Parma, con una presa di posizione forte da parte degli organi che governano la magistratura“.

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