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BOLOGNA – “A mia madre, che ci ha creduto prima che ci credessi io. A mio padre, che è l’amore più grande della mia vita“. Sono le parole che Martina Gleboni, uccisa questa mattina a colpi di pistola dal padre che ha sparato contro l’intera famiglia, aveva scritto nella pagina iniziale della sua tesi di laurea, due anni fa. Aveva 26 anni Martina e questa mattina è morta in Sardegna sotto i colpi del padre, Roberto Gleboni. È ancora tutto da decifrare il contesto in cui è avvenuta la terribile strage familiare avvenuta questa mattina a Nuoro, in Sardegna. Gleboni, operaio forestale e grande appassionato di armi, ha sparato contro la moglie e i tre figli. E poi, dopo essere andato a casa della madre e aver sparato anche a lei, si è ucciso. L’uomo ha fatto fuoco anche contro Paolo Sanna, proprietario dell’appartamento in cui la famiglia viveva in affitto in via Inchnusa e loro vicino di casa: sarebbe in ospedale in fin di vita. La pistola con cui ha sparato era una calibro 7,65, regolarmente detenuta dall’uomo: aveva il porto d’armi.
Roberto Gleboni aveva 45 anni e lavorava come operaio forestale per Forestas, l’agenzia della Regione Sardegna. La moglie, Giusi Massetti, era casalinga: lei e la figlia Martina, la più grande della coppia, sono state le prime a morire. Il figlio di nove anni, invece, è in condizioni di morte cerebrale e le speranze che possa farcela sono pressochè nulle. Al momento, l’unico sopravvissuto della famiglia è il figlio di mezzo, che avrebbe 13 anni, che questa mattina sarebbe stato colpito solo in modo lieve. Ferita alla testa e in ospedale anche la madre dell’uomo, non si sa per ora in quale condizioni di gravità.
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Al momento, nulla si sa sulla cause di questa terribile strage. Gleboni, nell’ambito del suo lavoro, aveva anche un ruolo sindacale: faceva parte del direttivo territoriale e regionale della Fai Cisl.
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