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La crisi post Covid nelle città d’arte, a Firenze chiude il Caffè San Marco

Aperto dal 1870 a Firenze, il Gran Caffè San Marco ha deciso di chiudere i battenti. Per Confesercenti Firenze le città d'arte hanno bisogno di sostegni ad hoc

Pubblicato:25-09-2020 13:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:57
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FIRENZE – La chiusura del Gran Caffè San Marco di Firenze dimostra “la gravissima crisi” che sta vivendo il settore. E la notizia rinforza il teorema della Confesercenti: “Con i costi di gestione pre-covid e i fatturati post covid è alquanto arduo trovare un nuovo equilibrio per restare sul mercato”. Qualcosa “è stato fatto a livello locale e nazionale per provare a rendere possibile questo nuovo equilibrio, ma, in assenza di 15 milioni di turisti la forbice tra entrate ed uscite è così ampia che anche i cosiddetti ‘aiuti di Stato’ lasciano il tempo che trovano”, sottolinea Santino Cannamela, presidente di Confesercenti Firenze

Ora, finita la campagna elettorale per le regionali toscane, “occorre una vera e propria accelerata, e probabilmente anche un repentino cambio di direzione nelle politiche da adottarsi nel supporto a questa particolare tipologia di imprese”. Intanto, sottolinea, “basta con gli aiuti a pioggia e di natura assistenziale: occorrono provvedimenti mirati, per esempio sulle città d’arte ad alta densità turistica, e comunque di carattere strutturale non più bonus”.

In questo senso l’associazione di categoria propone la “riforma degli ammortizzatori sociali, destinando risorse solo alle attività davvero in crisi e in difficoltà, avendo ben presente la necessità di difendere il lavoro e non il posto di lavoro in quanto tale”. E ancora: il taglio del costo della manodopera, attraverso i contributi del personale dipendente e il cuneo fiscale, e la previsione di nuove forme di flessibilità del mercato del lavoro, come i voucher, soprattutto per attività stagionali, turistiche e del commercio. Confesercenti, poi, si sofferma anche sulle criticità legate allo smart working perché “il protrarsi di questa misura, soprattutto nel pubblico impiego, svuota le città e produce evidenti danni di carattere economico a molte attività.


Infine fa una considerazione sul blocco dei licenziamenti, un provvedimento giusto per affrontare l’emergenza e per evitare “gravi tensioni di carattere economico e sociale”. Adesso, tuttavia, “non possiamo più perpetuare questa situazione di blocco artificioso del mercato”.

Il Gran Caffè San Marco era aperto dal 1870, quando venne aperto con il nome di “Caffè Fanti”. La storia del locale è riportata nel sito, da cui è tratta questa foto.


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RISTORATORI: IN CENTINAIA CHIUDERANNO COME CAFFÈ S.MARCO

“Leggere della chiusura del Caffè San Marco, un locale storico, fa male. Purtroppo non sarà l’unico” visto che “centinaia di imprenditori si stanno preparando a chiudere. E quello che fa più male è il disinteresse delle istituzioni“. Lo sottolinea Pasquale Naccari, portavoce del gruppo Ristoratori Toscana, che in una nota aggiunge: “Solo il 13% delle persone che hanno richiesto un prestito sopra i 25.000 euro è stato accontentato. Agli imprenditori in questo momento manca il credito e sul fronte dei canoni di locazione siamo rimasti al palo”.

Tra l’altro, prosegue, “non è stato previsto nessun tipo di indennizzo nel caso in cui un locale venisse chiuso per coronavirus. E a oggi stanno ancora arrivando le casse integrazioni relative al mese di maggio. La situazione è drammatica e noi siamo abbandonati a noi stessi, al destino. È una roulette russa rimanere aperti”.

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