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VIDEO | Per i migranti la campagna ‘Io accolgo’: via i decreti sicurezza

Al via la raccolta firme. Gli esperti: "Discriminano e creano disoccupazione"

Pubblicato:25-09-2019 11:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:44

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ROMA – Creare una rete di soggetti, con singoli cittadini e organizzazioni della società civile, per dimostrare che un approccio diverso al tema migratorio è possibile. Questo l’obiettivo della campagna ‘Io accolgo’, il cui emblema è la coperta termica divenuta simbolo del salvataggio dei naufraghi nel Mediterraneo. All’iniziativa, lanciata a giugno con un flash mob a Trinità dei Monti, a Roma, hanno aderito fino ad oggi oltre 40 organizzazioni tra cui Arci, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), ActionAid e Caritas italiana. Il punto in una conferenza stampa a Roma.

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Secondo Giulia Capitano, di Oxfam, si vuole “dare voce a quel sottobosco vivo e creativo di soggetti che in Italia fanno accoglienza: dalle famiglie alle scuole alle tante piccole realtà sparse sul territorio e che purtroppo spesso sfuggono alla narrativa dei grandi media”. Scopo dell’appuntamento è stato anche lanciare un appello a una voce – che invita anche a una raccolta firme, online e non – affinché il nuovo governo e il Parlamento cancellino i Decreti sicurezza approvati dal precedente esecutivo, nonché gli accordi con la Libia. In particolare i Decreti, ha detto Filippo Miraglia, di Arci, “hanno prodotto modifiche strutturali negative nella vita dei migranti nel nostro Paese”.


Gli esperti hanno analizzato punto per punto quelli che considerano gli aspetti fragili della riforma su “migrazione e sicurezza” voluta dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Giulia Gori, di Fcei, ha denunciato “l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, prima largamente utilizzato, e ora sostituito dalla ‘protezione speciale’ che rappresenta una contraddizione in termini”. Secondo Gori, questa tipologia di permesso “consente allo straniero di lavorare ma, dopo la scadenza, non si può rinnovare”. Il migrante quindi si troverebbe legalmente “scoperto” e scivolerebbe nell’illegalità. “Al nuovo governo – ha detto Gori – chiediamo strategie di lungo periodo che promuovano la legalità, l’inclusione sociale per le persone migranti e quindi la possibilità di regolarizzare la propria presenza sul territorio”. Gori ha ricordato il disegno di legge di iniziativa popolare ‘Io ero straniero’, che ha già raccolto 90mila firme. Antonello Ciervo, dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione (Asgi), ha contestato dei Decreti sicurezza “la norma specifica per cui il migrante che possiede il permesso di soggiorno per richiesta d’asilo non ha diritto all’iscrizione anagrafica nei Comuni”. Secondo Ciervo, “è una legge discriminatoria perché negando la residenza si nega a queste persone l’accesso ai servizi di base – come la sanità – e inoltre si allungano i tempi per la richiesta della cittadinanza e quindi l’integrazione”. Infine, ha detto l’esperto, “i Comuni non potranno calcolare con esattezza quanti migranti complessivamente risiedono sul loro territorio”. Secondo Ciervo, ulteriore paradosso è che secondo la legge il pubblico ufficiale è obbligato a iscrivere il richiedente asilo all’anagrafe, sia che abbia le residenza sia che per almeno tre mesi risulti in un domicilio provvisorio.

“Ci sembra – ha detto l’esperto – che la ratio della legge sia unicamente quella di stigmatizzare il richiedente asilo”. Ciervo ha ricordato che Asgi ha sollecitato la Corte costituzionale a valutare la legittimità di questa norma e un pronunciamento è atteso nei prossimi mesi. Secondo Hassan Bassi, del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), la riforma del sistema di accoglienza ha tagliato servizi importanti come l’assistenza psicologica e sanitaria, giuridica, la formazione lavorativa, corsi di lingua, facendo sì che “si allunghino i tempi per l’ingresso nel mondo del lavoro e l’inserimento sociale” degli stranieri. E questi tagli, ha avvertito Kurosh Danish di Cgil, “hanno causato la perdita in Italia di almeno 18mila posti di lavoro nel sistema dell’accoglienza”. Colpiti, ha sottolineato Danish, “operatori del terzo settore, medici, psicologi, legali, mediatori e insegnanti”.

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