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Tutti i colori del divisionismo, ecco progetto Iscr-Cnr-Galleria Nazionale

Analisi di tipo non distruttivo su opere di Previati, Pellizza ,Lionne e Nomellini

Pubblicato:25-09-2017 17:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:43

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ROMA – I segreti dei colori, la loro formula chimica, la composizione dei pigmenti. E poi la tecnica usata per stenderli su una tela, la scelta della tavolozza, gli interventi dei restauratori per restituire luce alle tonalità. Arte e scienza si mescolano e nel progetto portato avanti dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il restauro con il Cnr e la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, dove dal 2014 un’equipe di restauratori, chimici, fisici e storici dell’arte hanno analizzato quattro dipinti rappresentativi del Divisionismo, il movimento artistico nato in Italia alla fine del XIX secolo che ha raggiunto un respiro europeo come superamento della pittura storico-naturalistica.

“In quel periodo vanno di pari passo gli studi scientifici sul colore e sulla luce e le applicazioni pratiche nel campo dell’arte, di cui il Divisionismo rappresenta il contributo italiano”, racconta Fabio Talarico, chimico Iscr che ha lavorato fianco a fianco con gli specialisti del Cnr da cui arriva il Molab, un laboratorio mobile che permette lo studio delle opere senza la necessità di doverle spostare dalla sede in cui si trovano.

LE OPERE ANALIZZATE

Quattro le opere scelte, a partire da ‘Mammina’ di Gaetano Previati. “Lo abbiamo scelto perché lo stesso Previati scriveva anche di scienza, di tecnica e di colori che stava provando, riuscendo a mettere insieme la qualità artistica con un forte interesse per la parte scientifica”, spiega ancora Talarico.


Insieme alla sua opera, le analisi sono state allargate ai dipinti di altri tre artisti che “rappresentavano in maniera piuttosto chiara il Divisionismo”: ‘Prato fiorito’ di Giuseppe Pellizza, ‘Fuori Porta San Giovanni’ di Enrico Lionne e ‘La sorella minore’ di Plinio Nomellini. Sulle quattro opere, che vanno dal 1900 al 1911, sono state eseguite analisi di tipo non distruttivo, come fluorescenze ai raggi X e spettroscopie.

Obiettivo delle analisi è una comprensione approfondita delle tecniche e delle modalità di uso dei colori, in modo da rendere più orientati e immediati anche gli interventi conservativi sulle opere. La dimostrazione arriva da due dei quattro dipinti divisionisti, ‘Mammina’ e ‘Prato fiorito’, riportati a nuovo dall’equipe multidisciplinare che ha rimosso le vecchie vernici di restauro, diventate ingiallite.

IL PROGETTO

Il progetto è nato nel 2014 dalla collaborazione tra la Galleria nazionale e l’Istituto Superiore che lo ha presentato nell’ambito del progetto Iperion, un consorzio di 24 partner che ha lo scopo di avviare una infrastruttura europea di ricerca per il restauro e la conservazione del patrimonio culturale. “Hanno accolto la nostra proposta- ricorda Gisella Capponi, direttore dell’Iscr, intervenuta oggi per la presentazione dei risultati ospitata dalla Galleria nazionale- Il Divisionismo italiano è un momento particolarmente complesso da indagare- specifica- perché questi pittori usano ormai diffusamente anche colori industriali e che spesso non sono ancora così testati come i pigmenti antichi. Così, anche lo stato di conservazione di questi dipinti risente molto di questi prodotti sperimentali. Conoscere un dipinto in modo così approfondito è fondamentale per il suo restauro, per far sì che un intervento conservativo non sia portatore di danni”.

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