Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Ieri in Somalia aprono i seggi per la scelta del Governo e del nuovo Presidente: dopo la dura guerra civile degli anni 90 seguita al rovesciamento del Presidente Siad Barre, è seguito un periodo di transizione politica e alla creazione di un governo federale nel 2012. Oggi invece – come sottolineano i media internazionali- per la prima volta dal 1969 si assiste a doppie elezioni regolari realizzate entro i confini del paese. Nonostante l’entusiasmo dei media internazionali crea stupore e preoccupazioni il fatto che il sistema non prevede il meccanismo di un cittadino un voto: ai seggi è consentito l’accesso solo all’1% della popolazione, in totale di 12 milioni di abitanti.
A quell’1% appartengono i capo anziani dei principali quattro clan del paese, quelli che alimentarono lo scontro durante la guerra. A loro il compito di scegliere 14.000 delegati che a loro volta voteranno per i membri del parlamento. Questo sistema fu concepito per consentire un’equa ripartizione dei seggi tra questi gruppi: a ognuno di loro spettano 61 seggi, mentre i 31 restanti vengono suddivisi tra i clan minori. Molti analisti quindi temono che gli interessi dei clan più piccoli finiscano in secondo piano, e che tale modello di voto sia stata concepito per favorire una specifica elite politica. Le procedure per eleggere i 275 membri della Camera bassa, e i 54 della Camera Alta, proseguiranno fino al 10 ottobre . Una volta formato il parlamento, ai suoi membri il compito di eleggere il capo di Stato il 30 ottobre.
di Alessandra Fabbretti, giornalista
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it