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Dalla cipolla di Tropea al bergamotto: ecco le eccellenze della Calabria a Expo

La cipolla di Tropea, le clementine, il caciocavallo di Sibari, la patata silana, il bergamotto sono solo alcuni dei prodotti che identificano la Calabria nel mondo

Pubblicato:25-09-2015 16:46
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:34

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MILANO – Con un idillio di sensi e un trionfo della tradizione, tra rulli di tamburi e antiche maestranze, è iniziato all’Expo il grande viaggio nelle meraviglie della Calabria, un itinerario che si svilupperà attraverso una settimana in cui la regione dei Bronzi aprirà le sue porte al mondo sfruttando il gigantesco bacino d’utenza creato dall’Esposizione universale di Milano. Come ogni buon viaggio che si rispetti non si poteva certo caricarsi i bagagli e mettersi in cammino a stomaco vuoto, anche e soprattutto perché quando si parla di eccellenze tipiche della regione non ci si può esimere dalla degustazione di quello che è a tutti gli effetti un patrimonio di prodotti dal carattere unico. Proprio in questo senso si è cercato di tracciare un percorso che può dividersi in due differenti sentieri per quanto riguarda l’approccio al cibo: accanto a quello tipicamente degustativo in cui i visitatori dello stand gentilmente ospitato dal padiglione del Corriere della sera hanno potuto deliziarsi con una vasta gamma di prodotti calabri – dalle olive ai formaggi, dalla salsiccia piccante ai taralli, dal vino ai dolci – si è poi evidenziato un percorso che garantisse un approccio più scientifico ai prodotti Dop e Igp.

Nel corso del meeting moderato dalla giornalista Laura Guardini si sono infatti alternati sul palco i rappresentanti di quelli che ad oggi sono considerati come i maggiori Consorzi dei prodotti che la Calabria esprime orgogliosamente come unici e distintivi di questa meravigliosa terra. La cipolla di Tropea, le clementine, il caciocavallo di Sibari, la patata silana, il bergamotto sono solo alcuni dei prodotti che identificano la Calabria nel mondo, pronti ormai per sbarcare alla fiera tedesca di Anuga, vera e propria kermesse di risonanza internazionale che vedrà la Calabria protagonista, a detta di Giacomo Giovinazzo, dirigente del settore delle filiere produttive e responsabile dei programmi di promozione e valorizzazione dei prodotti calabresi alle fiere internazionali: “C’è un mondo che aspetta il food italiano, e le aziende calabresi anno dopo anno aumentano le proprie esportazioni in Paesi come la Germania. Evidentemente questo ci dice che l’internazionalizzazione per i nostri prodotti è un fattore importante. Noi ad Anuga porteremo 40 aziende portando il modello Expo come risorsa da cui attingere per far conoscere sempre più la Calabria nel mondo”.

E così si va appunto a conoscere da vicino quelli che sono dei veri e propri orgogli produttivi calabresi, a partire dall’analisi “della morfologia di un territorio prevalentemente montuoso- come spiega Carmelo Salvino, direttore generale del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria- ed è forse questa caratteristica a dare ai nostri prodotti quella qualità. È importante assaporare ma è altrettanto importante assumere un approccio scientifico soprattutto in merito alla ricerca, iniziata anni fa, sulla dieta mediterranea e sui suoi molteplici benefici”. Timo, olio, salumi, ma anche latte, agrumi e ortaggi. La disponibilità produttiva calabrese oltre ad essere molto vasta include produzioni agricole uniche, come ad esempio le cipolle di Tropea “prodotto assolutamente distintivo della sua zona di produzione- come spiega il presidente del Consorzio, Antonio Veltri- di cui finalmente siamo riusciti a interrompere la contraffazione. Pensate che alcune cipolle spacciate per quelle di Tropea venivano in realtà coltivate in Bulgaria. Grazie a questa azione di controllo in collaborazione con le forze dell’ordine siamo riusciti a fermare questo processo, con il grande risultato di raddoppiare le nostre produzioni”.


Non solo cipolla ma anche clementine, altra eccezionalità regionale, specialmente se si pensa che “il 75% delle coltivazioni di agrumi in Calabria producono clementine” a detta del direttore del Consorzio, Giorgio Salimbeni: “La maggior parte della produzione è in pianura, e l’inizio di questo tipo di coltivazione, che ha origine nel Sud-Est asiatico, risale alla fine del 1800. Mediamente oggi si producono tra i 5 e i 6 milioni di quintali di clementine, che vengono consumate per la gran parte all’intno dei confini nazionali”.

La Calabria in effetti potrebbe essere consideata come una terra insieme di terre: troviamo infatti all’interno della regione vere e proprie aree specializzate, come Tropea per le cipolle, come la costa jonica reggina per il bergamotto, o come l’area di Sibari per quanto riguarda la produzione di latte, come spiega Antonio Schiavelli, presidente del distretto agroalimentare di qualità di Sibari: “Si pensi che la nostra area produce il 70% del latte che si consuma in tutta la regione, e che quindi questo territorio ha forte valenza anche per quanto riguarda la produzione di formaggio, come il caciocavallo”.

Per quanto riguarda il bergamotto, l’eccezionalità diventa quasi arte. Il presidente del Consorzio Ezio Pizzi spiega infatti quali siano le miracolose potenzialità di questo agrume, capace di combattere colesterolo oltre ad essere prezioso ingrediente per la cosmesi, e soprattutto esclusiva mondiale di una zona che si dipana per pochi chilometri di costa: “Se ciascuno di noi prendesse l’abitudine di consumare un solo bergamotto all’anno- spiega Pizzi- la nostra produzione raddoppierebbe e si potrebbero creare migliaia di posti di lavoro in un’area, quella della costa jonica reggina, che è tra le più povere d’Italia”.

Dopo la frutta viene il dolce, ed ecco che le luci si accendono sul comune di Bagnara Calabra e sulla sua peculiarità, il torrone, “l’unico torrone in Italia con il marchio Igp” come dice il presidente del Consorzio Torrone di Bagnara, Maurizio Gramuglia, che prosegue spiegando come Bagnara sia un importante polo dolciario dalla tradizione antichissima di oltre 500 anni, grazie all’Abbazia, fondata nel 1084. Siamo i più giovani ad avere avuto il marchio di tutela, circa due anni fa. Non è stato facile vista la grande concorrenza- continua Gramuglia- ma ci siamo riusciti grazie proprio alla storicità del nostro prodotto”.

Insomma, è proprio questo il motore che potrà permettere di spingere sull’acceleratore in materia di promozione e valorizzazione, quell’intreccio sottile tra cultura, cibo e turismo, perché come dice Pasquale Anastasi, direttore generale del dipartimento Turismo, “una buona cucina fa catena col turismo. Recentemente- conclude- mi è capitato di far assaggiare prodotti tipici calabresi a oltre 100 tour operator che ne sono rimasti incantati. Ecco, direi che bisognerebbe partire da questo punti, ossia dal fatto che il cibo debba essere un elemento rafforzante della politica turistica calabrese e dello sviluppo economico e sociale dell’intera regione”.

di Nicola Mente – giornalista

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