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BOLOGNA – I passeggeri del Bayesian, lo yacht a vela che è affondato nella notte tra il 18 e il 19 agosto davanti al porto di Porticello vicino a Palermo, non sono stati avvisati da nessuno del disastro che si stava verificando. Non ci sarebbero stati allarmi, nessuno dell’equipaggio sarebbe andato a bussare alle cabine (dove verosimilmente le persone stavano dormendo essendo quasi le 4 di notte) per avvisare che c’era maltempo e si correvano rischi. Nessuno li ha svegliati per farli uscire dalle cabine e tornare in coperta. E non ci sarebbero stati nemmeno messaggi all’altoparlante. La circostanza, rivelata dai sopravvissuti nelle audizioni in Procura (lo scrive il Corriere della Sera di oggi) getta una luce sinistra sul comandante James Cutfield e sull’equipaggio, interamente salvo ad eccezione del cuoco morto in fondo al mare. Pensare che nessuno sia stato avvisato provoca sconcerto. Forse non c’è stato il tempo? Eppure comandante ed equipaggio si sono salvati. A dispetto del fatto che la legge della navigazione imponga al comandante di essere l’ultimo ad abbandonare una nave durante un naufragio. Il comandante e altri otto membri dell’equipaggio (il nono era il cuoco che è morto) erano tutti sulla zattera di salvataggio che si è gonfiata prima che il veliero colasse a picco e che è stata intercettata dalla goletta Sir Robert Baden Powell che li ha tratti in salvo. Il veliero olandese era ormeggiato poco distante dal Bayesian, ma ha superato indenne il downburst.
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A bordo del Bayesian c’erano 22 persone. Sette sono morti in fondo al mare. Dei 15 salvi, nove sono equipaggio. Perchè sei persone si sono salvate? Forse si erano svegliate per il vento e le forti oscillazioni del veliero e sono uscite dalle cabine e salite di sopra. Alcune sono salite sulla zattera (una piccola barca che si apre automaticamente) subito, altre sono state ripescate dopo essere cadute in mare: tra queste la donna con la bambina piccola, che infatti ha detto di essere finita in mezzo alle onde e di aver perso per un attimo la bambina poi riuscendola a riafferrare. Il comandante Cutfield, neozelandese, nel lanciare l’allarme ha parlato di “12 persone in mare“, undici più lui stesso. Ma i sopravvissuti alla fine saranno 15. Chi sono i quattro salvati successivamente? Lui era già salito, fin da subito, sulla zattera? O è caduto in mare e ci è salito dopo? Sono tutte circostanze su cui deve fare luce l’inchiesta (che ipotizza il naufragio e l’omicidio colposo plurimo) della Procura di Termini Imerese. Ieri il procuratore Ambrogio Cartosio ha fatto intendere che gli indagati arriveranno presto, di certo prima del ripescaggio dello yacht, per cui chissà quante tempo occorrerà. Inevitabile che in cima alla lista degli indagati ci sia proprio il comandante. Sua la scelta di lasciare un marinaio di vedetta la sera della tragedia (l’allerta burrasca, ha detto il capo della Capitaneria di Porto, non c’era, ma a quanto pare le carte segnalavano maltempo in arrivo). Suoi, forse, una serie di errori che hanno contribuito a far inabissare il veliero.
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Il tornado avrebbe colpito la barca alle 4 meno 10. Le carte mostrano che il veliero ha iniziato a muoversi e a oscillare, anche se ancora tenuto fermo dall’ancora. Il segnale automatico di affondamento (partito dal dispositivo di emergenza Epirb, che scatta quando l’albero finisce in mare) è partito alle 4.06. Questa, per la Procura, è l’ora dell’inabissamento. Il razzo di emergenza, invece, è stato inviato solo molto tempo dopo, alle 4.38: il veliero era già sotto il mare, a una profondità di 50 metri. Il comandante Cutfield, contattato dalla Guardia costiera che ha ricevuto il segnale delle 4.06, ha detto genericamente di avere “12 persone in mare”. Gli altri dispersi, nelle cabine dello yacht in fondo al mare, secondo la Procura stavano disperatamente spostandosi sul lato sinistro dell’imbarcazione per cercare aria.
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Intanto, i sei superstiti del naufragio, ospiti del viaggio di lusso sulla barca di Myke Lynch e della moglie Angela Barcares (sopravvissuta e formalmente la proprietaria dello yacht) sono tornati a Londra. Sono invece ancora in Sicilia il comandante Cutfield e gli altri otto membri dell’equipaggio, all’interno dell’hotel Zagarella dove si sono sistemati fin dal subito (nel totale riserbo) i 15 superstiti del naufragio.
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