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In Puglia “nessuna epidemia killer, mantenere le norme igieniche”

Una bambina è morta per sindrome emolitico uremica e un'altra è ricoverata

Pubblicato:25-08-2017 03:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:37

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ROMA – In merito alla recente morte della bambina di due anni di Corato (Bari) a causa dell’infezione Seu (Sindrome emolitico-uremica), dopo il caso di alcuni giorni fa di una bambina di 18 mesi in vacanza nel Salento (attualmente in miglioramento), la valutazione degli specialisti della Simit, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.

“Occorre scongiurare qualsiasi rischio epidemia– dichiara il Prof. Massimo Andreoni, Direttore U.O.C. Malattie infettive, Università di Tor Vergata- e la correlazione eventuale tra questi casi potrà essere effettuata dagli studi di biologia molecolare che avranno il compito di stabilire un eventuale nesso tra gli episodi in Puglia. Comunque i dati in nostro possesso ci inducono a ritenere che non vi siano pericoli per la popolazione né alcun rischio epidemia. È bene mantenere alta la guardia sulle principali norme igieniche e in primis il lavaggio delle mani poiché è anche possibile, seppur eccezionalmente, la trasmissione del germe tra uomini per via oro-fecale. “La sindrome emolitico uremica– dichiara il Prof. Massimo Galli, vicepresidente Simit e Ordinario di malattie Infettive presso l’Università di Milano- in questi casi è causata da un’infezione da Escherichia coli enteroemorragica. Tra la fine di luglio e la fine di agosto del 2013 erano stati registrati in Puglia 20 casi di Seu, per la maggior parte dei quali, esattamente 16 su 20, è stato possibile dimostrare l’associazione con un’infezione da E.coli enteroemorragica O26. Tutti i casi erano in età pediatrica ed erano residenti in Puglia, o vi avevano soggiornato. Non risulta sia stata identificata con certezza la fonte dell’infezione, ma è verosimile che possa essere identificata in prodotti lattiero-caseari, in particolare nel latte bovino”.

“Le mucche ospitano frequentemente nell’intestino ceppi di E.coli che producono tossine, chiamate shigatossine (Stec) o verotossine (Vtec), in grado di provocare una grave sindrome nella nostra specie, ma non in bovini e ovini, che a differenza di noi sono sprovvisti di recettori per la tossina. In Francia l’incidenza della Seu nei bambini è risultata maggiore nelle aree ove l’allevamento dei bovini è più intensivo, a suggerire che, oltre al consumo di latticini inquinati da ceppi di E.coli tossinoproduttori, possa avere un ruolo anche l’inquinamento ambientale (bambini che giocano in prati con forte presenza di feci bovine)”.


I CASI IN ITALIA

In Italia tra il 1988 e il 2010 sono stati registrati dall’Istituto Superiore di Sanità 710 casi di Seu, con un tasso annuale medio di incidenza di 0,35 nuovi casi di Seu per 100.000 abitanti in età pediatrica.

I tassi più elevati si riscontrano nelle regioni del Nord e i numeri (Valle d’Aosta 1,06, Veneto 0,57, Piemonte 0,55, Lombardia 0,52, Trentino e Bolzano 0,43) potrebbero suggerire un fenomeno analogo a quello francese.

Al Centro-Sud, la regione con il tasso più elevato è la Campania con 0,39 casi per 100.000 bambini (dati del Registro Italiano della Sindrome Emolitico-Uremica costituito dall’ ISS).

Il 74% dei casi di Seu è stata causata stipiti Vtec di 20 sierogruppi diversi. Vtec O26 è risultato il più frequentemente implicato, seguito da Vtec O157. Il picco di incidenza in Italia, è in Agosto, come i casi in Puglia sembrano confermare.

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